Svelato l’impero economico di Hamas: chi finanzia i guerriglieri

I guerriglieri di Hamas ricevono miliardi ogni anno tramite diversi canali, alcuni dei quali sono impensabili. Ecco chi finanzia l'organizzazione palestinese

Foto di Mauro Di Gregorio

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Nella sua guerra per la cancellazione dello stato di Israele, Hamas non conta esclusivamente sull’ideologia e sull’appoggio logistico e militare di vicini come Hezbollah: dalle tasche di Hamas transitano miliardi provenienti da diverse fonti.

Fondi Ue alla Palestina

L’Europa unita teme che parte degli oltre 3 miliardi e 224 milioni di euro per il sostegno al popolo palestinese nel periodo 2021-2024 possano essere finiti nella disponibilità diretta o indiretta di Hamas. La quota italiana degli stanziamenti ammonta a circa un decimo: 323,6 milioni. I fondi sono stati stabiliti per implementare democrazia, Stato di diritto, diritti umani, riforma della governance, consolidamento fiscale, consolidamento politico, fornitura di servizi sostenibili, cambiamento climatico, accesso a servizi idrici ed energetici autosufficienti e sviluppo economico sostenibile.

All’indomani dello scoppio della guerra l‘Unione europea ha annunciato il congelamento di tutti i fondi destinati alla Palestina.

Quali Paesi sostengono Hamas

Ma a parte gli aiuti umanitari e politici al popolo palestinese, sui quali si teme che Hamas possa avere allungato i tentacoli, c’è molto altro. Fra i Paesi che sostengono Hamas ci sono Iran, Qatar, Turchia, Yemen e Lega Araba (Arabia Saudita, Egitto, Giordania, Iraq, Libano e Siria).

Secondo l’Economist, Hamas beneficia dei proventi di attività come compagnie minerarie e reti di riciclaggio di denaro. Il tutto porterebbe nelle tasche dei guerriglieri oltre un miliardo di dollari l’anno. I flussi di denaro sarebbero stati studiati fin nelle minuzie per evitare le sanzioni occidentali e per restare fuori dai radar israeliani.

Circa 360 milioni di dollari l’anno arrivano dalle tasse di importazione sui beni introdotti a Gaza dalla Cisgiordania o dall’Egitto. Israele conosce bene questo business e ha cercato di ridurre all’osso la circolazione di merci e persone attraverso i confini di Gaza. E oggi impedisce l’accesso anche alla maggior parte dei beni di prima necessità.

Secondo gli israeliani almeno 750 milioni di dollari l’anno arriverebbero dall’estero, e sarebbe questa per Hamas la principale fonte di finanziamento per armi e carburante. Secondo gli Usa, rispetto alla cifra appena espressa almeno 100 milioni di dollari arriverebbero direttamente dall’Iran. Dopo l’attacco del 7 ottobre, gli Usa hanno stretto ancora di più la morsa delle sanzioni al Paese degli ayatollah con ulteriori restrizioni a persone e aziende.

I miliziani sono al passo coi tempi e sono riusciti a sfruttare anche gli spostamenti di denaro tramite le criptovalute. E non solo: dopo aver seguito il flusso dei capitali, il Dipartimento del Tesoro americano ritiene che Hamas abbia contrabbandato oltre 20 milioni di dollari attraverso un cambio valuta nel quartiere Fatih di Istanbul.

Secondo Israele, almeno 500 milioni di dollari l’anno arriverebbero da attività lecite in vari Paesi del Medio Oriente. Attività riconducibili ad Hamas e gestite da insospettabili colletti bianchi.

Hamas e la falsa beneficenza

Poi c’è la falsa beneficenza: gli Usa denunciano flussi di denaro a enti benefici che a loro volta convogliano fondi verso Hamas. Rai News ricorda il caso dei 50 milioni di dollari stanziati nel 2018 dal Canada alla Ong World Vision per finanziare progetti umanitari a Gaza. Quei fondi finirono direttamente nelle casse di Hamas.

Secondo Israele e Stati Uniti, parte delle operazioni volte a eludere le sanzioni americane avverrebbero tramite il sistema bancario turco e complesse operazioni sui mercati internazionali.