Italia affamata di informatici, ma non se ne trovano

6 aziende su 10 lamentano la difficoltà nel reperire specialisti Ict. Quali sono le figure più richieste dal mercato nell'ambito dell'informatica

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

In tempi di grave disoccupazione c’è una professione in controtendenza: il mercato italiano, e non solo, è letteralmente affamato di specialisti Ict. Secondo un recente sondaggio 6 aziende italiane su 10 avrebbero difficoltà nel reperire queste figure.

Cos’è uno specialista Ict

Gli specialisti Ict sono fra i professionisti più ricercati del momento. Ict è l’acronimo di Information and Communication Technologies, una locuzione-contenitore che si riferisce a quei professionisti che lavorano sulle tecnologie dei sistemi integrati di telecomunicazione, ai computer, sulle tecnologie audio-video e sui relativi software.

Mancano informatici in tutta Europa

A livello europeo quasi un’impresa su 10 (il 9,5%) ha riferito di aver assunto, o di avere avuto intenzione di assumere, almeno uno specialista Ict. Il dato è riferito al 2021. Nell’anno di riferimento il 62,8% delle imprese interpellate ha dichiarato di avere avuto difficoltà a coprire i posti vacanti. L’Italia si allinea al trend: da noi il 60% delle aziende fatica a trovare specialisti informatici.

Il dato viene fornito da Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea, in un recente rapporto sull’Ict. Il dato si impenna fra le grandi aziende (72,2%) per calare progressivamente fra le medie (63,7%) e le piccole imprese (59,9%). Tre quarti delle aziende che sono riuscite ad assumere personale dichiarano di avere avuto, o di avere tuttora, difficoltà a colmare ulteriori lacune nell’organico.

Sempre secondo i dati Eurostat, dal 2012 al 2022, il numero di specialisti Ict nell’Unione europea è aumentato del 57,8%. Si tratta di un incremento maggiore di 7 volte rispetto all’aumento occupazionale nel suo complesso (8,8%).

I Paesi nei quali si sono registrate le maggiori problematiche sono Slovenia (78,0%), Repubblica Ceca (77%), Germania (76,6%), Lussemburgo (70,9%) e Paesi Bassi (70,4%). Il dato, però, deve essere interpretato: da una parte c’è la relativa scarsità di professionisti disponibili sul mercato, dall’altra parte però c’è una domanda che può variare da Paese a Paese: realtà in cui la transizione digitale procede a pieno regime come la Germania hanno certamente maggiore fame di specialisti Ict, e dunque maggiori difficoltà nel reperire personale, rispetto a realtà che sono rimaste al palo.

Sul fronte occupazionale l’Italia vive un gap che si protrae ormai da anni: il disallineamento fra ciò che il mercato richiede e la sovrabbondanza di professionalità che non trovano collocazione. Alimenta questo gap lo scollamento fra le competenze offerte dalle università e quelle effettivamente ricercate dalle aziende.

Mesi fa la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone ha lanciato un allarme dal palco del Forum Confcommercio. Calderone ha lamentato la presenza di un milione di posti di lavoro che non si riesce a coprire nonostante la presenza di tanti disoccupati.

“Insieme alle politiche attive – ha dichiarato Marina Elvira Calderone – c’è il tema della formazione delle lavoratrici e lavoratori che devono essere avviati a lavori che ci sono e non a lavori che non ci sono o che sono pensati rispetto a logiche del passato”.

I lavori informatici più richiesti

Secondo una rilevazione di Gi Group i profili più ricercati dal mercato digitale al momento sono:

Non tramonta poi mai la figura di esperto in cybersecurity.

Qui un focus sulle professionalità informatiche più richieste dal mercato.