Herno, parola d’ordine innovazione

L’azienda piemontese leader nell’Urban Outerwear si racconta attraverso il suo Presidente Claudio Marenzi.

Foto di Paolo Gelmi

Paolo Gelmi

Esperto di moda e lifestyle maschile

Esperto di moda e lifestyle, è stato direttore di svariate riviste cartacee nel settore luxury.

È nella località di Lesa sul lago Maggiore in Piemonte che Giuseppe Marenzi nel 1948 fonda Herno, inizialmente questa azienda si dedicava alla produzione di impermeabili riconoscibili in tutto il mondo per la loro altissima qualità, il nome della società prende ispirazione dal vicino fiume Erno. Il segreto del successo dei suoi impermeabile è stato l’olio di ricino molto usato durante la Seconda Guerra Mondiale che rendeva i capi completamente impermeabili agli agenti atmosferici, la svolta internazionale del brand e la diversificazione dei capi prodotti la si deve all’intervento del figlio Claudio con la sua entrata nella società di famiglia nel 2000. Oggi Herno è leader di mercato nell’Urban Outerwear puntando sempre più sulla qualità dei propri capi ed a una ulteriore crescita internazionale, mantenendo salde le proprie radici e tradizioni.

Per l’occasione, QF Lifestyle ha incontrato il Presidente e Ceo Claudio Marenzi, figlio del fondatore e artefice del consolidamento ed espansione aziendale, per farsi raccontare qualche dettaglio in più su questo italianissimo brand parte integrante delle nostre eccellenze.

Claudio, l’acqua è fonte d’ispirazione del brand Herno: ci vuole raccontare qualcosa di più?
La nostra azienda nasce e produce sulle sponde del lago Maggiore alla foce del fiume Erno, l’acqua da sempre fa parte del nostro DNA, per noi è una fonte d’ispirazione, la pioggia poi è protagonista nel clima di Lesa località che ci ha visto nascere e che ospita la nostra sede operativa, così come in una romantica narrazione il nostro primo capo di successo fu proprio l’impermeabile che nasce per ripararsi da questo bellissimo elemento, anche l’acquisizione del marchio Montura ha un certo legame con l’acqua, infatti questo brand produce abbigliamento sportivo e accessori per la montagna dove la neve e l’umidità sono una sua componente importante.

Dai primi impermeabili sino alle collezioni sport e bambini, ci vuole raccontare questo passaggio che nel tempo vi ha visti presenti sul mercato con collezioni ricche di capi d’abbigliamento per un vero total look?
Con il mio ingresso in azienda nel 2000 dopo la gestione di mio padre ho sentito l’esigenza di rafforzare la nostra offerta, di andare a coprire altri mercati e altri tipi di clientela, non solo svecchiando e rinnovando il marchio ma anche con la realizzazione di capi d’abbigliamento sportivi oppure dedicati al mondo dei più piccoli, direi che è stato un passaggio spontaneo una naturale conseguenza di tutto quello che avevamo realizzato e costruito sino a quel momento, sentivamo la necessità di creare un brand che non vivesse solo di lavorazioni per conto terzi. Siamo un’azienda di prodotto non produciamo i tessuti ma li lavoriamo, ed è per questo che abbiamo iniziato ad investire sui macchinari e nuove figure professionali, il primo segmento che abbiamo sviluppato è stato quello della maglieria, sino ad arrivare a tutto quello che produciamo oggi, nel 2012 nasce Herno Laminar una collezione che traduce l’Active sport nell’Urban style e nel 2014 Herno Kids dedicata ai più piccoli.

Quali sono i tessuti con il quale vi sentite più a vostro agio nella produzione delle vostre collezioni?
Noi lavoriamo un materiale che è relativamente povero, un nylon 20 denari che è stato la nostra svolta in termini di prodotto, grazie a questa fibra abbiamo creato i nostri piumini a iniezione diretta cioè senza sacco piuma e super leggeri da 200gr che sono diventati nel tempo una vera e propria icona aziendale, a volte abbiniamo questo nylon con fibre leggere a tessuti importanti come il cashmere che creano un effetto setoso sui nostri piumini invernali, una novità sul mercato davvero interessante perché leggeri, caldi e realizzati con tessuti pregiati.

In tema di sostenibilità come si muove la vostra azienda?
Il tema della sostenibilità in azienda è di lunga data, nel 2010 abbiamo raggiunto per i nostri stabilimenti una neutralità per quanto riguarda il consumo di energia creando impianti di energia rinnovabile quindi fotovoltaici, nel 2019 abbiamo introdotto la nostra etichetta Herno Globe composta da progetti 100% sostenibili con un’attività di ricerca importante sui tessuti, invece nella produzione dei nostri capi dove è possibile inseriamo e lavoriamo tessuti sostenibili, sperimentiamo tutte le novità che ci propongono i nostri fornitori, abbiamo nella costruzione dei nostri capi tessuti riciclati, riciclabili e biodegradabili, non facciamo della sostenibilità un programma di marketing come molte aziende, preferiamo sperimentare direttamente sul nostro prodotto, puntiamo sull’innovazione nel vero senso della parola.

Una passione personale l’ha portata ad acquisire nel 2021 un’azienda come Montura ci vuole raccontare qualche cosa su questo brand e del rapporto con Herno?
Sono da sempre un loro cliente, avendo una passione personale per la montagna, nel 2015 divento casualmente amico del proprietario di Montura, l’Active outdoor è un segmento che mi ha sempre interessato molto e che ritengo abbia in futuro una grande occasione di crescita, Montura su questo argomento ha sempre avuto come riferimento il mercato Italia, ma ha un grandissimo potenziale per arrivare a conquistare anche l’estero, il percepito ad oggi è di un azienda e un prodotto di qualità altissima ma questo non è ancora sufficiente per affermarsi su mercati internazionali, Herno come azienda su questo tema può dare una grande svolta e una spinta di crescita in questa direzione. Un aneddoto importantissimo sull’acquisizione di questo marchio è legato all’arte, Montura ha sempre sponsorizzato questo segmento sia nella parte musicale che nelle arti visive, un giorno Mario Brunello grandissimo violoncellista italiano e inventore dei concerti in alta quota sulle Dolomiti diventa Direttore Artistico delle settimane musicali di Stresa sul nostro bellissimo lago, evento sponsorizzato in questo caso da Herno, il Direttore Artistico chiede al fondatore di Montura il mio contatto per il piacere di una conoscenza, nella telefonata del gennaio 2021 da parte del proprietario di Montura atta ad informarmi che avrei ricevuto una chiamata importante iniziammo un amichevole chiacchierata, alla domanda come va l’azienda mi rispose che la stava per vendere ad un fondo, visto il nostro rapporto di amicizia gli dissi: ma come la vendi ad un fondo, non è da te? Lui mi rispose: se non ti piace l’idea comprala tu, non ci pensai un secondo visto la passione che avevo per quell’azienda e riconoscendo da tempo i reali margini di crescita, dopo quasi un anno di estenuanti trattative potevo finalmente dichiarare con gioia che Montura era diventata di mia proprietà, la cosa interessante è che se non ci fosse stata quella casuale telefonata, Montura sarebbe finita in mano ad un fondo e chissà che strada avrebbe intrapreso.

Lei ha ricoperto molti ruoli istituzionali come Presidente di Confindustria Moda, del Pitti Immagine e molto altro, come riusciva a coniugare ruoli così delicati, con quello d’imprenditore e Presidente delle sue aziende?
Sinceramente non lo so, posso dire di aver sempre lavorato con passione e onestà intellettuale, non è stato facile ma ho sempre agito in totale trasparenza e chiarezza, questa mia “attitude” ha fortunatamente funzionato nonostante la tanta politica presente in Confindustria Moda. Le cariche istituzionali e onorifiche le bisogna affrontare e svolgere sapendo che a volte sono un peso e una grandissima responsabilità, bisogna trovare il giusto equilibrio nel servire al meglio le varie associazioni senza svilirne nessuna e senza perdere di vista il proprio ruolo, l’attività di imprenditore mi ha aiutato molto in questo senso, il ruolo di Presidente della mia azienda lo svolgo con tutta la passione che ho per questo settore e con un grande rispetto delle maestranze che ci lavorano, questa è un’azienda familiare e va curata con l’atteggiamento del buon padre di famiglia, Herno è proprietario di maggioranza, la restante parte fa capo al fondo Nuo, per questo occorre una grande attenzione.

Lei è un promotore del “Fare Sistema “ci vuole dire cosa intende con questa definizione?Fare sistema vuol dire convincere le varie associazioni e figure professionali a lavorare nella stessa direzione e con gli stessi obiettivi, questo lo puoi fare solo con la passione, la trasparenza, l’autorevolezza e una grandissima dedizione al segmento per la quale operi, in questo caso la moda in tutte le sue declinazioni.

Avete mai pensato ad un Direttore creativo di grande rilevanza per disegnare Herno?
Molte aziende arrivate ad un certo punto della loro storia pensano di aumentare la propria visibilità e il proprio fatturato prendendo un nome noto e importante per disegnare le proprie collezioni, questo non sarà mai il caso di Herno, per noi il team è un punto di forza e il nostro è ricco di creativi davvero bravi e super professionali. Ho le idee ben chiare su cosa dobbiamo e vogliamo fare per i prossimi 10 anni, contiamo di lavorare sul prodotto, sulla qualità, sullo stile e la sostenibilità, nonché su progetti che non posso ancora anticipare, salvaguardando sempre la nostra storia e il nostro modo d’interpretare la moda.

Quali sono i vostri mercati di riferimento?
Ovviamente l’Italia che è al 20% del fatturato, poi il Giappone e subito dopo gli Stati Uniti e la Germania, per macro aree invece direi Europa, Asia e Nord America.

Avete chiuso il 2023 con un fatturato del più 18% rispetto all’anno precedente, quali sono i vostri obiettivi per il 2024?
Per il 2024 dovremmo crescere tra il 10 e il 12%, sappiamo essere un obiettivo molto ambizioso perché questo è comunque un anno un po’ complicato, sia in termini economici che di geopolitica, ma siamo ottimisti nel raggiungimento dell’obiettivo fissato.

Come immagina la sua azienda tra 10 anni?
Come ho già detto, ho le idee ben chiare per il futuro, se devo dire come immagino la mia società direi ancor più consolidata sui mercati internazionali, immagino un’offerta molto più ampia e una qualità altissima dei nostri capi d’abbigliamento. Ho 2 figli che potrebbero essere il futuro, ma questo non è scontato, prima dovranno fare alcune esperienze in altre aziende, dimostrare di avere le carte in regola per entrare a far parte di Herno e solo in quel momento vedranno aperte le porte dell’azienda di famiglia, se questo avverrà sarò il padre più felice del mondo.