Enel, sciopero dei dipendenti l’8 marzo 2024: perché contestano il nuovo piano industriale

Segnalati cortei di dipendenti Enel in tutte le principali città italiane: i sindacati contestano la mancanza di adeguati investimenti

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Anche i dipendenti Enel partecipano allo sciopero generale di venerdì 8 marzo 2024. Alta l’adesione da Nord a Sud fra i circa 30.000 lavoratori Enel in Italia. I sindacati contestano il nuovo piano industriale accusato, fra le altre cose, di mettere a rischio il know-how aziendale e di non prevedere adeguate risorse per le rinnovabili e per le turnazioni dell’organico.

Perché i dipendenti Enel sono in sciopero

Presidi di dipendenti Enel sono stati registrati a Perugia, Torino, Milano, Foggia, Roma, Napoli, Olbia, Palermo e in molte altre città su e giù per lo Stivale.

“Rinunciamo ad una giornata di stipendio perché sentiamo la responsabilità di lavorare per una delle aziende più importanti del Paese, responsabilità che manca alla dirigenza”, dicono ad esempio i lavoratori in presidio in piazza Italia a Perugia. “A fronte degli enormi ricavi previsti con la transizione energetica, finanziata anche dal Pnrr – denunciano i sindacati – nell’ultimo piano industriale Enel riduce i costi del lavoro, mettendo a repentaglio gli standard di qualità e sicurezza che la contraddistinguono”.

Meno investimenti sulle energie rinnovabili

Enel viene accusata di avere abbandonato le attività elettriche e di avere ridotto gli investimenti nelle energie rinnovabili da 5 miliardi e mezzo a 3. “Manca il coraggio di compiere le scelte necessarie allo sviluppo del Paese”, accusano i sindacati.

Lavoratori Enel in sciopero a Napoli

Meno costi e meno investimenti

Ilvo Sorrentino, segretario nazionale della Filctem Cgil, lancia l’allarme: “Enel sta esternalizzando attività centrali e pensa solo a ridurre i costi disinvestendo in termini industriali”.

La Lombardia è una delle regioni in cui è più alto il numero dei lavoratori Enel: 3.200, di cui 1.800 solo nel capoluogo. A Milano il presidio dei lavoratori dell’industria energetica è stato convocato alle 9:30, in piazzale Cadorna angolo via Carducci, accanto alla sede Enel. I sindacati contestano “esternalizzazioni, turni, carenza reperibilità nell’area distribuzione; la carenza di investimenti in energia rinnovabile; la generazione termica: abbandono dei siti esistenti; il Mercato ed Enel X, nessuna visione di sviluppo e abbandono dei perimetri di business; ridimensionamenti, assenza nella manutenzione delle sedi, taglio ad un accordo storico sullo smart working nelle aree di staff”, fra le altre cose.

Radunati nel presidio di Olbia, i lavoratori sardi lamentano turni di lavoro sfiancanti che in alcuni casi hanno raggiunto anche le 18 ore consecutive. I lavoratori sarebbero poi stati costretti a dare la propria disponibilità per la reperibilità nei turni notturni e nel fine settimana. Il tutto per una carenza di organico che rende impossibile conciliare adeguatamente vita e lavoro. “L’azienda non vuole fare assunzioni e per sopperire alla mancanza di lavoratori spalma quei pochi che ci sono su tutti gli interventi da fare nel territorio, oppure esternalizza il lavoro a ditte esterne”, accusano i sindcalisti Gianluca Pinducciu della Filctem Cgil Gallura, Fabrizio Moretti della Flaei Cisl e Gian Mario Ozzana della Uiltec.