Il caldo eccessivo è incompatibile con la salute umana, ma anche con determinate lavorazioni che rischiano di venire compromesse se l’asticella del termostato sale eccessivamente. Lo ha messo nero su bianco l’Inps con un messaggio divenuto ormai celeberrimo.
Cassa integrazione +35 gradi
Con il messaggio numero 1856 del 3 maggio 2017 l’Istituto previdenziale chiarisce che la Cigo (Cassa integrazione guadagni ordinaria) può essere invocata in caso la temperatura superi i 35 gradi.
Viene inoltre specificato che la misura scatta sia in caso di temperatura effettiva che di temperatura percepita. Fanno fede i bollettini meteo pubblicati giorno per giorno.
Cassa integrazione per caldo eccessivo anche sotto i 35 gradi
Con un successivo messaggio (2729 del 20 luglio 2023) l’Inps ha chiarito che il ricorso alla Cigo è invocabile dal datore di lavoro anche in caso le temperature risultino inferiori ai 35 gradi “se le relative attività sono svolte in luoghi non proteggibili dal sole o se comportino l’utilizzo di materiali ovvero in presenza di lavorazioni che non sopportano il forte calore“.
Sintetizzando, la valutazione non deve fare riferimento esclusivamente alla variabile termica, ma anche “alla tipologia di attività svolta e alle condizioni nelle quali si trovano a operare i lavoratori”.
L’Inps tiene a specificare anche che le stesse valutazioni vanno messe in atto per le professioni svolte al chiuso, cioè al riparo dal sole, “allorché le stesse non possano beneficiare di sistemi di ventilazione o raffreddamento per circostanze imprevedibili e non imputabili al datore di lavoro”.
Dato l’alto numero di malori sul lavoro nei mesi estivi nel settore agricolo a causa del caldo, l’Inps fa esplicitamente presente che la stessa disciplina va applicata anche per il lavoro nei campi.
È l’Inps a chiarire chi può richiedere la cassa integrazione per caldo eccessivo. L’Istituto previdenziale specifica poi quali sono le categorie di lavoratori a rischio.
Al di là delle indicazioni generali finora espresse il trattamento di integrazione salariale è riconoscibile in tutti i casi in cui il datore di lavoro, su indicazione del responsabile della sicurezza dell’azienda, disponga la sospensione o la riduzione delle attività per la presenza di pericoli per la sicurezza e la salute dei lavoratori. L’unico parametro da rispettare è che le cause che hanno determinato la sospensione (o la riduzione) non devono essere imputabili al datore di lavoro o ai lavoratori (per esempio: cattiva organizzazione dei turni con la concentrazione delle lavorazioni più faticose nelle ore più calde, malfunzionamenti agli impianti di condizionamento a causa di negligenza del datore di lavoro, errori nella logistica che costringono alcuni lavoratori a prestare l’opera nei pressi di altoforni quando potrebbero lavorare altrove, eccetera…).
Con le temperature in aumento costante negli anni non è escluso che il ricorso alla Cigo possa aumentare progressivamente.
Cassa integrazione per temperature alte: la normativa
Per approfondire si rimanda ai testi di riferimento: