Una laurea in Relazioni internazionali conseguita all’Università statale di Milano. Un master alla Ispi School, l’istituto che analizza l’evoluzione delle dinamiche politiche in tutto il mondo. Poi diverse esperienze di lavoro sul campo, come ufficio stampa e addetto alla comunicazione: prima al Parlamento europeo, dove mette a frutto le conoscenze accumulate negli anni di studio, poi in Confindustria. Nel frattempo si dedica a diversi progetti molto innovativi, tra cui spicca Lime, la piattaforma più grande al mondo per chi desidera spostarsi con i veicoli elettrici. Fino al 2020, l’anno che cambia la sua vita (e questa volta non c’entra la pandemia da coronavirus).
Alessandro Tommasi non è solo uno dei volti più conosciuti tra gli italiani nati dopo gli anni Ottanta, quelli delle generazioni Y (i cosiddetti Millenials) e Z. È un imprenditore che ha saputo creare una vera e propria macchina social all’apparenza inarrestabile, quel Will Media che ogni mese raccoglie decine di milioni di interazioni sulla sua pagina Instagram (ad oggi i follower superano quota 1,6 milioni). Da qualche mese però questo “ragazzotto di 38 anni” – come ama definirsi – ha deciso di lanciarsi in una nuova sfida.
Chi è Alessandro Tommasi, fondatore di Nos, il nuovo soggetto politico italiano che correrà alle prossime elezioni europee
È l’estate del 2023 quando Tommasi lascia la start-up giornalistica che gli ha garantito la notorietà (e anche notevoli introiti) per fondare Nos. Difficile dare una definizione esaustiva di questa sua nuova creatura: “È un’organizzazione composta da ragazze e ragazzi che hanno in comune un grande obiettivo: rivoluzionare il modo di fare politica in Italia“. Una missione pare proibitiva, se giudicata ad un primo impatto. Con il rischio di appiattarsi sulle formazioni già esistenti, facendosi fagocitare. “No, non saremo l’ennesimo partitino con percentuali da zero virgola. Cambieremo le forme di partecipazione dei cittadini come mai prima d’ora. Gli schieramenti di oggi non potranno sottrarsi a questa sfida, sarà il loro riavvio forzato“.
Alessandro Tommasi, la vostra sembra una crociata contro un nemico così grande da non avere una forma ben delineata. E poco chiaro è anche il modo tramite cui volete trasformare la politica italiana. Da dove si parte e facendo cosa?
“La prima cosa che deve cambiare è il linguaggio. Basta con gli slogan e le frasi ad effetto che leggiamo e sentiamo ogni giorno sui giornali, in televisione e sui social. I cittadini hanno perso totalmente la fiducia nei confronti della politica proprio perché non capiscono cosa gli viene raccontato. Sistema Paese, senso di responsabilità verso l’elettorato, giustizia a orologeria: cosa significano queste parole vuote? Nulla, sono solo espressioni trite e consumate. Noi vogliamo coinvolgere le persone in maniera limpida e trasparente, facendole sentire partecipi di un progetto che possano reputare appassionante e soprattutto concreto”.
Quello che vuole essere Nos. A cosa siamo di fronte: un partito, un movimento, un gruppo di amici ambiziosi?
“La nostra è una piattaforma che vuole creare nuovi incentivi alla partecipazione. E lo vuole fare attraverso l’inclusione, la valorizzazione delle competenze. Se un cittadino decide di avvicinarsi a Nos, non gli chiediamo quanto tempo ha da fornirci e quanto ci sarà fedele, ma cosa sa fare e come vorrebbe metterlo in pratica. Il tutto senza che ci siano gerarchie prestabilite e classifiche di importanza, perché l’altro grande aspetto che oggi la politica deve cambiare è quello delle leadership“.
In un periodo storico in cui, invece, i partiti sembrano fondarsi proprio su singoli personaggi molto forti: prima Silvio Berlusconi, poi Matteo Renzi, Beppe Grillo, Matteo Salvini, fino a Giorgia Meloni.
“Oggi la gestione del potere viene percepita quasi come se avesse un’origine divina. Nei partiti c’è un capo che comanda e nessuno lo può contestare: se qualcuno alza la mano, viene accompagnato all’uscita. Noi invece vogliamo tornare all’idea di politica come servizio: vieni nominato per portare avanti battaglie comuni, ti viene dato il potere per provare a raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati, se non ci riesci non c’è problema, torni indietro e ti rimetti in discussione assieme a tutti gli altri. Le leadership devono essere contendibili. Altrimenti si finisce a passare le giornate tra lotte interne, congiure, cospirazioni, come vediamo sempre più spesso all’interno degli schieramenti esistenti“.
Proprio per mettere in pratica quanto hai detto, passiamo alle domande concrete: voi siete nati per partecipare a qualche elezione politica, sia essa locale, nazionale o internazionale?
“In questi mesi siamo in una grande fase di ascolto. Stiamo girando l’Italia da Nord a Sud, incontrando migliaia di persone e facendo loro una semplice domanda: in quale modo ti piacerebbe partecipare al nostro progetto? E così stiamo crescendo giorno dopo giorno, i nostri eventi hanno platee sempre più numerose, così come le nostre idee. A breve dovremo trasformare questo patrimonio in una proposta credibile per gli elettori“.
La risposta quindi è sì. Dove vi collocate nel panorama dei partiti.
“Vogliamo creare un grande polo di centro che possa raggruppare tutti coloro che si sentono liberaldemocratici e che condividono il nostro modo di fare politica”.
Correrete alle elezioni europee? Se la risposta è sì, come riuscirete a raccogliere le firme necessarie per presentare le liste?
“Non ci sarà bisogno di raccogliere le firme proprio perché non vogliamo lavorare da soli, ma assieme a tanti altri gruppi politici”.
Ci faccia qualche nome. Carlo Calenda ha citato Nos durante una presentazione del suo ultimo libro.
“Azione è sicuramente un gruppo con cui stiamo discutendo e con cui ci accomunano tante cose”.