Sbloccata la riforma dei taxi: cosa succede alle licenze

La riforma dei taxi del governo Meloni sblocca l'aumento delle licenze che potranno aumentare fino al +20% secondo le esigenze dei comuni

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Il governo aggiunge l’ultima tessera alla riforma dei taxi emanando una circolare ministeriale che chiarisce le nuove norme introdotte dal decreto Asset. Il testo reca una doppia firma: quella del ministero delle Imprese guidato da Adolfo Urso e quella del ministero dei Trasporti guidato da Matteo Salvini. Il governo passa la palla ai comuni che avranno la facoltà di modificare lo status quo prendendosene le responsabilità.

La circolare del governo sblocca le licenze dei taxi

Ci saranno regole più semplici per il rilascio delle licenze aggiuntive a chi ne possiede già una e procedure più snelle per i grandi comuni che potranno immediatamente indire concorsi straordinari per aumentare il numero dei taxi.

Come spiegano Mimit e Mit, il testo “consentirà ai comuni di muoversi rapidamente per risolvere la carenza dei taxi sulle strade italiane, rispondendo così anche alle criticità denunciate dall’Antitrust”. Solo la settimana prima, in seguito a “criticità” che vanno “a danno degli utenti”, l’Antitrust aveva bacchettato i comuni di Roma, Milano e Napoli chiedendo di adeguare il numero delle licenze alla domanda.

I comuni avranno la facoltà di rilasciare licenze aggiuntive in via sperimentale a chi è già titolare di una licenza. Lo scopo è quello di “fronteggiare lo straordinario incremento della domanda legato a grandi eventi o a eccezionali flussi di presenze turistiche”. Queste nuove licenze avranno carattere temporaneo o stagionale e avranno una durata massima di 12 mesi, eventualmente prorogabili per altri 12 “su esigenze di potenziamento del servizio emerse dalla ricognizione dei dati”. Tenendo conto delle necessità economiche e turistiche, le amministrazioni comunali avranno la facoltà di prevedere un utilizzo delle licenze frazionato nel tempo, sempre però entro i limiti di legge.

Licenze taxi aumentate fino a un quinto

I comuni capoluogo di regione e i comuni sede di aeroporto, potranno incrementare le licenze taxi del +20% tramite un concorso straordinario con procedura semplificata e accelerata. I comuni hanno la facoltà di indire subito i concorsi straordinari senza attendere ulteriori autorizzazioni. Stabiliti anche incentivi doppi per l’acquisto di auto sostenibili. Sono circa 70 i comuni interessati dalla riforma, fra cui Roma in cui la mancanza di taxi è cronica. Per la Città eterna, tirando le somme, si tratta di circa 500 taxi in più in circolazione con le licenze stagionali.

Concessa, con una semplice comunicazione ai comuni, la doppia guida sulla stessa automobile ai tassisti che ne faranno domanda. La concessione scatterà in automatico.

“Abbiamo semplificato le procedure, sbloccando una vertenza che dura da oltre 10 anni per avere più taxi, più licenze e più servizi in auto ecologiche, quindi in città più salubri”, ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.

Giunta di Roma contro la riforma Meloni sui taxi

La riforma, inutile negarlo, è stata pensata soprattutto per affrontare la situazione romana da troppo tempo non governata e aggravata dalla cronica carenza dei mezzi pubblici. Critico il Pd, secondo il quale andrebbe invece effettuata una rimodulazione del Fondo nazionale dei trasporti con l’attribuzione a Roma di maggiori risorse. Le critiche delle opposizioni seguono gli scioperi dei tassisti che a ottobre avevano accolto male l’innalzamento delle licenze.

Il Campidoglio intanto sfida palazzo Chigi: il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha annunciato la volontà di assegnare le nuove licenze taxi ancora con la vecchia legge Bersani.

Intanto gli States sperimentano già il robo-taxi: chissà che la svolta definitiva non possa arrivare dalla tecnologia.