App streaming pirata rimossa da Google, cosa rischia chi l’ha scaricata

L'AgCom ha segnato una piccola vittoria nella lotta alla pirateria dei prodotti sportivi: la collaborazione con Google funziona ma fino a un certo punto

Foto di Luca Incoronato

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Prosegue la lotta alla pirateria nel mondo dello streaming sportivo. Una lotta che mira a smantellare un sistema alternativo, che nel corso degli anni Duemila è andato sviluppandosi.

Una rete italiana ed estera, che ha visto la creazione di vere e proprie organizzazioni. Di recente l’approccio delle autorità sta mutando, con sguardo rivolto anche ai consumatori. Aprire un link o un’applicazione può costare davvero caro.

App rimossa da Google

Si parla spesso di siti illegali, di link forniti in vario modo, anche attraverso Telegram, ma poco ci si è soffermati negli anni sul peso delle app regolarmente presenti sul Play Store di Google. Per quanto possa sembrare sorprendente, infatti, alcune soluzioni di “pezzotto” sono presenti in vetrina sulla piattaforma, per la generale fruizione.

Basti pensare a Live Football Tv HD, che è stata rimossa dallo Store, come annunciato da Massimiliano Capitanio, commissario dell’AgCom. Ha parlato di un primo passo ma significativo. Oltre mezzo milione di utenti ha scaricato quest’app e si è riusciti a ottenere la collaborazione del colosso dell’informatica.

Tutto è il “frutto delle sinergie messe in campo dal Parlamento, da AgCom, dai detentori dei diritti, dalle compagnie telefoniche e dagli Internet Service provider per debellare un fenomeno che fa perdere all’Italia 1,7 miliardi ogni anno e oltre 10.000 posti di lavoro”.

Quest’operazione si affianca al lavoro svolto dalla piattaforma Piracy Shield. In maniera poco pubblicizzata, questo progetto prosegue il suo corso. Si pensi che nel mese di febbraio sono stati disabilitati più di 1500 indirizzi IP pirata e circa 2000 FQDN. Centinaia di migliaia di utenti hanno visto interrotta la visione illegale di eventi sportivi.

La risposta della pirateria

Da bene il commissario dell’AgCom a non parlare di trionfo, bensì di un primissimo passo. Il motivo è infatti rappresentato dal ben noto ricambio del mondo del “pezzotto”. Per un’app che viene chiusa, numerose altre rispuntano.

Google ha agito su segnalazione ma oggi, con nomi leggermente differenti, l’applicazione incriminata esiste ancora. Non è presente un revisore che con regolarità faccia pulizia sullo Store. Tutto ciò genera ovviamente un buco temporale tra individuazione, segnalazione e rimozione, consentendo ai “pirati” di garantire sempre delle alternative ai propri clienti.

Capitanio aggiunge: “Sappiamo bene che chi ha già scaricato l’app potrà continuare a utilizzarla”. Ciò perché la rimozione dallo store non ha alcun valore per quanto riguarda i dispositivi. Quell’applicazione resta in memoria e potrà essere anche condivisa con altri utenti. Al tempo stesso, è possibile operare il download proprio su Google in modalità apk, installandola senza passare da alcuno store. Ciò a evidenziare come l’unico modo per interrompere questo corto circuito sia “spaventare” gli utenti. Potrebbero davvero giungere delle multe per fruitori nel prossimo futuro?

Streaming pirata, multe agli utenti

Il mondo dello streaming, sportivo e non, continua ad aumentare i prezzi. Il sistema in alcuni casi diventa semplicemente più caro, a fronte anche di un diritto quasi esclusivo di trasmissione, come per la serie A. In altri, invece, si avvicina a quello classico televisivo. Si pensi alle pubblicità proposte da Amazon, Netflix e Disney.

La risposta a tutto ciò è il gran ritorno della pirateria. Quest’ultima non è mai svanita del tutto e in tanti preferiscono non pagare o versare una cifra irrisoria per avere tutto il materiale d’intrattenimento possibile.

Si era però raggiunto una sorta di compromesso con chi vedeva nel mondo del download qualcosa di giusto al 100%. La situazione attuale dello streaming è per molti divenuta insostenibile, il che rende sempre più allettante l’alternativa, nell’incuranza del danno provocato. Ciò non giustifica minimamente il ricorso alla pirateria, ma rappresenta un campanello d’allarme per le autorità.

Presto o tardi, viene da pensare, si giungerà allo scontro, con un intervento netto nei confronti degli utenti. Massimiliano Capitanio ha sventolato questa ipotesi e chi sa che non si potrà passare all’azione nel corso dei prossimi mesi: “Migliaia di utenti non sanno ancora oggi che guardare una partita in modo illegale e clandestino è un reato e comporta una sanzione che può arrivare fino a 5.000 euro”.

Tutti gli utenti che adoperato applicazione per guardare illegalmente partire di calci, altri eventi sportivi e non solo, possono essere sanzionati. Il Piracy Shield mira anche a individuare i soggetti e, presto o tardi, potremmo trovarci a discutere di un caso giudiziario che farà scuola.