Cambio di colore per due Regioni lunedì 17 gennaio. Mentre la variante Omicron risulta ormai prevalente in buona parte d’Italia, i contagi non scendono sotto i 180mila.
Tuttavia – e questo è un dato che va assolutamente sottolineato – sembrano intravedersi i primi spiragli del picco di questa quinta ondata (non quarta, come erroneamente molti hanno detto in questi mesi, perché in Italia siamo avanti di una rispetto al resto d’Europa).
Valle d’Aosta in zona arancione dal 17 gennaio
Come preannunciato, torna la zona arancione nel nostro Paese: la prima Regione a finirci, con dati Covid in peggioramento su tutti i fronti, è la Valle d’Aosta, che raggiunge una classificazione di rischio alta per ben 3 settimane consecutive.
Ricordiamo che ora si passa in zona arancione quando:
- si verifica un’incidenza settimanale dei contagi pari o superiore a 150 ogni 100mila abitanti e contestualmente
- si superano i limiti di occupazione dei posti letto di area medica e terapia intensiva previsti per la zona gialla, e cioè:
– il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da Covid è superiore al 30%, oppure
– il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da Covid è superiore al 20%.
La Valle d’Aosta presenta un’incidenza dei contagi pari a 3087,3 casi ogni 100mila abitanti, un tasso di occupazione di posti letto in area medica pari al 53,5% e un tasso di occupazione di posti letto in terapia intensiva pari al 21,2%: sarà quindi arancione per due settimane (qui tutte le regole della zona arancione).
“L’attenta analisi dei dati relativi ai ricoveri ci porta a riflessioni severe nei confronti della scelta di non vaccinarsi” commenta il presidente della Regione Erik Lavevaz. Emerge infatti che della totalità dei positivi Covid curati negli ospedali valdostani la stragrande maggioranza (42 persone) o non ha il vaccino oppure è vaccinata in maniera inefficace, vale a dire da più di 120 giorni.
Colpisce in particolare che 6 dei 7 pazienti Covid in terapia intensiva non abbiano ricevuto il vaccino. “Quella di non vaccinarsi è una scelta di pochi, che però può avere gravi conseguenze per tutti” prosegue Lavevaz. “La situazione ospedaliera sarebbe radicalmente diversa se tutta la popolazione fosse vaccinata. Con le regole in vigore piccolissimi numeri sui ricoveri possono far cambiare la collocazione della Regione: vaccinarsi è oggi più che mai un segno di responsabilità e di solidarietà, cui siamo chiamati tutti indistintamente se vogliamo contribuire alla ripartenza della Valle d’Aosta”.
I nuovi dati Iss sui ricoveri: quanto rischiano i non vaccinati
E gli ultimi dati pubblicati non lasciano alcun dubbio, se mai ce ne fossero ancora: tralasciando gli ormai sempre meno no vax che scelgono di non credere alla scienza, imprigionati nelle loro teorie complottiste che nulla hanno a che vedere con la realtà, l’ultimo report dell’Iss chiarisce che nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster, l’efficacia nel prevenire la diagnosi di Covid è pari al 68,8% e quella contro i casi di malattia severa sale addirittura al 98%.
L’efficacia del vaccino, intensa come riduzione del rischio di contrarre il virus rispetto ai non vaccinati, nel prevenire la diagnosi di infezione Sars-CoV-2 è pari a 71% entro 90 giorni dal completamento del ciclo vaccinale, 57% tra i 91 e 120 giorni, e 34% oltre 120 giorni.
Rimane elevata l’efficacia vaccinale nel prevenire casi di malattia severa: 95% nei vaccinati con ciclo completo da meno di 90 giorni, 93% nei vaccinati con ciclo completo da 91 e 120 giorni e 89% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 120 giorni.
Quanto al tasso di ricoverati per Covid in terapia intensiva, è pari a 26,7 ogni 100mila per i non vaccinati e a 0,7 ogni 100mila per i vaccinati con ciclo completo più dose aggiuntiva/booster. Altrimenti detto, significa che i non vaccinati finiscono in rianimazione 38 volte in più (qui la situazione nei Paesi che hanno rifiutato il vaccino).
Campania in zona gialla dal 17 gennaio
Cambio di colore anche per la Campania, che scivola in zona gialla, come quasi tutto il resto d’Italia.
Con un’incidenza dei contagi pari a 2280,9 casi ogni 100mila abitanti, un tasso di occupazione di posti letto in area medica pari al 25,8% e un tasso di occupazione di posti letto in terapia intensiva pari al 10,6%, la regione guidata da Vincenzo De Luca resterà gialla per 15 giorni.
La nuova mappa a colori dell’Italia
Ecco dunque la nuova mappa a colori dello Stivale da lunedì 17 gennaio:
- zona bianca: Basilicata, Molise, Puglia, Sardegna e Umbria;
- zona gialla: Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Sicilia, Toscana, Veneto e Province autonome di Trento e di Bolzano
- zona arancione: Valle d’Aosta.
Cosa cambia con i nuovi colori
Cosa cambia per queste Regioni? Con le nuove misure imposte dal governo e valide fino al 31 gennaio 2022 tra zona bianca e gialla non ci sono quasi differenze. Una delle principali fino a prima del nuovo decreto era l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto.
Ma con l’ultimo decreto è stato stabilito di estendere questa misura a tutta Italia (qui invece dove non c’è obbligo di mascherina, neanche chirurgica), e in alcuni luoghi è stato persino reso obbligatorio l’uso della mascherina FFP2, almeno fino al 31 marzo (qui dove sono obbligatorie le mascherine FFP2 e quanto ci proteggono davvero).
Fino alla cessazione dello stato di emergenza, il decreto Natale prevede anche l’estensione dell’obbligo di green pass rafforzato, cioè per vaccinati o guariti, a diversi settori (qui l’elenco completo delle attività in cui è obbligatorio il super green pass e qui la speciale deroga approvata dal governo Draghi).
Bar e ristoranti sono aperti ora solo per chi ha il super green pass, non per chi ha il certificato base grazie a un tampone. Anche per quanto riguarda gli impianti sciistici la situazione cambia: obbligatorio ora sempre il super green pass.
Fino al 31 gennaio 2022 sono poi vietati gli eventi, le feste e i concerti, comunque denominati, che implichino assembramenti in spazi all’aperto e sono chiuse le sale da ballo, discoteche e locali assimilati, dove si svolgono eventi, concerti o feste comunque denominati, aperti al pubblico.
Riguardo agli spostamenti con mezzi propri, sono liberi in zona bianca così come nella gialla, mentre le cose cambiano in zona arancione, dove ci si può spostare sia in altri comuni della stessa regione che in altre regioni solo per lavoro, necessità, salute o per servizi non sospesi ma non disponibili nel proprio comune. Liberi invece gli spostamenti da comuni di massimo 5mila abitanti verso altri comuni entro i 30 km, eccetto i capoluoghi di provincia.