Arriva il congedo mestruale: dove e come funziona

Il permesso mensile allo studio in Spagna dovrebbe essere previsto per le lavoratrici con dismenorrea associata alle mestruazioni

Almeno tre giorni di permesso al mese per i dolori mestruali: è la proposta di legge allo studio in Spagna, che potrebbe diventare il primo Paese occidentale a introdurre un “congedo mestruale” per le lavoratrici. L’accordo all’interno del governo di Madrid sarebbe stato raggiunto e la misura potrebbe essere varata a breve, all’interno di un pacchetto di norme di supporto “ai diritti delle donne”, come ha spiegato la prima promotrice dell’iniziativa, la ministra spagnola,  delle Pari Opportunità, Irene Montero.

Arriva il congedo mestruale: la proposta allo studio in Spagna

L’esponente di Podemos, partito che ha spinto più di tutti sull’approvazione della proposta, ha spiegato in un’intervista alla radio Cadena Ser che l’intesa sarebbe stata raggiunta in vista del Consiglio dei ministri di martedì 17 maggio, nel quale il congedo mestruale verrà garantito come “permesso speciale”, senza limiti di giorni, sulla base delle indicazioni mediche previste per ogni caso, e senza necessità di contributi precedentemente versati dalla richiedente.

La norma è stata però fortemente dibattuta all’interno della stessa coalizione di centrosinistra che forma la maggioranza di governo.

La ministra socialista dell’Economia, Nadia Calvino, negli scorsi giorni ha manifestato delle incertezze sul via libera alla proposta: “Lasciatemelo ripetere molto chiaramente, questo Governo crede ed è assolutamente impegnato nell’uguaglianza di genere e il governo non adotterà mai misure che possano provocare una stigmatizzazione delle donne“.

Le divisioni sulla misura hanno riguardato tutta l’opinione pubblica in Spagna e due dei principali sindacati, UGT e Comisiones Obreras, hanno espresso il timore che possa aumentare le discriminazioni nell’assunzione delle donne da parte dei datori di lavoro (qui abbiamo parlato del gender gap in Italia non solo riguardo gli stipendi delle donne).

“Chiediamo che le donne siano considerate lavoratrici con gli stessi diritti degli uomini” ha dichiarato, Cristina Antoñanzas, vicesegretaria dell’Ugt.

Da parte di Podemos è stato però garantito che il permesso riguarderebbe soltanto le donne afflitte da dismenorrea, condizione di sofferenza causata dei dolori che accompagnano le mestruazioni, ma che secondo i dati della società spagnola di ginecologia e ostetricia interferisce con le attività quotidiane di circa un terzo delle donne.

“Quando il problema non può essere risolto dal punto di vista medico, riteniamo che sia molto sensato che ci sia un’incapacità temporanea associata a questo problema”, ha dichiarato al quotidiano El Pais Ángela Rodríguez, Segretario di Stato spagnolo per l’Uguaglianza e Contro la Violenza di Genere.

“È importante chiarire cos’è un periodo doloroso, non stiamo parlando di un leggero disagio, ma di sintomi gravi come diarrea, forti mal di testa, febbre” ha aggiunto.

Secondo le anticipazioni della stampa spagnola il congedo sarebbe riconosciuto, infatti, “sotto il diretto controllo medico” e soltanto per le donne che vivono periodi invalidanti conseguenti a forti crampi e altri sintomi come nausea, vertigini e vomito.

Arriva il congedo mestruale: la situazione nel mondo

Sono pochissimi i governi in tutto il mondo che concedono giorni di congedo mestruale: sono riconosciuti dal 1947 in Giappone, Paese che negli anni è stato seguito poi da Taiwan, Indonesia, Corea del Sud e Zambia (qui avevamo parlato del precedente di congedo mestruale riconosciuto dall’azienda indiana Zomato).

In Europa non è previsto dalla legge di nessuno Stato e in Italia è stata proposta e discussa nel 2016 in Parlamento una legge sul tema mai approvata (qui avevamo parlato di un’iniziativa da parte di un’associazione calabrese).

La norma in discussione in Spagna rientra in nuovo disegno di legge dal nome “Legge Organica per la Tutela dei Diritti Sessuali e Riproduttivi e la Garanzia dell’Interruzione Volontaria della Gravidanza” che introduce anche altre novità in materia di salute sessuale: da una garanzia più estesa del diritto all’aborto, con l’annullamento dell’obbligo per i ragazzi di 16 e 17 anni di ottenere il consenso dei genitori per la procedura, al finanziamento tramite il sistema pubblico di contraccettivi e della cosiddetta “pillola del giorno dopo”.