Energie rinnovabili in Italia, 1.376 progetti bloccati dalla burocrazia

Alla fiera K.EY 2024, due report di Legambiente mostrano come nel nostro Paese le energie green siano frenate da una normativa vecchia e da lungaggini autorizzative

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

In Italia, il percorso verso la realizzazione dei grandi impianti a fonti rinnovabili è ostacolato da una serie di sfide che ne rallentano lo sviluppo. Ritardi, lungaggini nei processi autorizzativi, contenziosi e un quadro normativo obsoleto, fermo al 2010, contribuiscono a creare un contesto difficile per questo settore. Anche le comunità energetiche non stanno vivendo un periodo facile, nonostante alcuni segnali positivi evidenziati dal Decreto CER, al quale si è recentemente affiancato il Decreto sulle regole attuative, completando così il quadro normativo.

Questo è quanto emerge dai due nuovi report presentati da Legambiente durante la fiera K.EY a Rimini: “Scacco Matto alle rinnovabili 2024“, che include dati fino al 2023 e un aggiornamento della mappa dei principali ostacoli agli impianti, e “Le Comunità energetiche rinnovabili in Italia“, realizzato in collaborazione con il GSE e presentato nell’ambito della campagna “BeCome – dai borghi alle comunità energetiche“, promossa da Legambiente insieme a Kyoto Club e AzzeroCO2.

Entrambi i report evidenziano una crescita eccessivamente lenta delle fonti energetiche pulite, delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e un numero eccessivo di progetti in lista d’attesa.

Rinnovabili in Italia: troppo poche e troppo lente

I dati del 2023 testimoniano inequivocabilmente che nella Penisola sono state installate solamente 5.677 MW di nuove capacità, secondo le ultime rilevazioni di Terna. Questa cifra riflette una crescita estremamente modesta rispetto agli ambiziosi obiettivi climatici da raggiungere entro il 2030, pari a 90 GW di nuove installazioni. Tale obiettivo richiederebbe quasi 13 GW di nuova potenza annuale dal 2024 al 2030, come indicato nello studio commissionato ad ECCO da Legambiente, Greenpeace e WWF.

Fonti rinnovabili in Italia: pochi grandi impianti e tanta burocrazia

La carenza di grandi impianti realizzati nel 2023 solleva legittime preoccupazioni. Secondo i dati di Elettricità Futura, dell’energia eolica prodotta, l’85% degli impianti supera i 10 MW, mentre nel caso del fotovoltaico, dei 5.234 MW totali, il 38% ha una potenza inferiore ai 12 kW e il 78% è al di sotto del MW. Legambiente denuncia questi numeri troppo esigui, sottolineando che non sono sufficienti per affrontare la necessaria decarbonizzazione del sistema elettrico e dei sistemi produttivi nazionali.

Riguardo ai progetti di fonti rinnovabili in attesa di approvazione, al 17 gennaio 2024, si contano 1.376 casi ancora in fase di valutazione. Questo dato suggerisce un notevole interesse da parte delle imprese, tuttavia, la lentezza delle procedure autorizzative ha finora limitato il numero di approvazioni rilasciate, creando un divario tra l’entusiasmo delle imprese e la concretizzazione degli investimenti.

Blocchi alle rinnovabili in Italia: Legambiente mappa 63 casi simbolo

Il numero di casi simbolo di ostacoli alle fonti rinnovabili mappati da Legambiente è ora salito a 63, di cui 20 rappresentano le nuove situazioni documentate nel report del 2024. Le problematiche variano da scelte di 6 amministrazioni locali in Veneto, Umbria, Marche e Basilicata che preferiscono poli logistici e industriali anziché parchi eolici o fotovoltaici, a moratorie tentate o in programma, come nel caso della Sardegna e dell’Abruzzo, dove è intervenuta la Corte Costituzionale. Altre situazioni includono una simile moratoria della Sovrintendenza della Basilicata, imponendo un vincolo paesaggistico di 10 km intorno al sito del Castello di Monteserico (PZ), con esplicita preclusione alla realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Ci sono anche ricorsi al Tar tra Molise e Toscana, con la buona notizia della non validità del ricorso contro il parco eolico del Mugello in quest’ultimo caso. Infine, si segnalano i ritardi della Presidenza del Consiglio dei Ministri in Puglia e della Sovrintendenza nel Lazio.

Comunità energetiche rinnovabili: il bilancio e le prospettive di Legambiente

Ad oggi, in Italia sono state realizzate solamente 154 forme di energia condivisa, comprese Comunità Energetiche Rinnovabili e configurazioni di autoconsumo collettivo. Le regioni più attive a fine 2023 sono risultate essere Piemonte, Veneto e Trentino-Alto Adige, con un totale di 67 configurazioni.

Questi numeri, nonostante i ritardi burocratici e normativi, sono considerati significativi, ma avrebbero potuto essere molto più elevati, infatti, secondo le stime di Legambiente, sarebbero potute essere almeno 400. Queste stime sono il risultato della collaborazione di diverse realtà, tra cui AESS, Caritas, Become, il programma NextAppenino, AzzeroCO2, ènostra, Legacoop, Enel X, il Comune di Roma, La Sapienza, Regalgrid, Fondazione con il Sud e Banco dell’Energia.

Il Decreto CER ha aperto nuove possibilità per progetti che potevano svilupparsi negli anni. Legambiente cita esempi come le 15 possibili Comunità energetiche della Caritas, i 55 progetti di ènostra e i 105 del programma Nextappennino, insieme alle 25 CER della campagna Become di Legambiente, KyotoClub e AzzeroCO2 per i Piccoli Comuni. Nel contesto del progetto BeCome, sono stati presentati oggi i primi 15 studi di fattibilità, superando i 3 MW di impianti fotovoltaici ipotizzati. Il prossimo appuntamento del progetto è previsto per giovedì 4 aprile a Bologna, con il Forum CER Emilia-Romagna, dove Bryo e Legacoop approfondiranno il contributo alla transizione energetica della regione, focalizzandosi sulla ricostruzione post alluvione in Romagna.

Legambiente: le sfide e le proposte per la transizione ecologica in Italia

Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, sottolinea la necessità di investire urgentemente in fonti rinnovabili, grandi impianti, comunità energetiche, reti e accumuli per accelerare la transizione ecologica e il processo di decarbonizzazione del Paese. Tuttavia, per ottenere risultati rapidi ed efficaci, è fondamentale potenziare il personale degli uffici regionali preposti alle autorizzazioni, riordinare le normative, aggiornarle e adeguarle alla sfida energetica, climatica e sociale, oltre a semplificare le procedure autorizzative. Ciafani mette in luce che attualmente sono soprattutto le Regioni e le Soprintendenze a ostacolare la transizione ecologica, esprimendo preoccupazione per la mancanza di progressi da tre anni a questa parte.

Legambiente chiede ai ministri dell’Ambiente, delle Imprese, del Made in Italy e della Cultura di collaborare per la pubblicazione di un Testo Unico che semplifichi gli iter autorizzativi degli impianti, definisca chiaramente ruoli e competenze degli organi statali, e garantisca tempi certi per le procedure. In questa prospettiva, sottolinea l’importanza del coinvolgimento e del dialogo con i territori, ritenuti i veri protagonisti di un sistema distribuito e diffuso, che non possono essere esclusi da questa cruciale fase di transizione.

Rinnovabili in Italia, norme obsolete e ostacoli burocratici

Legambiente identifica nella normativa obsoleta, ferma dal 2010, e nelle lentezze autorizzative e contenziosi del Ministero della Cultura i principali ostacoli al progresso delle energie rinnovabili in Italia. Attualmente, ben 81 progetti attendono una determina da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri (PCM), nonostante abbiano ricevuto pareri positivi dalla Commissione tecnica VIA e negativi dal Ministero della Cultura (MIC).

Tra questi, 67 progetti sono in attesa del parere del MIC, nonostante la maggioranza abbia già ottenuto il via libera dalla Commissione VIA. Alcuni di questi progetti sono in sospeso dal lontano 2012, evidenziando un processo decisionale che richiede quasi 12 anni per comunicare la fattibilità a un’impresa. Nel 2023, sono stati affrontati oltre 3 GW di potenza su 47 impianti complessivi, di cui 20 agrivoltaici per 1.418 MW, 6 fotovoltaici per 285 MW e 21 eolici onshore per 1.313 MW. La maggior parte di questi progetti è stata presentata tra il 2019 e il 2022, ma si è intervenuto anche su un impianto del 2013. Importante notare che su 47 impianti totali, ben 15 hanno ricevuto un parere negativo, di cui 12 sono progetti eolici.

A questi ritardi si aggiungono problemi irrisolti riguardanti eolico e fotovoltaico, come il tema delle aree idonee, oltre ai numerosi contenziosi di Comuni, Regioni e cittadini (sindromi Nimby – non nel mio giardino – e Nimto – non nel mio mandato -) che ostacolano la realizzazione di grandi impianti a fonti rinnovabili.

Il contributo del Ministero dell’Ambiente alle rinnovabili

Un segnale positivo emerge dall’attività delle Commissioni Via-Vas e Pnrr-Pniec del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica nel 2023. Durante l’anno, queste commissioni hanno gestito 221 procedure autorizzative, coinvolgendo opere del valore complessivo di oltre 13,5 miliardi di euro e una potenza di 10,5 GW.

La Commissione Via-Vas ha focalizzato il suo lavoro su 33 istanze di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per impianti eolici, con una potenza complessiva superiore a 2 GW e un valore economico di circa 3,5 miliardi di euro. Inoltre, la Sottocommissione VIA ha emesso pareri positivi su 51 procedimenti relativi agli elettrodotti della Rete di Trasmissione Nazionale, con un valore economico di circa 76 milioni di euro.

Nel corso del 2023, la Commissione Tecnica Pnrr-Pniec ha adottato 115 pareri VIA per progetti nel settore delle rinnovabili. Questi includono 73 progetti agrivoltaici, 19 fotovoltaici, 16 eolici, 3 eolici off-shore, 3 impianti di pompaggio e 1 GW di accumulo energetico. Inoltre, sono state evase 18 istruttorie di scoping per progetti di eolico off-shore, concentrati principalmente nella Regione Puglia (26% dei progetti totali), Sicilia (17%) e Sardegna (14%).

Campania e Calabria puntano sulle rinnovabili

Nel contesto delle energie rinnovabili, emergono due esempi positivi di impegno regionale. La Regione Campania ha preso una significativa iniziativa a partire dal 2021. Affrontando la situazione critica di 183 istanze di autorizzazione per impianti da fonti rinnovabili, alcune delle quali risalenti addirittura al 2006, la regione ha modificato la Legge Regionale n. 37 del 2018. Questo intervento ha comportato la riapertura delle call e lo sblocco dei progetti in sospeso.

Analogamente, la Regione Calabria ha adottato misure efficaci attraverso la piattaforma CalabriaSuap. Questa iniziativa ha ordinato e semplificato le procedure di presentazione, fornendo specifici modelli standardizzati e semplificati direttamente sulla piattaforma. Un approccio che mira a facilitare e accelerare l’iter autorizzativo per gli impianti da fonti rinnovabili nella regione.

L’appello al Governo Meloni, accelerare la transizione ecologica

Legambiente lancia un appello al Governo Meloni, invitandolo a compiere un atto di coraggio in favore delle energie rinnovabili, ritenute fondamentali per la transizione ecologica del Paese. L’organizzazione ambientalista sottolinea l’urgente necessità di una normativa aggiornata e in linea con i cambiamenti tecnologici, richiedendo un impegno congiunto tra MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica), Ministero delle Imprese e del Made in Italy e MIC (Ministero della Cultura). Legambiente sottolinea l’importanza di semplificare gli iter autorizzativi, proponendo la creazione di una cabina di regia a livello nazionale per identificare le aree idonee allo sviluppo di progetti rinnovabili e coordinare la loro presentazione, evitando sovrapposizioni e semplificando i procedimenti autorizzativi.

L’organizzazione ambientalista enfatizza altresì la necessità di campagne di informazione e sensibilizzazione, non solo per mitigare gli effetti delle sindromi Nimby e Nimto, ma anche per contrastare la diffusione di notizie false. Tale approccio mira a fornire ai territori strumenti più ampi e migliori per comprendere e valutare i progetti, favorendo una collaborazione più efficace per il loro miglioramento.

Opportunità perse, il ritardo italiano nelle energie rinnovabili

Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente, esprime preoccupazione per la scarsa ambizione politica del Governo Meloni nel cogliere le opportunità legate alle energie rinnovabili, fondamentali per lo sviluppo sociale e ambientale del Paese. Eroe evidenzia che l’Italia, tramite il Piano Mattei, rischia di privilegiare l’industria del gas a discapito delle rinnovabili, una scelta che ritiene insensata e che richiede un cambiamento di rotta urgente.

Secondo Legambiente, una delle sfide cruciali attuali è lo sblocco dei progetti per la produzione di energia da fonti pulite che sono attualmente fermi, l’ottimizzazione delle procedure autorizzative e, ora che è concluso l’iter delle Comunità Energetiche Rinnovabili, concentrarsi su di esse per risolvere gli ultimi problemi aperti. Questo, sostiene Eroe, contribuirebbe a ridurre i costi energetici per famiglie e imprese e a portare innovazione nei territori, specialmente nei piccoli Comuni.

Decreto incentivi: passi avanti, ma criticità da risolvere

Il recente Decreto incentivi, insieme alle sue regole attuative appena pubblicate, rappresenta un passo significativo in avanti. Tuttavia, secondo Legambiente, persistono numerose criticità che richiedono interventi tempestivi e pragmatici. Tra le principali preoccupazioni, l’organizzazione ambientalista sottolinea la necessità di affrontare questioni legate al potenziale energetico e all’accesso agli incentivi, chiedendo una regolamentazione del settore termico, attualmente privo di normative e incentivi per le realtà interessate a condividere energia termica.

Legambiente esprime altresì la necessità di interventi immediati sui fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destinati ai Piccoli Comuni, richiedendo la pubblicazione del bando. Senza questa pubblicazione, nessuna Amministrazione comunale potrà accedere ai fondi. La stessa situazione si applica al bando sull’agrivoltaico, evidenziando l’importanza di attuare interventi concreti per garantire il pieno sfruttamento delle opportunità offerte dal decreto.

Il Ministro Pichetto illustra gli strumenti per lo sviluppo delle rinnovabili

Al K.EY di Rimini ha partecipato anche il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto che, oltre ad inaugurare la manifestazione, ha fatto una panoramica sui principali strumenti di sviluppo e incentivazione delle energie rinnovabili. Pichetto ha annunciato l’arrivo imminente dal decreto Fer2 dalla Commissione europea e ha menzionato l’interlocuzione in corso sul FerX, che riguarda le moderne modalità di produzione energetica. Il Ministro ha espresso la speranza che il provvedimento riguardante il FerX trovi un punto di equilibrio quanto prima.

Pichetto ha affrontato anche il tema delle Comunità Energetiche Rinnovabili, definendole “un’opportunità culturale che cambierà la mentalità” e trasformerà il cittadino da consumatore a produttore, ma anche per “creare le condizioni di competitività e vantaggio in un Paese ricco di borghi” come l’Italia.