Cosa fare per licenziare una badante o una colf

Se si vuole interrompere il rapporto di lavoro con una badante o una colf bisogna seguire un iter preciso regolato dalla legge

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Redazione

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Così come per ogni altro tipo di contratto lavorativo, anche per il licenziamento di colf e badanti sono previste norme specifiche, sia in termini di preavviso che di indennizzi. Affinché la chiusura del rapporto di lavoro sia efficace, è bene dunque prestare attenzione a quanto stabilito dal legislatore e seguire in maniera puntuale le sue disposizioni.

In questo articolo vedremo dunque come procedere per il licenziamento di una badante o di una colf e quali termini rispettare.

Motivazione del licenziamento di una badante o colf

Se ti stai chiedendo come licenziare una badante, ci sono diversi aspetti da prendere in considerazione per poter procedere in maniera corretta e a norma di legge. In primo luogo, è importante osservare cosa prevede la legge in merito alla motivazione addotta per il licenziamento di colf e badanti. Si parla, infatti, di licenziamento per giusta causa o per giustificato motivo, uniche due fattispecie possibili per cessare questa tipologia di rapporto di lavoro.

Si parla di giusta causa quando il lavoratore si macchia di gravi comportamenti che rendono impossibile il proseguimento del contratto. Per esempio, in caso di furti, violenze o minacce, il dipendente può essere licenziato in tronco senza obbligo di preavviso.

Diverso è il caso del giustificato motivo, soggettivo o oggettivo. Il primo si configura come un’inadempienza degli obblighi contrattuali meno grave rispetto alla giusta causa, che dunque non può portare al licenziamento immediato (per esempio uno scarso rendimento lavorativo); il giustificato motivo oggettivo, invece, ha a che fare con una necessità del datore di lavoro che, per esempio, può trovarsi di fronte a difficoltà economiche tali da dover interrompere il rapporto lavorativo per tagliare le spese. Tali fattispecie sono uguali a prescindere dalla nazionalità del dipendente.

Preavviso per il licenziamento di colf e badanti

Una volta analizzate le possibili motivazioni, occorre soffermarsi sul tema del preavviso per il licenziamento di colf e badanti. Per questa categoria di lavoratori sono previsti termini di preavviso specifici, così come stabilito dal CCNL di riferimento, ma il mancato rispetto degli stessi da parte del datore di lavoro porta a conseguenze simili a quanto accade per altri rapporti lavorativi, con l’obbligo di corrispondere un’indennità sostitutiva del preavviso.

I termini per il preavviso di licenziamento variano in base all’anzianità di servizio e alle ore settimanali svolte. In particolare, si distinguono gli orari di lavoro in due fasce: quelli di massimo 25 ore settimanali e quelli che superano le 25 ore settimanali. Nel primo caso, se il lavoratore ha un’anzianità di servizio inferiore a 5 anni, il preavviso sarà di 8 giorni, mentre per più di 5 anni di anzianità il preavviso sarà di 15 giorni.

Per i lavoratori che svolgono più di 25 ore settimanali, i termini saranno invece rispettivamente di 15 e 30 giorni, a seconda che l’anzianità di servizio sia inferiore o superiore ai 5 anni. I termini vengono raddoppiati qualora la notifica del licenziamento venga presentato prima del 31° giorno successivo al termine del congedo di maternità. Fino al termine del periodo di preavviso, ovviamente, le parti sono tenute a rispettare i propri obblighi e dunque il lavoratore dovrà garantire i servizi offerti.

Mancato preavviso di licenziamento: cosa accade

In caso di mancato preavviso sono previste conseguenze ben precise, diverse a seconda che il contratto sia a tempo determinato o indeterminato. Nel primo caso, il lavoratore avrà diritto a tutte le retribuzioni che avrebbe percepito qualora il rapporto di lavoro non si fosse interrotto. In caso di contratto a tempo indeterminato, al dipendente spetterà un’indennità sostitutiva del preavviso, pari alla retribuzione dovuta per il periodo di preavviso non concesso.

Tutti i termini di preavviso di cui sopra non si applicano in caso di licenziamento per giusta causa, una fattispecie che, come visto, esula da tali obblighi in quanto connessa a una grave motivazione che rende impossibile il proseguimento del rapporto di lavoro.

Licenziamento del badante convivente: cosa cambia

Oggi in molti casi badanti e colf vivono nella stessa casa del datore di lavoro, perché impegnati ad accudire persone non autosufficienti e anziani o per fornire un servizio continuativo. In questi casi, il licenziamento segue le stesse norme previste per i dipendenti non conviventi, dunque restano fermi tutti gli obblighi relativi ai termini di preavviso e alla corresponsione delle spettanze di fine rapporto, come TFR, 13esima e ferie non godute.