Salvini pensa al ritorno della leva obbligatoria di sei mesi, Crosetto lo frena

Il ministro Salvini avanza la proposta sul ritorno, vent'anni dopo, della leva obbligatoria per i giovani italiani. Ma si deve scontrare in primis con Crosetto

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

La leva obbligatoria potrebbe tornare in Italia, seppur ridotta a sei mesi. A ipotizzarlo è stato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini che però, come spesso capita, si è dovuto scontrare con chi la pensa diversamente da lui. Nello specifico, infatti, è stato il collega di governo Guido Crosetto, ministro della Difesa, a frenare la guida del Mit, sottolineando come l’idea potrebbe avere sì senso, ma non per l’esercito.

Salvini e la proposta sulla leva obbligatoria

La proposta di Matteo Salvini sulla leva obbligatoria è stata avanzata all’adunata degli Alpini a Vicenza in cui il ministro ha svelato che il progetto della Lega sarebbe a buon punto. Ormai non più obbligatoria da quasi 20 anni, dal 2005, la leva ipotizzata dal leader del Carroccio ha però degli aspetti differenti rispetto a quella del passato.

Lo stesso Salvini, parlandone a Vicenza prima e a Rtl poi, ha sottolineato: “Sei mesi obbligatori per ragazzi e ragazze, a servizio della comunità su base regionale”. Ecco la prima grande novità, ovvero la base regionale. In passato, infatti, come ha spiegato il ministro “uno di Udine andava a Bari, e quello di Bari lo mandavano a Udine, dovendo lasciare studi e lavoro”. Nel progetto della nuova leva tutto ciò non accadrà.

Si farà vicino a casa” ha detto Salvini, che ha sottolineato che si tratterà di “una grande forma di educazione civica, con persone che si possono dedicare al salvataggio, alla protezione civile, al pronto soccorso, alla protezione dei boschi da svolgere vicino a casa”.

Quindi si tratterebbe di una mini naja di sei mesi dove non si educano i ragazzi alla guerra o alla morte, ha spiegato, ma “una grande operazione di servizio al Paese”.

Crosetto frena Salvini sulla leva

“Spero che anche la altre forze politiche appoggino la proposta” ha detto Salvini. Ma a voltargli subito le spalle sono i colleghi d’esecutivo, con il ministro della Difesa Guido Crosetto che è stato chiaro.

“Le forze armate non possono essere pensate come un luogo per educare i giovani, cosa che deve essere fatta dalla famiglia e dalla scuola. Le forze armate servono per fare professionisti, che difendono le istituzioni e la pace” ha detto il ministro che ha lanciato un messaggio a Salvini: “Il servizio civile universale non è una cosa che riguarda le forze armate“.

La reazione della politica

Nel quadro europeo vi sono già stati cambi di linea decisi sulla leva: se la Norvegia ha annunciato che aumenterà il numero dei soldati arruolati, la Danimarca intende estendere la coscrizione alle donne e aumentare la durata del servizio, la Lettonia e la Svezia hanno recentemente ripreso il servizio militare. Ma cosa ne pensano gli altri politici della proposta di Salvini?

Se Crosetto allontana l’idea di una nuova coscrizione nell’esercito, la sua collega di Fratelli d’Italia, l’assessore veneto Elena Donazzan – famiglia di tradizione alpina – non ha dubbi: “Il servizio di leva obbligatorio per i giovani va reintrodotto per educare ai doveri e non solo ai diritti. In uno scenario in cui ci sono situazioni di fragilità e di rischio per la nazione, è fondamentale educare i nostri giovani al servizio per la Patria”.

Tra i contrari al ritorno del ‘militare’ Maurizio Lupi, di Noi Moderati: “La reintroduzione del servizio di leva militare obbligatorio non è e non potrà mai essere uno strumento per educare i giovani. La situazione geopolitica però ci può far riflettere su una carenza, quella di una difesa comune europea”.

La segretaria dem Elly Schlein ha sottolineato: “La destra si divide su tutto, oggi anche sulla leva obbligatoria. Noi vorremmo che nelle mani dei giovani ci fosse il loro futuro e non i fucili”