Raccoglitori pieni di ricevute e bollette, di cui ci chiediamo perché conservarle ancora, portafogli e tasche traboccanti di scontrini che svuotiamo come prima cosa appena tornati a casa: attenzione a liberarsi prima del tempo delle copie cartacee dei nostri acquisti e pagamenti. È il consiglio dell’Unione nazionale dei consumatori, che ha realizzato una piccola guida che mette in fila i documenti da conservare, con le relative scadenze, per evitare sanzioni o pagare due volte.
I documenti e le scadenze
Come spiega l’associazione dei diritti di consumatori, per quanto tempo custodire e quando si possono buttare atti, ricevute e multe, dipende ovviamente dalla natura dei documenti.
Per quanto riguarda gli scontrini, ad esempio, è consigliato per almeno 2 anni così da far valere la garanzia, fino a 5 anni per gli scontrini che riguardano farmaci detratti dalla dichiarazione dei redditi (qui gli ultimi biglietti vincenti della Lotteria degli scontrini).
Le multe sarebbero da conservare per 5 anni per poter dimostrarne il pagamento, ma anche in caso di vittoria sul ricorso fatto per contestare la sanzione.
Per 5 anni dalla scadenza andrebbero conservate anche le ordinarie di luce, gas e acqua, anche se la prescrizione è ridotta a due anni. Stessa durata di conservazione per le spese condominiali, i canoni di locazione, CUD e CU, tasse sui rifiuti, ricevute di Imu e Tasi. È raccomandato tenere questi documenti ancora più a lungo se si è usufruito di detrazione fiscale per interventi di efficientamento energetico, ristrutturazioni edilizie o acquisti di grandi elettrodomestici, così come qualsiasi documentazione che attesti che si è beneficiari di altri tipi di detrazioni, deduzioni o di un qualsiasi altro sgravio fiscale.
Per almeno 5 anni dalla data di scadenza della rata di riferimento vanno conservate le rate del mutuo.
La durata consigliata può scendere fino a 3 anni per le ricevute di pagamento di cambiali o le parcelle di professionisti (avvocati, medici, dentisti, architetti ecc.). Per un triennio va custodito anche il bollo auto, in quanto entro quell’arco di tempo la Regione può contestare la mancata effettuazione del pagamento: la scadenza va conteggiata a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui si è effettuato il versamento.
Da 1 a 5 anni andrebbero tenute da parte anche le ricevute di rette e mense scolastiche, iscrizioni a corsi, palestre, assicurazioni (5 anni se sono state detratte dalla dichiarazione dei redditi).
Le ricevute di spedizioni, invece, è meglio conservarle nell’intervallo 12 ai 18 mesi, mentre bastano 6 mesi per le ricevute di strutture turistiche, che entro quel periodo possono richiedere il saldo di servizi che risultano non pagati.
I documenti che vanno conservati per più tempo
Più tempo necessitano il Modello Unico e 730, che vanno archiviati per 8 anni, visto che il Fisco può effettuare controlli sulle dichiarazioni dei redditi dei cittadini fino a un tempo massimo di 7 anni. Il calcolo su questo tempo deve essere avviato a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello di imposta (qui abbiamo riportato le nuove scadenze della dichiarazione dei redditi 2024).
Per 10 anni è meglio conservare i propri estratti contro, mentre un discorso a parte meritano le cartelle esattoriali. Se infatti l’Agenzia delle Entrate ha imposto il pagamento di determinate imposte fiscali la conservazione dell’avvenuto pagamento varia di caso in caso (qui abbiamo scritto delle migliaia di lettere di compliance dell’Agenzia delle Entrate in arrivo). Nello specifico:
- le ricevute di pagamento di cartelle riguardanti Irpef, Iva o Irap devono essere conservate per almeno 10 anni;
- la documentazione riguardante il pagamento di imposte locali si dovrà conservare per almeno 5 anni.
- per quanto riguarda la dichiarazione dei redditi con la relativa documentazione va conservata per cinque anni. Se non si è presentata la dichiarazione, il fisco estende a sette anni la possibilità di fare controlli.
Come consigliato dall’Unione nazionali consumatori, infine, atti notarili, rogiti, atti di matrimonio, separazione o divorzio, attestati e diplomi, è meglio conservarli per sempre.