Le aziende che ti assumono per non lavorare: quanto pagano

Il fenomeno delle compagnie tecnologiche che assumono senza aver davvero bisogno di nuovi dipendenti ha dell'incredibile. Piaga e opportunità al tempo stesso: ecco nuove proposte

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Guadagnare ricchi stipendi per non lavorare può sembrare un sogno per alcuni ma è una realtà in svariate grandi aziende del mondo tech. Si è generata una sorta di gara alle assunzioni, che ha come conseguenza un numero di dipendenti maggiore rispetto alle reali necessità.

Di seguito riportiamo un’analisi del fenomeno e non solo, anche un elenco delle possibilità lavorative che non dovreste farvi sfuggire. Non solo per la chance di ricchi stipendi con minime responsabilità (o del tutto assenti), ma soprattutto perché oggi più che mai la tecnologia è il futuro, anzi presente.

Pagati per non lavorare: la realtà del tech

È stato il Wall Street Journal a gettare luce su una tendenza del mondo tecnologico, che non rappresenta più soltanto un’eccezione alla regola. Le Big Tech americane hanno generato una vera e propria bolla, concedendo posti di lavoro come anni fa, non molti, il sistema immobiliare USA offriva mutui.

È stata raccontata la storia della 33enne Madelyn Machado, assunta da Meta ma che non ha mai realmente lavorato per il colosso. Non un tentativo di truffa da parte sua, anzi. Il suo ruolo era quello di reclutatrice ed è entrata in azienda a settembre 2021, ritrovandosi principalmente a prendere parte a un gran numero di riunioni, che non portavano però a nulla di concreto.

Il problema di fondo? Meta aveva fin troppi reclutatori e non abbastanza lavoro da impiegarli tutti. Un caso che ha dell’eclatante, considerando uno stipendio da 190mila dollari annui, pari a circa 14mila euro mensili.

Una storia tutt’altro che isolata, considerando come altri ex dipendenti di grandi aziende tecnologiche abbiano fatto sentire la propria voce, sottolineando questa condizione a dir poco assurda.

Il Wall Street suggerisce anche la storia di Derrick McMillen, 32 anni ed ex dipendente di Facebook e Solesforce. Entrato nel periodo pre pandemia, ha assistito a una gestione del lavoro malsana, avendo la netta sensazione che il 20% dei dipendenti svolgesse la quasi totalità del lavoro.

Il problema di fondo è che in molti casi queste assunzioni risultate inutili, quasi fossero state autorizzate da un algoritmo fallace, hanno avuto come conseguenza una lunga serie di licenziamenti improvvisi. Ecco le parole di un’ex dipendente di Meta, assunta ad aprile 2022: “Ci stavano accumulando come carte Pokemon”.

La guerra delle compagnie tecnologiche

Il periodo della pandemia di Covid-19 ha garantito un grande slancio al mondo delle compagnie tecnologiche. Aiutare gli utenti a fare quasi tutto da remoto era divenuta una missione e i fondi sono aumentati enormemente.

Un settore in fermento che ha portato a un gran numero di assunzioni, a fronte però di progetti spesso naufragati. Ogni società ha dato il via a una guerra per accaparrarsi dei talenti nei vari settori, di fatto assumendo prima di veder concretizzarsi un’effettiva domanda di mercato.

Ciò si traduce in più di 168mila licenziamenti nel mondo tecnologico dall’inizio del 2023, stando alle stime di Layoffs.fyi. Alla dinamica spiegata in parole povere se ne aggiunge però un’altra, decisamente meschina, che mira a trattare i professionisti come pedine su una scacchiera

Lo ha spiegato Keith Rabois, tra i primi dirigenti di Paypal, sottolineando come si assuma così tanto soprattutto per impedire il rafforzamento della concorrenza. Che si tratta del bisogno recondito d’avere riserve di talento, reali necessità o concorrenza di mercato, esiste chiaramente una situazione particolare di cui tener conto. Una condizione devastante, qualora subita, ma interessante se sfruttata al meglio. Il proprio curriculum vitae potrà beneficiare di un’esperienza di questo tipo, nel corso della quale ritrovarsi effettivamente a lavorare su nuovi progetti o accumulare esperienza, evitando di trascorrere il “tempo libero retribuito” in eterne pause pranzo. A ciò si aggiunge uno stipendio considerevole. La grande bolla della tecnologia può scoppiarci in faccia come società ma, al tempo stesso, essere sfruttata come singoli individui.

Settore tecnologia: le grandi aziende che assumono

Sono svariate le posizioni aperte nelle grandi aziende tecnologiche operanti anche in Italia, ma in questo caso ci concentriamo sul settore tecnologico e informatico.

Data Center Colocation Project Engineer

Azienda: Amazon

Sede: Milano

Requisiti: più di sei anni d’esperienza nel settore

Titolo di Studio: laurea in ingegneria elettronica, meccanica o strutturale

Analog Design Engineer – Power management

Azienda: Apple

Sede: Livorno

Titolo di Studio: master o dottorato (preferibilmente in ingegneria elettronica)