Emissioni e clima, tutti i dati regione per regione verso la neutralità climatica

I dati sono forniti da CIRO, la piattaforma di Italy for Climate e Ispra dedicata alla raccolta e all'analisi di dati ambientali attraverso indicatori innovativi

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Le regioni svolgono un ruolo cruciale come centri di innovazione e adattamento, essenziali per implementare politiche e iniziative mirate al potenziamento dell’efficienza energetica, alla promozione delle energie rinnovabili e alla riduzione delle emissioni di gas serra. Questo impegno riveste un’importanza decisiva nella lotta globale contro il cambiamento climatico.

La nuova piattaforma di Italy for Climate, gestita dal centro di ricerca della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, noto come CIRO (Climate Indicators for Italian RegiOns), rappresenta il primo archivio italiano dedicato alla raccolta e all’analisi dei dati ambientali tramite l’uso di indicatori innovativi. Tale strumento consente il confronto delle best practices ambientali tra le diverse regioni italiane, fornendo loro una guida fondamentale nel cammino verso la decarbonizzazione e il raggiungimento degli obiettivi climatici nazionali.

CIRO, il database per la decarbonizzazione dell’Italia

Il database CIRO, frutto della collaborazione tra Italy for Climate e Ispra, emerge da un meticoloso lavoro di ricerca e analisi, culminando nella creazione di 26 indicatori ripartiti in 8 categorie tematiche: emissioni, energia, fonti rinnovabili, edilizia, settore industriale, trasporti, agricoltura e vulnerabilità climatica. Questo archivio include anche dati e indicatori mai pubblicati prima, raccolti con l’obiettivo di fornire una panoramica completa e aggiornata al pubblico e alle autorità locali, per identificare ambiti di miglioramento e pratiche esemplari da adottare. Inoltre, la piattaforma CIRO presenta una raccolta di strategie ambientali efficaci dalle regioni italiane, sviluppata in collaborazione con il Gruppo GEDI.

CIRO protagonista all’evento KEY – The Energy Transition Expo

CIRO ha assunto un ruolo di rilievo durante l’evento del 29 febbraio, organizzato da Italy for Climate in collaborazione con KEY – The Energy Transition Expo. Questo incontro di spicco, promosso da IEG (Italian Exhibition Group), si focalizza sulla transizione energetica e rappresenta un’opportunità unica di dibattito. Durante la manifestazione, i rappresentanti delle istituzioni e delle regioni hanno discusso delle esigenze e dei fattori abilitanti necessari per sostenere il loro contributo al percorso verso le emissioni zero. La partecipazione attiva di CIRO ha arricchito il contesto, fornendo insights cruciali per il dibattito e consolidando il suo ruolo chiave nel panorama della sostenibilità ambientale. La piattaforma Climate Indicators for Italian RegiOns, infatti, è stata presentata come uno strumento prezioso per le regioni che vogliono accelerare la transizione verso un futuro più sostenibile.

L’urgenza climatica e il ruolo dell’Italia

Edo Ronchi, Presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile, sottolinea l’importanza di intensificare gli sforzi per limitare l’incremento delle temperature globali tra 1,5 e 2°C, per prevenire le conseguenze più gravi della crisi climatica. È essenziale accelerare la riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030, seguendo le raccomandazioni congiunte delle autorità scientifiche e internazionali. Mentre l’Europa si impegna in un ambizioso pacchetto di misure, noto come “Fit for 55%”, per allinearsi a questi obiettivi, l’Italia si trova in ritardo. Nei settori non coperti dallo Schema di Scambio delle Quote di Emissione (ETS), quali trasporti, edilizia, agricoltura, gestione dei rifiuti e piccole imprese, le emissioni sono state ridotte solo del 4% dal 2015 al 2022. A questo ritmo, l’Italia raggiungerebbe il suo obiettivo europeo del 43,7% non entro il 2030, ma solo nel 2050, con un ritardo di 20 anni. Per questo, è cruciale un maggiore e più efficace coinvolgimento delle Regioni nell’azione climatica nazionale.

Verso una transizione energetica consapevole

Il Coordinatore di Italy for Climate, Andrea Barbabella, ha sottolineato l’importanza cruciale di avere un quadro chiaro e aggiornato dei principali indicatori nella guida di un territorio verso la transizione energetica. In collaborazione con Ispra, è stata creata una piattaforma di condivisione di dati e buone pratiche, selezionando attentamente 26 indicatori chiave, molti dei quali sono risultato di specifiche elaborazioni originali.

Barbabella spiega che attraverso questo database, le regioni avranno l’opportunità di esplorare approfonditamente i propri punti di forza e di debolezza. Questo consentirà loro di sviluppare strategie più avanzate ed efficaci a livello territoriale per contrastare la crisi climatica. La piattaforma si presenta così come uno strumento fondamentale per guidare il percorso di transizione energetica a livello regionale.

CIRO, le Regioni a confronto

Il Molise ha il record di emissioni pro capite, l’Emilia-Romagna è la Regione con il più alto consumo di energia per abitante, la Valle d’Aosta soddisfa quasi tutto il suo fabbisogno energetico con le rinnovabili. È inevitabile leggere CIRO come se fosse una sorta di classifica delle Regioni più o meno virtuose in fatto di lotta ai cambiamenti climatici. Ma non è una graduatoria.

Le regioni del Nord Italia, invece, presentano in generale valori più bassi di emissioni pro capite. In particolare la Valle d’Aosta (5,19) e il Trentino Alto Adige (5,22) sono tra le regioni con i valori più bassi. Questo è dovuto principalmente all’alta presenza di fonti di energia rinnovabile e alla maggiore efficienza energetica nel settore industriale.

Un altro dato interessante riguarda la produzione di rifiuti urbani pro capite, misurata in chilogrammi per abitante. Anche in questo caso il Molise si trova al primo posto con 693,53 kg per abitante, seguito dalla Campania (659,97 kg) e dalla Calabria (588,22 kg). Al contrario, la Lombardia (286,59 kg) e il Friuli Venezia Giulia (304,43 kg) sono le regioni con i valori più bassi.

Queste differenze possono essere spiegate da diversi fattori, tra cui la presenza di politiche locali efficaci sulla gestione dei rifiuti, l’adozione di pratiche di riciclo e compostaggio, e anche dalla sensibilizzazione della popolazione sull’importanza della riduzione dei rifiuti.

Le 8 aree tematiche di CIRO: un quadro completo per la transizione energetica

CIRO si basa su 26 indicatori che, come abbiamo detto, sono suddivisi in 8 aree tematiche chiave per la lotta ai cambiamenti climatici.

Le aree tematiche sono:

  1. Emissioni: monitora le emissioni di gas serra pro capite e totali, analizzando la loro evoluzione nel tempo e i diversi fattori che le influenzano
  2. Energia: fornisce una panoramica completa del consumo energetico, dalla produzione alla distribuzione, con un focus sulle fonti rinnovabili e l’efficienza energetica
  3. Rinnovabili: misura la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili sul totale del fabbisogno energetico regionale, evidenziando i progressi compiuti e le potenzialità di sviluppo
  4. Edifici: analizza l’impatto energetico del settore edile, valutando l’efficienza energetica degli edifici e l’utilizzo di fonti rinnovabili per la climatizzazione e l’illuminazione
  5. Industria: monitora le emissioni e i consumi energetici del settore industriale, con un focus sulle migliori pratiche per la decarbonizzazione e l’adozione di modelli produttivi più sostenibili
  6. Trasporti: studia l’impatto del sistema di trasporto sulle emissioni e sui consumi energetici, analizzando le diverse modalità di trasporto e le possibili soluzioni per la decarbonizzazione del settore
  7. Agricoltura: valuta l’impatto del settore agricolo sulle emissioni di gas serra e sulla biodiversità, promuovendo pratiche agricole sostenibili e innovative
  8. Vulnerabilità: analizza la vulnerabilità del territorio ai rischi climatici, come ondate di calore, siccità e alluvioni, fornendo informazioni utili per la pianificazione di strategie di adattamento

Emissioni “Nette” e Assorbimenti: analisi dettagliata delle Regioni italiane

Dovremmo forse considerare l’idea di emissioni “nette”, poiché oltre ai gas serra pro capite rilasciati da ciascun abitante della regione considerata, si tiene conto anche della CO2 equivalente “assorbita” per km2 di superficie in quel territorio. L’analisi si articola su due indicatori principali. Il primo, “Emissioni pro capite di gas serra“, riflette i livelli di consumo di energia, l’origine delle fonti fossili utilizzate, nonché le attività industriali e agricole, contribuendo in modo significativo alle emissioni pro capite. Il secondo indicatore, “Assorbimenti“, valuta le emissioni di gas serra assorbite tramite i sistemi naturali, in particolare quelli forestali, rapportate alla superficie della regione.

È interessante notare che alcuni valori possono essere negativi, indicando che le emissioni prodotte dagli incendi superano l’assorbimento del sistema forestale, come evidenziato nella situazione in Sicilia. Questa approfondita analisi fornisce una visione completa e dettagliata delle dinamiche ambientali regionali, contribuendo a identificare le aree di miglioramento e a promuovere pratiche sostenibili.

La Liguria si conferma come regione apripista nella riduzione delle emissioni pro capite di gas serra, registrando una diminuzione del 65%. Questo risultato supera l’obiettivo 2030 del green deal, principalmente grazie alla significativa riduzione dell’uso di carbone, che nel 1990 rappresentava il 60% del fabbisogno energetico e nel 2021 si è ridotto al 5%.

Passando agli assorbimenti forestali, la Toscana si distingue come la seconda regione più performante in questo indicatore, con 270 tCO2eq assorbite per ogni km quadrato di superficie. Questo successo è attribuibile a una gestione efficace delle aree boschive nella regione.

Analisi dei consumi energetici regionali, verso una transizione sostenibile

In questa valutazione regionale, l’attenzione è focalizzata sui consumi energetici individuali e sulle fonti più adatte per soddisfare tale fabbisogno. L’analisi si articola in due ambiti principali: “Consumi finali di energia pro capite” e “Mix energetico primario“. Il primo indicatore considera i contributi provenienti da tutti i settori, mentre il secondo rivela la percentuale con cui diverse fonti di energia, sia fossili che rinnovabili, hanno coperto il fabbisogno energetico primario nella regione.

Campania e Sicilia emergono come le prime regioni per i consumi finali di energia pro capite, evidenziando un livello di consumo relativamente basso, favorito anche da un clima particolarmente mite che richiede minori necessità di riscaldamento. Nel confronto sulla distribuzione delle fonti nel mix energetico, è notevole il dato relativo alle 14 regioni già dichiarate “coal free”, dimostrando un significativo progresso nell’azzeramento dei consumi di carbone in queste aree.

Energia rinnovabile in Italia, progressi e sviluppi nel 2022

Il 2022 segna un punto di svolta per la transizione energetica in Italia, con un’enfasi particolare sullo sviluppo dell’energia eolica e solare in ogni regione, affiancata dalle fonti rinnovabili tradizionali come l’idroelettrico. Tre sono le aree chiave di interesse:

  1. La quota di consumi energetici da rinnovabili: questo indicatore valuta la percentuale dei consumi energetici finali lordi coperti dalle fonti rinnovabili regionali. Include le fonti rinnovabili sia elettriche che termiche, escludendo però i biocarburanti e le rinnovabili impiegate nei trasporti.
  2. Nuovi impianti rinnovabili: riflette la crescita degli impianti di produzione elettrica da fonti rinnovabili, in termini di potenza installata, che sono stati attivati nel 2022. La categoria comprende impianti eolici, fotovoltaici, idroelettrici, geotermoelettrici e a bioenergie.
  3. Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER): il 2022 ha visto un incremento significativo delle CER, con il Veneto in prima linea grazie all’attivazione di 13 nuove comunità energetiche rinnovabili.

Questi sviluppi rappresentano passi importanti verso un futuro energetico più sostenibile e meno dipendente dai combustibili fossili.

La Valle d’Aosta ha una lunga tradizione nel settore idroelettrico grazie alla presenza di numerosi fiumi e torrenti che permettono la produzione di energia pulita e rinnovabile. Questo ha permesso alla regione di raggiungere una quota così elevata di energia rinnovabile consumata.

Il Veneto, invece, si sta distinguendo per il numero crescente di Comunità energetiche rinnovabili attivate, che rappresentano una nuova forma di produzione e consumo di energia decentralizzata e sostenibile. Le CER permettono ai cittadini di partecipare attivamente alla transizione energetica, mettendo in comune risorse e competenze per produrre e consumare energia verde in maniera condivisa.

Sia la Valle d’Aosta che il Veneto stanno dimostrando un impegno concreto nella promozione delle energie rinnovabili e nella riduzione delle emissioni di gas serra, contribuendo così alla lotta contro il cambiamento climatico e all’avanzamento verso un sistema energetico più sostenibile e resiliente.

Edifici in Italia: emissioni, consumi ed efficienza energetica a confronto

Questo tema cruciale è suddiviso in quattro indicatori chiave che rispondono a domande fondamentali sulle emissioni e i consumi degli edifici nelle diverse regioni italiane. Le “Emissioni pro capite di gas serra degli edifici” misurano la CO2 equivalente prodotta in media da un cittadino a causa dei combustibili fossili utilizzati per usi energetici negli edifici, come riscaldamento, acqua calda e cucina.

I “Consumi di energia degli edifici” forniscono informazioni sui consumi finali medi di energia per metro quadrato di superficie abitativa, escludendo i dati non disponibili per Campania e Sardegna. La “Quota di consumi elettrici negli edifici” riflette lo stato dell’elettrificazione nelle regioni, mostrando quanto dei consumi finali di energia degli edifici sia soddisfatto dall’energia elettrica. Infine, la “Quota di edifici in classe A” analizza l’efficienza energetica, sebbene i dati per Campania e Sardegna non siano disponibili in questo caso. Questi indicatori offrono un quadro completo per comprendere il panorama energetico degli edifici in Italia.

Il Trentino si distingue per la sua attenzione verso la sostenibilità ed è riuscito a promuovere la costruzione di edifici ad alta efficienza energetica. Le regioni del sud, invece, devono ancora lavorare per ridurre i consumi elettrici e migliorare l’efficienza energetica degli edifici.

Industria italiana e transizione ecologica: analisi delle emissioni e dei consumi energetici

Questo tema è un’altra tessera fondamentale per comprendere il quadro completo delle emissioni di un territorio e per valutare l’impegno delle imprese nella transizione ecologica. Le aziende adottano strategie di decarbonizzazione, come l’elettrificazione dei processi e l’acquisto di elettricità da fonti rinnovabili. L’analisi si articola in tre indicatori principali.

  1. Le “Emissioni di gas serra dell’industria per valore aggiunto” rappresentano le tonnellate di CO2 equivalente emesse per milione di euro di valore aggiunto nei settori manifatturiero ed edile. Questo indicatore tiene conto dei consumi energetici, del mix delle fonti fossili e delle emissioni di processo generate da filiere specifiche, come il cemento e i sistemi di refrigerazione.
  2. I “Consumi di energia per valore aggiunto” considerano tutte le fonti energetiche, sia fossili che rinnovabili, inclusi i consumi elettrici.
  3. La “Quota di consumi elettrici nell’industria” riflette le diverse velocità con cui le aziende in diverse parti d’Italia stanno adottando l’elettricità green, evidenziando il progresso verso una produzione industriale più sostenibile.

La Lombardia è una delle regioni più industrializzate d’Italia, con una presenza significativa di settori manifatturieri e di servizi ad alta intensità energetica. Tuttavia, nonostante la sua elevata produzione industriale, la regione ha implementato diverse politiche e strategie per ridurre le emissioni di gas serra e migliorare l’efficienza energetica.

Grazie all’adozione di tecnologie più efficienti e sostenibili, nonché all’implementazione di misure di risparmio energetico, la Lombardia è riuscita a mantenere basse le emissioni di gas serra e i consumi di energia nel settore industriale. Questo non solo contribuisce a ridurre l’impatto ambientale delle attività industriali, ma aiuta anche a migliorare la competitività delle imprese e a promuovere un modello di sviluppo più sostenibile.

Trasporti in evoluzione: veicoli, emissioni e tendenze di mobilità

Il tema dei trasporti rappresenta un settore fondamentale nella transizione verso la sostenibilità. Auto private e mezzi pubblici, veicoli elettrici e le emissioni di CO2 legate agli spostamenti compongono il quadro di analisi.

L’indicatore principale, “Emissioni pro capite di gas serra dei trasporti“, rivela quanto CO2 equivalente ciascuno di noi produce utilizzando mezzi alimentati da combustibili fossili.

Il “Numero di automobili (ogni mille abitanti)” offre una panoramica sull’affollamento delle strade italiane, confermando il Paese tra i più motorizzati in Europa.

Al contrario, i “Passeggeri trasportati dal trasporto pubblico locale” mostrano un prevedibile ritardo, accentuato dal punto di vista climatico, poiché la decarbonizzazione dei trasporti richiede una riduzione dell’uso dei veicoli privati.

La “Quota di auto elettriche nelle nuove immatricolazioni” riflette la crescita delle auto elettriche in Italia, sebbene a un ritmo più lento rispetto al resto d’Europa.

In questo contesto, il Lazio emerge come una regione chiave, classificandosi al secondo posto per passeggeri che utilizzano il trasporto pubblico locale, secondo dati del Ministero dei Trasporti. Inoltre, la regione registra la più alta quota di auto elettriche immatricolate nel 2022, pari al 4,5%.

Agricoltura sostenibile: analisi degli indicatori ambientali

Nelle ultime settimane, l’attenzione sulle coltivazioni e gli allevamenti si è intensificata, poiché il loro impatto ambientale e l’impronta carbonica sono al centro del dibattito. Misurare questi impatti è il punto di partenza cruciale, e il database CIRO si impegna in questo sforzo attraverso quattro indicatori chiave: le “Emissioni di gas serra dell’agricoltura pro capite”, i “Capi bovini allevati (ogni 1000 abitanti)”, la “Quota di agricoltura biologica” (la percentuale di superficie dedicata al biologico rispetto a quella agricola totale), e l'”Utilizzo di fertilizzanti” (espresso in chilogrammi di azoto per ettaro).

La Calabria si distingue con il 35,7% di quota nella misura della “Quota di agricoltura biologica“, classificandosi al secondo posto. Inoltre, la regione si posiziona al terzo posto per il basso utilizzo di fertilizzanti in agricoltura.

Anche in Puglia, le prestazioni nel settore agricolo sono notevoli: le emissioni settoriali pro-capite sono tra le più basse d’Italia, la “Quota di agricoltura biologica” (25%) supera la media nazionale (19%), il numero di capi di bovini allevati pro capite è basso, e il valore dell’indicatore dell’utilizzo di fertilizzanti è tra i più bassi del Paese.

Impatti del cambiamento climatico sulle Regioni italiane

Dall’analisi delle cause alla valutazione delle conseguenze, si esplora l’impatto del riscaldamento globale sulle regioni italiane. Italy for Climate ha identificato quattro indicatori per misurare questo impatto. Gli “Eventi meteoclimatici estremi” (come temporali, grandinate, vento forte) colpiscono le regioni in base alla loro superficie. Il “Tasso di consumo di suolo” indica la percentuale di territorio urbanizzato. La “Quota di popolazione esposta al rischio alluvione” evidenzia il numero di italiani che vivono in zone a rischio secondo l’Ispra. Infine, il “Tasso di perdite della rete idrica” posiziona l’Italia tra gli ultimi in Europa per l’efficienza degli acquedotti.

La Basilicata si distingue per avere la minor percentuale di popolazione in zone a medio e alto rischio di alluvione, beneficiando anche di un basso tasso di consumo di suolo.

L’Umbria, nel 2022, ha registrato il minor numero di eventi meteoclimatici estremi in relazione alla sua superficie.