Doppio richiamo di pepe nero dai supermercati, i lotti contaminati dalla tossina

L'azienda Ubena Alimentari ha richiamato due diverse confezioni del suo pepe nero da diversi supermercati e discount a causa della presenza di aflatossina B1 prodotta da un fungo

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 13 Giugno 2025 15:06

In soli due giorni l’azienda Ubena Alimentari ha chiesto il richiamo dai supermercati di tutta Italia di alcuni lotti di pepe nero, confezionato in due diversi barattoli ma prodotto nello stesso stabilimento. La spezia presenterebbe valori di una particolare tossina, l’aflatosina B1, più alti rispetto ai limiti consentiti.

La società ha chiesto di non utilizzare il pepe nero contaminato e di riconsegnarlo al punto vendita dal quale è stato acquistato perché possa essere adeguatamente smaltito.

Richiamato il pepe nero dai supermercati

Il primo richiamo di Ubena riguardava soltanto le confezioni di pepe nero in vasetti piccoli, da soli 22 grammi, circa la metà delle normali confezioni di pepe nero macinato. Questo tipo di vasetto presentava chiaramente visibile il marchio Ubena ed era venduto in supermercati molto diffusi in Italia come Coop, Iper e Gigante.

Il suo richiamo è stato stabilito il 12 giugno 2025, a causa di una presenza anomala di aflatossina B1, una tossina prodotta da un fungo (micotossina) del genere aspergillus. I quantitativi di questa sostanza superavano quelli previsti dalla legge, che prevede che l’aflatossina non possa superare i 10 milionesimi di grammo per ogni chilo di prodotto.

Il secondo richiamo riguardava invece un altro tipo di confezione di pepe nero macinato, sempre prodotto da Ubena nello stesso stabilimento del primo, ma venduto nei discount In’s. Il vasetto, questa volta di dimensioni più comunemente trovate nei supermercati, presentava il marchio Premiati Sapori. Anche in questo caso, la ragione del richiamo era la presenza di aflatossina.

I lotti di pepe nero contaminati, cosa fare

Per quanto riguarda il primo richiamo, quello che ha riguardato i supermercati Coop, Givante e Iper, si tratta di un solo lotto contaminato, identificato dal codice LF4032BA, con data di scadenza al 29/02/2028. Il secondo richiamo ha invece riguardato un numero molto maggiore di lotti:

  • LF4012BC;
  • LF4012AC;
  • LF4012AA;
  • LF4012AB;
  • LF4012BD;
  • LF4015AB;
  • LF4015BC;
  • LF4015AA;
  • LF4015AC;
  • LF4025AA;
  • LF4025BA.

La data di scadenza scritta sulla confezione rimane la stessa, quella del 31/01/2028. Ubena sottolinea che è assolutamente sconsigliato consumare il pepe richiamato. I consumatori che lo avessero già acquistato possono riportarlo al punto vendita dove è stato comprato e chiedere la sostituzione o il rimborso entro il 16 giugno 2025.

Cos’è l’aflatossina

L’aflatossina è una micotossina, quindi una tossina prodotta da un fungo oppure da una muffa. Si tratta di sostanze altamente tossiche e considerate tra le più cancerogene esistenti al mondo. Per questo la soglia di tolleranza all’interno degli alimenti venduti nei supermercati per questa particolare tossina è così bassa.

Solitamente queste tossine si trovano sui derivati dei cereali e sulla frutta secca, visto che il fungo che le produce, l’aspergillus, predilige le piante da cui hanno origine questi alimenti. I cibi biologici, per i quali non vengono utilizzati fungicidi, sono più esposti alla possibilità di avere dosi più alte del consentito di questa sostanza.