Ok all’accordo Italia-Svizzera sui frontalieri: cosa cambia ora

Alla Camera passa l'accordo Italia-Svizzera sui lavoratori frontalieri. Non è una buona notizia per tutti: ecco chi ci guadagna e chi ci rimette in maniera sostanziale.

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

La Camera approva all’unanimità la ratifica degli accordi tra Italia e Svizzera in merito alla tassazione dei lavoratori frontalieri. Si tratta dell’ok definitivo, dopo il passaggio in Senato dello scorso febbraio.

Accordo sui frontalieri

L’accordo si era reso necessario per porre rimedio a situazioni insostenibili per i frontalieri come la doppia imposizione in Italia e in Svizzera. Regolate anche altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio. Il testo è stato licenziato con 239 voti a favore e nessun contrario e rappresenta il passaggio finale dell’iter iniziato il 23 dicembre 2020 con la firma dell’accordo a Roma.

A voler essere pignoli sarebbe previsto anche un terzo e ultimo passaggio al Senato, atto dovuto dopo l’introduzione di emendamenti su black list e telelavoro in seguito all’intesa fra i rispettivi ministeri dell’Economia, ma data l’approvazione all’unanimità alla Camera il passaggio a Palazzo Madama si preannuncia una mera formalità.

Frontalieri e tassazione

Stabilito dunque il metodo della tassazione concorrente, che attribuisce i diritti di imposizione sia allo Stato di residenza sia a quello in cui il dipendente presta la sua opera. L’imponibile riguarda per l’80% il Paese in cui si lavora, mentre lo Stato di residenza applica poi la propria tassazione sui redditi ed elimina la doppia imposizione relativamente alle imposte prelevate nell’altro Stato.

Ridotte del 20% l’imposta netta e le addizionali comunale e regionale all’Irpef ai lavoratori svizzeri che prestino la loro opera in Italia.

Novità anche sul fronte della disoccupazione: in caso di perdita del lavoro i primi tre mesi di trattamento verranno equiparati agli importi percepiti dai lavoratori svizzeri. Fanno eccezione i casi in cui, per determinate categorie, la disoccupazione italiana preveda importi più elevati rispetto a quelli svizzeri.

Previsti 89 milioni di euro annui di finanziamento per i comuni di frontiera.

Istituito infine un Fondo per lo sviluppo economico che prevede lo stanziamento annuo di 1,66 milioni di euro per il potenziamento delle infrastrutture e il sostegno ai salari.

Intanto i lavoratori frontalieri attivi nel Ticino continuano ad aumentare. Alla fine del primo trimestre 2023 erano 78.230, un incremento del +0,6% rispetto al trimestre precedente. Il paragone col periodo gennaio-marzo del 2022 segna un +4%. Il numero considera tutti i frontalieri, non solo gli italiani. Il trend è stato registrato dall’Ufficio federale di statistica (UST). In tutta la Svizzera si registrano incrementi ancora maggiori: i lavoratori pendolari provenienti dall’estero nel periodo gennaio-marzo 2023 erano poco più di 386.000, cioè il +1,3% rispetto al periodo ottobre-dicembre 2022. Il trend di crescita è del +6,1% rispetto allo stesso periodo del 2022.

Questi i tre paesi dai quali proviene il maggior numero di lavoratori frontalieri:

  1. Francia – 218.000
  2. Italia – 91.000
  3. Germania – 65.000

Chi ci guadagna e chi ci perde

Erano anni che Italia e Svizzera trattavano per trovare un accordo. L’ultimo nodo del contendere aveva riguardato, in tempi recenti, la possibilità per i lavoratori italiani di prestare l’opera in smartworking.

Andando al sodo, ecco chi ci guadagna e chi ci perde: i frontalieri residenti in Svizzera e che per lavorare si spostano in Italia  guadagneranno di più e pagheranno meno tasse. Un nuovo frontaliere italiano che risieda a 20 km dal confine e che presti la sua opera in Ticino verrà pagato meno rispetto ai suoi colleghi.

Fiduciaria Mega fa una simulazione: si immagini un frontaliere senza coniuge a carico, con un figlio minorenne e con un reddito lordo di 50.000 franchi. Col sistema attuale costui lascia all’erario svizzero il 19,024% del proprio reddito. Col sistema ibrido appena approvato lascerà all’erario il 31,436% del proprio reddito.