Residenza fiscale in Europa, i paesi Ue dove si pagano meno tasse

L'imposizione fiscale non è uguale in tutta Europa. A volte basta spostare la residenza fiscale per poter risparmiare sulle tasse da pagare

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Residenza fiscale all’estero per risparmiare sulle tasse: conviene davvero? E soprattutto ci sono delle soluzioni non troppo lontane che permettono di risparmiare sulle tasse e delle imposte? Sono sette, in Europa, i paesi che permettono di beneficiare di una bassa tassazione, nei quali è possibile spostarsi. E risparmiare sugli oneri fiscali che si devono pagare periodicamente. In Italia, come si sa, l’Agenzia delle Entrate è un socio occulto, al quale è necessario lasciare buona parte del fatturato maturato annualmente. Ma è possibile trasferirsi non molto distante dal nostro paese per riuscire a risparmiare.

Aumentano, infatti, le aziende alla ricerca di alternative valide all’Italia dove trasferire la residenza fiscale. Ma quali sono i paesi che permettono di risparmiare un po’ sugli oneri fiscali da versare ogni anno? Partiamo con l’elencarli velocemente:

  • Isole Canarie (Spagna);
  • Bulgaria;
  • Malta;
  • Andorra;
  • Svizzera;
  • Lussemburgo;
  • Isola di Jersey.

Entriamo un po’ nel dettaglio.

Trasferire la residenza fiscale alle Canarie

Benché siano un arcipelago al largo dell’Africa nord occidentale, le Isole Canarie sono a tutti gli effetti un territorio dell’Unione europea, facendo parte della Spagna. A differenza di quanto molti ritengono, non costituiscono un paradiso fiscale o un territorio che rientri in una qualsiasi Black list. Fatte queste premesse, le Canarie sono riuscite a creare un regime fiscale decisamente diverso rispetto a quello spagnolo, aiutate dalla lontananza e dal fatto di essere terra di confine.

In via ufficiale, la tassazione che viene applicata è quella spagnola. Ma l’aspetto positivo è che appartengono alla ZEC, ossia un’area a bassa pressione fiscale che è stata autorizzata direttamente dalla Commissione europea. Questo è il motivo per cui risulta essere interessante trasferire proprio qui la residenza fiscale.

L’obiettivo è quello di garantire particolari vantaggi fiscali, in modo che le isole non si vadano a spopolare completamente. A rendere interessante il regime fiscale è il fatto che è prevista la possibilità di detassare quanti decidano di investire nella propria attività.

Alle Canarie c’è una tassazione particolare, la IGIC, che può essere assimilata alla nostra IVA: è pari al 7% e viene applicata ai beni e ai servizi di quotidiana utilità. Per le persone fisiche, invece, esistono due tipi di tassazione: l’estimazione diretta e il modulo.

L’estimazione diretta prevede un’aliquota del 20%: il pagamento deve essere effettuato trimestralmente e il conguaglio avviene a fine anno. Vi è poi la possibilità di ridurre del 20% il reddito positivo, sul quale si andrà a calcolare l’aliquota IRPEF. L’agevolazione è riservata alle nuove imprese che abbiano un fatturato fino a 150.000 euro. Stiamo parlando, in estrema sintesi, di un sistema di tassazione molto simile al nostro regime forfettario.

Altro discorso, invece, per il Modulo, un sistema di tassazione leggermente più favorevole, grazie al quale si paga il 2% sulla base imponibile. Questa viene calcolata su determinati e ben precisi coefficienti.

Bulgaria, un’altra valida alternativa

Trasferire la residenza fiscale in Bulgaria potrebbe costituire un’ottima scelta. A oggi risulta essere uno dei Paesi che stanno attraendo molte aziende e contribuenti privati, che hanno trovato un paese pronto a venire incontro alle esigenze degli imprenditori.

Per le persone fisiche, in questo caso, l’imposta risulta essere regolata dall’Income Taxes on Natural Persons Act, che dal 2008 ha introdotto una flat tax unica del 10%. Questa normativa tributaria, sostanzialmente, è andata a sostituire le precedenti aliquote, che erano pari al 20%, 22% e 24%.

L’imposta deve essere versata dai soggetti che hanno la residenza fiscale nel paese per tutti i redditi prodotti sul territorio. L’aliquota al 10% rende la Bulgaria uno dei paesi europei a più bassa tassazione. Per poter accedere a questa agevolazione è necessario:

  • avere una residenza fiscale permanente in Bulgaria;
  • essere presenti nel territorio per 183 giorni nel corso dell’anno;
  • avere degli interessi vitali nel territorio nazionale.

Anche in Bulgaria è presente un regime IVA, che attualmente ha una aliquota standard del 20% e una speciale del 9% prevista per i servizi erogati dalle strutture ricettive.

Cosa offre Malta

Al centro del Mediterraneo, Malta è molto vicina all’Italia. I vantaggi che si possono ottenere, in questo caso, è legato alla tassazione territoriale: le persone fisiche devono pagare degli oneri fiscali unicamente per i redditi che percepiscono nel paese. Il regime territoriale si va ad applicare anche a quanti non siano domiciliati a Malta e che sono obbligati a pagare le tasse nel paese in cui hanno la residenza. Un contribuente che trasferisce la residenza fiscale a Malta – rispettando tutte le norme in materia – acquisisce lo status di residente non domiciliato.

Il contribuente, a questo punto, è tenuto a pagare le tasse:

  • sui redditi che vengono prodotti a Malta e sul capital gain che vi viene prodotto;
  • sui eventuali redditi da fonte estera, nel caso in cui siano trasferiti a Malta.

Lo stesso contribuente non andrà a pagare le tasse sul:

  • clean capital rimesso a Malta;
  • capital gains prodotto all’estero che viene parzialmente o totalmente trasferito a Malta.

In linea teorica questo significa che un contribuente potrebbe abbattere completamente la tassazione, che potrebbe arrivare vicina allo zero.

Trasferirsi ad Andorra

Andorra costituisce a tutti gli effetti un paradiso fiscale. È un micro paese che si colloca al confine tra la Spagna e la Francia. In questo caso è prevista una tassazione del 10% per quanti vi trasferiscono la residenza fiscale. Stiamo parlando di un’aliquota particolarmente interessante. Per i redditi che oscillano tra i 24.000 e i 40.000 euro è prevista, però, un’aliquota ridotta al 5%.

Benché sia collocata a cavallo di due paesi dell’Unione europea, il paese non fa parte dell’Ue: non è quindi obbligata a rispettare le norme comunitarie.

Residenza fiscale in Svizzera

Ricordiamo che la Svizzera non fa parte dell’Unione europea e, quindi, non è tenuta a rispettare le direttive varate dall’Ue. Questo, in un certo senso, si traduce in un grande vantaggio. In Svizzera ci sono tre diversi livelli di imposizione:

  • nazionale;
  • cantonale;
  • comunale.

La tassazione delle persone fisiche avviene in base alla loro residenza fiscale. Stesso discorso vale per le aziende. La tassazione prevede un’imposta federale con una sola aliquota per tutti. Quella cantonale, invece, varia tra uno Stato e l’altro e in base al capitale o agli utili. La prima incide nella misura del 7,83%, al netto dei vari prelievi che vengono effettuati dai Cantoni o dai comuni. Le imposte sugli utili che vengono applicate a livello cantonale o comunale variano di anno in anno.

Il regime fiscale del Lussemburgo

Particolarmente interessante è il regime fiscale in Lussemburgo, che presenza dei vantaggi per quanti hanno intenzione di trasferirvi. Le aziende, ad esempio, possono beneficiare di una vantaggiosa partecipation exemption, che vien applicata sulle plusvalenze da cessione di partecipazioni. Questa agevolazione permette di beneficiare di un regime di esenzione sui dividendi percepiti, purché l’entità della partecipazione nella società che distribuisce i dividendi risulti essere superiore al 10%. Ma non solo: sono previste delle norme interessanti sui fondi di investimento, cartolarizzazione e capitale di rischio.

Il sistema di tassazione si va ad applicare sul reddito progressivo: sostanzialmente si calcola direttamente sull’importo del reddito percepito e alle detrazioni fiscali. Le aliquote dell’imposta sul reddito variano dallo 0% al 42%. Lo scaglione più alto del 42% si applica ai redditi superiori a 200.004 euro all’anno.

La tassazione nell’Isola di Jersey

Previsto un regime fiscale speciale anche nell’Isola di Jersey, soprattutto per i contribuenti ad alto reddito. Per questi soggetti è prevista un’aliquota del 20% che si va ad applicare sui redditi di qualsiasi provenienza, che risultino essere inferiori alle 725 mila sterline. Oltre a questa soglia l’aliquota si riduce all’1%. Per quanto riguarda le imprese, invece, come spiega Fisco Oggi, la rivista dell’Agenzia delle Entrate:

Dal 2008 è stato introdotto il così detto sistema zero/dieci che prevede in genere un’aliquota nulla per le società residenti in Jersey o che vi hanno una stabile organizzazione. A questa regola generale fanno eccezione le società operanti nel campo finanziario (aliquota del 10%) e quelle che gestiscono utilities, l’industria della cannabis e i grandi gruppi di commercio al dettaglio per i quali è prevista un’aliquota del 20%. L’aliquota del 20% è prevista anche per i redditi provenienti dallo sfruttamento delle proprietà immobiliari nel Jersey e dalla vendita di carburanti.

Ricordiamo che l’Isola di Jersey costituisce una caso un po’ particolare in Europa. Non fa parte dell’Unione europea ed è una dipendenza della corona del Regno Unito.