Scuola, critiche a Valditara sugli aumenti di stipendio degli insegnanti: non coprono l’inflazione

Valditara al Tutti a scuola elogia quanto fatto dal governo per l’istruzione, ma i sindacati lamentano stipendi bassi degli insegnanti italiani e aumenti che non coprono l’inflazione

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Nel corso della giornata odierna, 16 settembre 2024, il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara ha inaugurato l’anno scolastico 2024/2025 nel corso della 24esima edizione di Tutti a scuola tenutasi a Cagliari. Presente anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’evento ha approfondito temi quali l’uso dell’intelligenza artificiale e dell’innovazione digitale nella didattica, anche se, nelle stesse ore, i sindacati degli insegnanti non hanno mancato di sottolineare che il vero problema della scuola italiana sia rappresentato dagli stipendi dei docenti, ancora troppo bassi, e dai loro scarsi aumenti.

Valditara criticato per i bassi aumenti di stipendio

“In Italia quest’anno ci sono 110mila studenti in meno – ha detto il ministro dell’Istruzione Valditara a margine della cerimonia svoltasi a Cagliari -. Di fronte a un calo così rilevante avremmo potuto tagliare anche gli organici in modo corrispondente per risparmiare risorse: non l’abbiamo fatto perché io credo molto nel fatto che noi dobbiamo diminuire sempre di più questo rapporto fra docenti e studenti, che poi è già fra i più bassi d’Europa. Credo che aiuti ad aumentare le competenze e a procedere ulteriormente all’abbassamento della dispersione scolastica implicita”.

Alle belle parole di Valditara ha però risposto un comunicato dalla Flc Cgil, Federazione lavoratori della conoscenza, che ha sottolineano che in Italia gli stipendi degli insegnanti sono ancora troppo bassi e che “gli aumenti promessi dal ministro Valditara non bastano neanche per recuperare l’inflazione“.

Gli stipendi degli insegnanti in Italia

Nel suo comunicato, Flc Cgil riporta i dati dell’ultimo Rapporto Ocse – Education at a glance nel quale si evidenzia che gli insegnanti italiani “sono tra i meno pagati d’Europa“. “Ciò riguarda i docenti di tutti i gradi di scuola (primaria, media e superiore) – ha specificato Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc Cgil – con differenze consistenti relative tanto al livello retributivo iniziale quanto al massimo della carriera”. Entrando più nel dettaglio, il sindacato sottolinea che:

  • nella scuola primaria la differenza tra la retribuzione iniziale degli insegnanti italiani rispetto alla media retributiva degli insegnanti europei dello stesso grado di scuola è dell’8,6%. Al culmine della carriera la differenza diventa del 22,8%;
  • nella scuola media (secondaria di primo grado) la differenza è del 3,9% a livello iniziale e del 16,4% al massimo della carriera;
  • nella scuola superiore (secondaria di secondo grado) la retribuzione iniziale dei docenti italiani rispetto agli omologhi europei è inferiore del 5,8% e diventa del 15,6% al culmine della carriera.

Si tratta di dati ben lontani da quelli delle retribuzioni dei docenti dei principali Paesi europei. Gli insegnanti italiani con 15 anni di servizio percepiscono il 13,1% in meno rispetto ai francesi, il 29% in meno rispetto agli spagnoli e la metà rispetto ai tedeschi e agli olandesi.

Gli aumenti annunciati non coprono l’inflazione

Il ministro Valditara nell’evento di Cagliari ha ricordato sul tema stipendi del personale della scuola che il governo lo scorso anno ha “messo 3 miliardi di euro” e che “il nuovo contratto aumenterà gli stipendi dei docenti del 5,8%. Questo aumento si va ad aggiungere a un taglio del cuneo fiscale che vale il 6-7% a seconda delle aliquote”. E ancora: “Se mettiamo insieme 5,8% al 6 o 7%, troviamo una percentuale superiore a quella dell’aumento del costo della vita per impiegati, operaie e quindi per il personale, per il lavoratore, che è stato stimato dall’Istat, nel triennio 22-24, dell’11,5%“.

Questi dati, però, non sono condivisi da Flc Cgil che, infatti, accusa il ministro di essersi dimenticato di dire che “l’(eventuale) incremento stipendiale del 5,78% relativo al triennio contrattuale 2022-2024 è ben lontano dal tasso d’inflazione dello stesso periodo che è pari a circa il 18%. Ne consegue – aggiungono – che se nella prossima legge di bilancio non ci saranno stanziamenti aggiuntivi per rinnovare il contratto, con le risorse annunciate dal Ministro non verrà garantita neanche la tutela del poter d’acquisto delle retribuzioni del personale della scuola”.