Electrolux, raggiunto l’accordo per 153 esuberi: incentivi fino a 72mila euro per chi lascerà l’azienda

C’è l’accordo tra Electrolux e sindacati per la gestione degli impiegati in esubero, quantificati in 153 a livello nazionale

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Electrolux e i sindacati hanno finalmente trovato un accordo per gestire il surplus di personale, che ammonta a 153 dipendenti su scala nazionale (di cui 5 provenienti dallo stabilimento di Cerreto d’Esi). L’accordo è stato raggiunto venerdì sera dopo lunghi e intensi confronti in fabbrica. Giovedì, nonostante la firma di un accordo preliminare, sono emerse forti opposizioni dalle Rsu, soprattutto nei siti produttivi di Porcia, in provincia di Pordenone, e di Susegana, nella provincia di Treviso. La definizione dell’intesa è stata difficile e travagliata.

I termini dell’accordo

L’accordo è stato lungo, con il rischio che tra azienda e sindacati non si trovasse un’intesa. La scorsa sera, finalmente, è stato raggiunto un accordo, sottoscritto da una vasta maggioranza del coordinamento nazionale di Electrolux. Nel documento si conferma che la selezione dei dipendenti in eccesso avverrà tramite volontarietà o, come comunemente detto, l’assenza di opposizione al licenziamento. Le segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm sottolineano che questo approccio evita il rischio di licenziamenti unilaterali, che sarebbero stati inevitabili in caso di mancato accordo.

Le modalità di uscita dall’azienda, come già dichiarato dal management della multinazionale svedese, prevedono incentivi differenziati:

  • 3.000 euro per coloro che sono già idonei per la pensione
  • 12.000 euro per chi raggiungerà i requisiti entro 12 mesi
  • 25.000 euro per chi li raggiungerà entro 24 mesi
  • 72.000 euro per dipendenti con un’anzianità aziendale superiore a otto anni che non possono pensionarsi durante il periodo di fruizione della Naspi.

Per coloro che ne faranno richiesta, è previsto un percorso di outplacement per facilitare la ricerca di nuove opportunità lavorative. Le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici osservano che con questo accordo Electrolux conferma il suo impegno di investire in Italia, come già esposto al ministero delle Imprese e del Made in Italy. Si stabilisce inoltre un metodo di monitoraggio bimestrale con i delegati dei lavoratori e si promette di ricorrere alla riqualificazione professionale e al part-time, laddove possibile, per ridurre gli esuberi.

Vengono confermati anche tutti i programmi di investimento concordati con i sindacati e presentati nell’incontro del 12 marzo scorso presso il Mimit. È importante sottolineare che l’investimento previsto per l’impianto di Cerreto d’Esi nel 2024 è di 3 milioni di euro, lo stesso importo speso l’anno precedente. Per quanto riguarda il sito produttivo di Cerreto d’Esi, Electrolux intende aumentare la produzione, considerando che dopo il calo registrato negli ultimi anni (da 130.000 pezzi nel 2021 a 97.000 nel 2023), si prevede un aumento fino a 114.000 cappe nel 2024. Recentemente Electrolux era apparsa nella classifica delle migliori aziende al mondo secondo Top Employers Institute.

Il rischio che saltasse tutto

L’accordo però non ha soddisfatto tutti. Le Rsu di Porcia e Susegana fino all’ultimo erano fermamente contrarie a firmare, anche se le prime alla fine si sono convinte. Ma Susegana invece ha detto no. “Susegana non ha firmato e non firmerà” chiarisce la posizione Augustin Breda, delegato dello stabilimento veneto. Non ci sono le condizioni per avallare un’intesa che non raccoglie nessuna delle richieste che erano state avanzate al tavolo.

Prima fra tutte “l’adeguamento dell’incentivo. Se – ricorda Breda – lo scorso anno da Susegana avrebbero dovuto uscire 20 persone e a fatica siamo arrivati a 16, e oggi ce ne vengono chiesti altri 30, è davvero ipotizzabile che si faranno avanti così tanti volontari? Ovviamente no. L’incentivo è rimasto lo stesso del 2019 con un’inflazione che lo ha ridotto di oltre il 20%, avevamo chiesto venissero tolti i limiti di anzianità e non è stato fatto, avevamo chiesto di chiudere la partita al ministero… Non ci sono le condizioni – conclude Breda – per firmare”. E avverte:” quando alle piante si tagliano le radici, il destino è segnato”.