Boom di dimissioni in Italia: in quanti lasciano il posto

Il Ministero del Lavoro pubblica i dati sull'ultimo trimestre 2022, anche per quanto riguarda i licenziamenti. Perché sempre più italiani lasciano il posto?

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Nel 2022 le dimissioni volontarie dal lavoro in Italia sono aumentate. E non di poco: si parla del 13,8% in più rispetto all’anno precedente. Un fenomeno che è cresciuto molto negli ultimi tempi (qui avevamo parlato del Quite Quitting: ecco cos’è), parallelamente a quello dei licenziamenti. I dati sono stati pubblicati nella nota trimestrale sulle comunicazioni obbligatorie del Ministero del Lavoro.

Quanti italiani hanno lasciato il lavoro nel 2022

Il fenomeno della Great Resignation (ne abbiamo parlato qui, con i trend del futuro e i lavori più ricercati) sembra confermare la sua presa sull’Italia. Secondo il Ministero, sono quasi 2,2 milioni le dimissioni volontarie registrate l’anno scorso. Nel 2021 erano state 1 milione e 930 mila. Se il 2022 ha fatto registrare un boom di dimissioni volontarie, è anche vero che il fenomeno sembra già aver perso la propria spinta nei primi mesi del 2023.

Nell’ultimo trimestre dello scorso anno, infatti, le dimissioni sono state 528.755, in calo del 6,1% rispetto allo stesso periodo del 2021: -34mila, coinvolgendo in misura maggiore gli uomini (-7,2%) rispetto alle donne (-4,4%). La portata del fenomeno non ne esce però troppo ridimensionata, visto che il numero di dimissioni è superiore anche anche al periodo pre-Covid. In termini assoluti, il numero delle dimissioni resta infatti su livelli nettamente più alti rispetto a quello riscontrato nei trimestri precedenti all’emergenza sanitaria: nel quarto trimestre 2022 le cessazioni per dimissioni superano di 86mila unità quelle registrate nello stesso periodo del 2019.

Perché così tante dimissioni?

La nota del ministero non specifica le motivazioni alla base di questo fenomeno. Qualche indizio lo si può ricercare però nell’ultimo rapporto Censis sul mercato del lavoro, nel cui sondaggio il 46,7% degli italiani afferma che “lascerebbe il proprio posto di lavoro, se solo potesse” (SOS stipendi: quanto diminuiranno con la nuova Irpef). Una situazione determinata da tre elementi principali:

  • la difficoltà di fare carriera;
  • gli stipendi troppo bassi;
  • la precarietà dei contratti.

La situazione licenziamenti

La nota del Ministero del Lavoro evidenzia un aumento non solo delle dimissioni, ma anche dei licenziamenti. Nel 2022 i dati parlano di oltre 751mila lavoratori che sono stati lasciati a casa dalla propria azienda. Un dato in aumento del 30,2% rispetto al 2021, all’epoca in cui però era ancora in vigore il blocco dei licenziamenti deciso dal Governo nel pacchetto di misure adottate per la pandemia.

Esattamente come per i numeri sulle dimissioni, però, l’ultimo trimestre del 2022 sembra indicare un’inversione di rotta o, quantomeno, una frenata. Da ottobre a dicembre dello scorso anno, infatti, i licenziamenti sono stati 193.081, in calo di 4mila unità rispetto allo stesso periodo del 2021. Anche in questo caso si tratta di un dato inferiore anche rispetto all’ultimo trimestre del pre-Covid, quando il numero di licenziamenti si attestava intorno ai 240mila.

“L’aumento delle dimissioni è segno di una maggiore mobilità nel mercato del lavoro, anche se si deve capire se questo aumento è determinato da un passaggio a un posto di lavoro migliore o se avvengono anche senza una prospettiva“, ha rilevato la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti. “Questo dato non è chiarissimo nel nostro Paese. Il calo delle dimissioni negli ultimi tre mesi dell’anno potrebbe rispecchiare una congiuntura economica un po’ più negativa e un mercato meno attrattivo”.