Stellantis, lavoratori di nuovo in cassa integrazione ad Atessa e Termoli: mancano ordini

Stellantis ricorre, ancora, alla cassa integrazione nei suoi stabilimenti italiani: questa volta è il turno di Atessa e Termoli che si fermano dal 14 ottobre.

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Continua l’involuzione di Stellantis in Italia, con il gruppo che ha annunciato un nuovo ricorso alla cassa integrazione per gli stabilimenti di Atessa e Termoli. Il motivo, come nel caso di Mirafiori, è la mancanza di ordini sufficienti a garantire la totalità della forza lavorativa. Entrando più nello specifico, nello stabilimento di Atessa è prevista la cassa integrazione ordinaria dal 14 al 27 ottobre 2024, mentre in quello di Termoli dal 14 al 20 dello stesso mese. Si tratta di un intervento minore rispetto a quello già citato di Mirafiori, dove Stellantis ha deciso di applicare l’istituto per un mese, dal 13 settembre al 14 ottobre 2024.

Cassa integrazione Stellantis ad Atessa e Termoli

La decisione di Stellantis di applicare lo strumento della cassa integrazione anche ad Atessa e Termoli è un chiaro segnale delle difficoltà attraversate dal gruppo italo-francese in questa fase. Lo stabilimento in provincia di Chieti, infatti, è stato l’unico che nel primo semestre del 2024 ha registrato un segno positivo nella produzione dei veicoli commerciali, mentre nel caso di quello molisano si tratta di una struttura specializzata nella produzione dei motori Fire.

Il motivo principale dell’ulteriore ricorso di Stellantis alla cassa integrazione in alcuni suoi stabilimenti italiani è legato alla carenza di ordini cui, per stessa ammissione del gruppo, si aggiungono altre situazioni congiunturali. Atessa, malgrado una produzione in positivo, accusa il rallentamento europeo del mercato europeo dei veicoli commerciali che, infatti, non le permette di assorbire a pieno i buoni numeri registrati negli ultimi mesi. Anche Termoli, a cascata, è interessata da un fenomeno simile, con il rallentamento degli ordini che non rende necessaria la produzione di altri motori, questa volte delle vetture.

I problemi di Stellantis

Molte sono le questioni aperte su cui Stellantis sembra essere al momento in difficoltà. Solo nella giornata di ieri, infatti, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha comunicato che il governo sposterà i 250 milioni del Pnrr destinati alla gigafactory di Termoli a causa delle forti incertezze che gravano sul progetto legato alla produzione di auto elettriche.

I problemi, tuttavia, non riguardano soltanto il comparto elettrico di Stellantis, ma sono estesi a tutta la produzione. Il gruppo sta infatti facendo ricorso alla cassa integrazione in tutti i suoi stabilimenti italiani. Sta succedendo a Mirafiori, con i lavoratori lasciati a casa per un mese al rientro dalle ferie, così come a Pomigliano d’Arco (cinque giorni di cassa integrazione a settembre), ad Atessa e Termoli.

A serio rischio c’è anche lo stabilimento di Cassino, tanto che il presidente della Provincia di Frosinone, Luca Di Stefano, ha scritto direttamente al ministro Urso per esprimere le proprie perplessità sulla crisi del sito Stellantis che produce, lo si ricorda, le Alfa Romeo Giulia e Stelvio e la Maserati Grecale. Si teme un calo dei livelli di occupazione, specie dopo che sembra ormai certo che il consorzio Fca Security di Cassino, che si occupa della sorveglianza e dell’antincendio, verrà sciolto. A rischio, in questo caso, ci sono 70 lavoratori (40 sorveglianti, 23 vigili del fuoco e 7 capoturno), che si andrebbero ad aggiungere ai circa 10 dipendenti allontanati nel corso dell’ultimo anno con esodi incentivati.