Cambiano le etichette di miele, succhi e marmellate: ecco a quali info fare attenzionea

Con la nuova direttiva “Breakfast”, arrivano regole più chiare per i consumatori e più tutele per il Made in Italy alimentare

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Pubblicato: 18 Ottobre 2025 11:27

Con l’approvazione definitiva del decreto che recepisce la direttiva europea “Breakfast”, in Italia miele, succhi di frutta e marmellate presenti nei supermercati avranno presto etichette più chiare, trasparenti e dettagliate. L’obiettivo è migliorare la tracciabilità, aumentare la consapevolezza dei consumatori e, soprattutto, valorizzare la qualità e la provenienza dei prodotti italiani.

Obbligo di indicare i Paesi d’origine nelle etichette del miele

Tra le novità introdotte dal decreto c’è quella relativa al miele confezionato. Finora, molti prodotti in vendita riportavano in etichetta diciture generiche come “miscela di mieli originari e non originari dell’UE”, una formula poco informativa e che, di fatto, non permetteva al consumatore di conoscere la reale provenienza del prodotto. Con la direttiva Breakfast, chi confeziona miele dovrà indicare in etichetta i Paesi d’origine delle diverse miscele. Nel caso di due o più Paesi, questi dovranno essere elencati in ordine decrescente di quantità e con le relative percentuali.

Solo nel caso in cui la miscela provenga da almeno quattro Paesi che rappresentano il 60% del contenuto, si potrà evitare di indicare le percentuali dei restanti. Di conseguenza, se un miele è composto per il 40% da miele spagnolo, per il 30% da miele argentino e per il 30% da miele ungherese, queste informazioni dovranno essere riportate chiaramente sull’etichetta.

Un’altra novità riguarda la denominazione del miele filtrato. In precedenza, questa definizione veniva usata per prodotti ottenuti rimuovendo polline e altre particelle solide, ma che spesso finivano per confondere i consumatori. Ora, tale categoria rientrerà nella nuova definizione di “miele ad uso industriale”, un’espressione più precisa e coerente con l’effettiva destinazione d’uso: non per il consumo diretto, ma come ingrediente per preparazioni alimentari o dolciarie.

Per una realtà come quella italiana, che produce circa 24.000 tonnellate di miele all’anno e vanta una tradizione apistica di qualità, queste regole rappresentano una garanzia di tutela e di distinzione rispetto ai prodotti importati, spesso provenienti da Paesi extra-Ue dove gli standard qualitativi e i controlli sono meno rigorosi.

Succhi di frutta e marmellate: meno zuccheri, più chiarezza

Un’altra novità importante riguarda i succhi di frutta. Per usare le denominazioni tutte le volte che si usano le diciture “a tasso ridotto di zuccheri” o “concentrato a tasso ridotto di zuccheri”, la direttiva prevede la che riduzione debba essere di almeno il 30% rispetto al prodotto standard di riferimento.

Le novità della direttiva Breakfast toccano anche il mondo delle confetture e confetture extra, che dovranno contenere più frutta rispetto al passato. Le nuove soglie minime stabilite sono:

  • da 350 g a 450 g di frutta per kg in caso di confettura (dal 35% al 45%);
  • da 450 g a 500 g di frutta per kg nel caso di utilizzo della dicitura confettura “extra” (dal 45% al 50%).

Va sottolineato che molte marmellate italiane già oggi superano ampiamente questi standard minimi, segno di una tradizione produttiva che mette la frutta al centro. Tuttavia, l’armonizzazione europea potrà contribuire a livellare verso l’alto la qualità complessiva del mercato e a spingere ulteriormente la domanda di frutta italiana, con benefici anche per il comparto ortofrutticolo nazionale.

Il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ha accolto con soddisfazione l’approvazione del provvedimento: “Oggi recepiamo la direttiva cosiddetta Breakfast dopo un lungo lavoro di confronto tra produttori e istituzioni. I cittadini avranno gli elementi per valutare con più consapevolezza il prodotto che stanno acquistando e fare una scelta sulla qualità. Il mercato europeo è aperto e deve continuare ad esserlo, ma dobbiamo essere consci che noi italiani abbiamo livelli di qualità che altre nazioni non hanno. Sapere che la provenienza è italiana, europea o extra-Ue fa la differenza e tutela il Made in Italy”.