Stop all’accordo tra Italia e Svizzera sullo smart working: l’intesa tra i due Paesi sul telelavoro riguardo i 90mila transfrontalieri è in scadenza il 31 gennaio e non verrà rinnovata. La mancata proroga con la Confederazione Elvetica implica che dall’1 febbraio i lavoratori italiani impiegati oltre il confine dovranno tornare a fare i pendolari attraversando la frontiera se non vorranno rischiare di perdere lo status di frontalieri e le agevolazioni fiscali ad esso collegate.
Frontalieri, stop accordo Italia-Svizzera su smart working: l’intesa scaduta
Il quadro è stato chiarito dall’Agenzia delle Entrate rispondendo all’interpello di un contribuente che lavora in un cantone svizzero di frontiera e ha la possibilità di svolgere il 25% del suo lavoro da casa, in Italia.
Il Fisco ha spiegato nel caso specifico che, terminato l’accordo stipulato nel giugno 2020 per far fronte alle limitazioni della pandemia, i tre quarti del reddito maturato in Svizzera dovrebbe esser assoggettato a transazione concorrente tra i due Paesi, con l’eventuale doppia imposizione eliminata in Italia, mentre la quota di reddito percepita a fronte dell’attività lavorativa svolta a casa dovrà esser assoggettata a imposizione esclusiva nel nostro Paese.
Come si legge nell’interpello, decaduto l’accordo, “devono essere riconosciuti quali lavoratori frontalieri esclusivamente quei lavoratori dipendenti che sono residenti in Italia e che quotidianamente si recano all’estero in zone di frontiera o Paesi limitrofi per svolgere la prestazione lavorativa.”
“Da ciò consegue che una delle condizioni necessarie, secondo la prassi dell’Agenzia delle Entrate, al fine di essere considerato un lavoratore frontaliero – viene precisato – è costituita dalla circostanza che il lavoratore si rechi ‘quotidianamente’ in Svizzera per svolgere la propria attività, ossia che il dipendente si rechi nella Confederazione Elvetica in tutti i giorni lavorativi” (qui avevamo parlato del referendum in Svizzera sui permessi di soggiorno per i lavoratori stranieri e qui avevamo riportato la vittoria del no al referendum sui lavoratori transfrontalieri).
Frontalieri, stop accordo Italia-Svizzera su smart working: l’intesa
Il mancato rinnovo dell’accordo viene contestato dai responsabili nazionali dei lavoratori frontalieri di Cgil, Cisl e Uil, Giuseppe Augurusa, Luca Caretti e Pancrazio Raimondo: “Una modalità che ha ridefinito stabilmente l’organizzazione del tempo di lavoro e di vita di molte imprese e lavoratori – sottolineano le sigle-. Il governo italiano ha disdetto l’accordo amichevole con la Svizzera. Questo avrà immediati effetti. Determinerà che l’imposizione fiscale nel Paese di residenza faccia venir meno lo status di frontaliere.
“La conseguenza sarà l’incremento della tassazione sul salario. Produrrà inoltre un disallineamento con la normativa sugli oneri sociali per lavoratori e imprese, vista la proroga fino a fine giugno decisa dall’Unione Europea” aggiungono i rappresentanti sindacali, lanciando un appello ai due Paesi.
Sulla stessa linea il sindacato svizzero Ocst che parla di “follia dell’Erario italiano“: “L’Agenzia ha emesso un parere che accende la rabbia e l’incredulità delle parti sociali, delle aziende e dei lavoratori – sottolineano i rappresentati della parte svizzera -. Dal primo febbraio, se un frontaliere residente nei comuni di confine farà anche un solo giorno intero di telelavoro diventerà tassabile in Italia su tutto il proprio reddito. L’interpretazione si basa sul principio della violazione del rientro giornaliero, condizione necessaria per poter beneficiare della tassazione esclusiva del reddito da lavoro in Svizzera in base a quanto previsto dall’accordo del 1974.
“L’Agenzia ha deciso di interpretare questo criterio con un formalismo che distrugge ogni buonsenso – è la contestazione dell’Ocst -. Abbiamo subito preso contatto con il governo italiano affinché si negozi al più presto un nuovo accordo amichevole con la Svizzera che permetta ai frontalieri di effettuare una parte del proprio lavoro da casa senza avere implicazioni fiscali. Lo stesso messaggio urgente è stato recapito dalle parti sociali svizzere ai dipartimenti federali competenti”.