Lo sciopero delle Poste Italiane del 3 giugno è stato indetto dalle sigle Slc Cgil e UilPoste e prevede astensioni dal lavoro e presidi in tutta Italia.
Lo sciopero ha impatto soprattutto su chi è abituato a ritirare la pensione in contanti negli Uffici Postali, dal momento che martedì 3 giugno è il primo giorno bancabile del mese. In questa giornata era fissato il ritiro della pensione per chi ha il cognome che inizia con la lettera A-B. Ma non tutto è perduto, come vedremo.
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Sciopero in Poste Italiane, disagi per il 3 giugno
Lo sciopero di Poste Italiane è il primo degli ultimi 9 anni ed è stato indetto per protestare contro la privatizzazione.
Oggi, come è noto, Poste è una partecipata in cui il controllo del pubblico supera quota 51%. Ma dipendenti e sindacati temono che, per fare cassa in un momento di vacche magre, il governo intenda procedere alla vendita di azioni della società. In quanto partecipata, Poste è finanziata con soldi pubblici. I dipendenti aderenti ai sindacati Slc Cgil e UilPoste temono che una eventuale privatizzazione possa avvenire a scapito dei lavoratori, ma anche a scapito dei servizi offerti ai cittadini.
Pensioni a rischio ritardo
Come detto, lo sciopero coinvolge unicamente i lavoratori aderenti a Slc Cgil e UilPoste. È comunque possibile che si verifichino rallentamenti nell’espletamento dei servizi postali, soprattutto dal momento che i primi giorni del mese sono tradizionalmente i più caldi, visto che sono quelli in cui si pagano le pensioni.
Il pagamento della pensione di giugno di chi ha il cognome che inizia con A-B potrebbe saltare, soprattutto nelle zone meno abitate, dove c’è un solo ufficio nel raggio di diversi chilometri. Potrebbe andare meglio a chi abita in città e può scegliere fra vari uffici postali.
In ogni caso, chi ha l’accredito su conto corrente postale può sempre scegliere di prelevare presso uno sportello Postamat. Nessun disagio per chi ha una carta Postepay collegata al proprio conto corrente BancoPosta ed è abituato ai pagamenti digitali.
I motivi dello sciopero in Poste
Del timore per la privatizzazione si è già detto, ma ci sono anche altri fronti ad agitare i sonni dei dipendenti di Poste Italiane, che sono preoccupati anche per:
- i salari considerati non adeguati;
- un imminente appuntamento volto a discutere del premio di risultato e della contrattazione di secondo livello;
- l’aumento dei lavoratori precari, soprattutto per quanto riguarda i portalettere per i quali in turnover è altissimo;
- il taglio degli uffici postali da Nord a Sud, soprattutto nelle periferie e nelle aree interne.
Ma “l’azienda si sta dimostrando disattenta e distratta anche sulla questione della salute e sicurezza”, lamenta Nicola Di Ceglie, segretario nazionale Slc e responsabile area Servizi postali, ascoltato da Collettiva, testata della Cgil. “Questo atteggiamento non fa che rendere sempre più instabile e insicuro il destino delle lavoratrici e dei lavoratori”, aggiunge.
Il sindacalista lancia poi una stoccata ai colleghi:
“C’è sicuramente un problema di natura politica e che riguarda la tenuta delle relazioni industriali. Un sistema di interazione che nel caso specifico definirei ‘feudale’, dove alcune sigle sindacali, essendo maggioranza al tavolo, dettano le regole, soffocando qualunque forma di pluralismo e di partecipazione. Questo genera un vulnus democratico non indifferente”.
Polemica fra sindacati
Il riferimento è alle tre maxi riorganizzazioni avvenute in Poste tra novembre e dicembre del 2024. Allora gli accordi fra l’azienda e le sigle avvennero unicamente con Cisl e ad altri tre sindacati. Vennero invece estromessi dal tavolo Cgil e Uil.
I disagi per lo sciopero in Poste Italiane vanno a sommarsi a quelli per lo sciopero dei trasporti, in atto nella stessa giornata.