Fit for 55%, nuove direttive per ridurre le emissioni di gas serra

Il Parlamento europeo ha adottato una serie direttive fondamentali per proseguire il percorso intrapreso per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55%

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Donatella Maisto

Esperta in digital trasformation e tecnologie emergenti

Dopo 20 anni nel legal e hr, si occupa di informazione, ricerca e sviluppo. Esperta in digital transformation, tecnologie emergenti e standard internazionali per la sostenibilità, segue l’Innovation Hub della Camera di Commercio italiana per la Svizzera. MIT Alumni.

Il Parlamento ha approvato in via definitiva cinque nuove direttive, frutto di accordi raggiunti con i paesi dell’UE alla fine del 2022, che fanno parte del pacchetto “Fit for 55%“, ovvero la strategia dell’UE per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, secondo quanto previsto dalla Legge europea sul clima.

In questo articolo si focalizzerà l’attenzione sul sistema di scambio di quote di emissione nell’Unione, che includerà il trasporto aereo e marittimo, i cicli di carbonio sostenibile e il meccanismo di adeguamento alle frontiere.

Fit for 55%

L’accordo di Parigi, adottato il 12 dicembre 2015, nell’ambito della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United Nations Framework Convention on Clamate Change – UNFCCC), è entrato in vigore il 4 novembre 2016.

Le parti, che hanno sottoscritto l’Accordo di Parigi, hanno convenuto di mantenere l’aumento della temperatura media mondiale ben al di sotto di 2 ºC rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire l’azione volta a limitare tale aumento a 1,5 ºC rispetto ai livelli preindustriali.

Tale impegno è stato rafforzato con l’adozione, nell’ambito dell’UNFCCC, del patto di Glasgow per il clima, il 13 novembre 2021, in cui la conferenza delle parti dell’UNFCCC, che funge da riunione delle parti dell’accordo di Parigi, riconosce che con un aumento della temperatura di 1,5 °C, invece che di 2 °C, gli effetti dei cambiamenti climatici saranno molto inferiori e decide di proseguire l’azione volta a limitare l’aumento della temperatura a 1,5 °C.

L’impegno ad affrontare i problemi legati al clima e all’ambiente e il conseguimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi sono al centro della comunicazione della Commissione dell’11 dicembre 2019 sul Green Deal europeo.

Il Green Deal europeo combina una serie completa di misure e iniziative che si rafforzano reciprocamente, volte a conseguire la neutralità climatica nell’Unione entro il 2050, e definisce una nuova strategia di crescita che mira a trasformare l’Unione in una società equa e prospera, con un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva in cui la crescita economica è dissociata dall’uso delle risorse.

Intende, inoltre, proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell’Unione e proteggere la salute e il benessere dei cittadini dai rischi di natura ambientale e dalle relative conseguenze. Tale transizione incide in modo diverso sui lavoratori dei vari settori. Ha aspetti inerenti l’uguaglianza di genere, nonché un impatto particolare su alcuni gruppi svantaggiati e vulnerabili, come gli anziani, le persone con disabilità, le persone appartenenti a minoranze razziali o etniche, nonché le persone e le famiglie a reddito basso e medio-basso. Comporta, inoltre, maggiori sfide per determinate regioni, in particolare quelle strutturalmente svantaggiate e periferiche, nonché per le isole.

Occorre, pertanto, garantire che la transizione sia giusta e inclusiva, e non lasci indietro nessuno.

Il 17 dicembre 2020 l’Unione ha presentato all’UNFCCC il suo contributo determinato a livello nazionale (nationally determined contribution – NDC), a seguito dell’approvazione da parte del Consiglio. La direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, quale modificata, in particolare, dalla direttiva (UE) 2018/410 del Parlamento europeo e del Consiglio, è uno degli strumenti soggetti a revisione alla luce dell’obiettivo rafforzato per il 2030.

Nelle conclusioni del 24 ottobre 2022 il Consiglio ha dichiarato di essere pronto, quanto prima dopo le conclusioni dei negoziati sugli elementi essenziali del pacchetto “Pronti per il 55 %”, ad aggiornare, se del caso, l’NDC dell’Unione e dei suoi Stati membri, in linea con il paragrafo 29 del patto di Glasgow per il clima, al fine di riflettere il modo in cui il risultato finale degli elementi essenziali del pacchetto “Pronti per il 55 %” attua l’obiettivo principale dell’Unione concordato dal Consiglio europeo nel dicembre 2020.

Poiché il sistema per lo scambio di quote di emissioni nell’Unione europea (EU ETS), istituito dalla direttiva 2003/87/CE, è una pietra angolare della politica dell’Unione in materia di clima e ne costituisce lo strumento fondamentale per ridurre le emissioni di gas a effetto serra in modo efficace sotto il profilo dei costi, le modifiche della direttiva 2003/87/CE, anche per quanto riguarda il suo ambito di applicazione, adottate mediante la direttiva, oggetto dell’articolo, sono parte degli elementi essenziali del pacchetto “Pronti per il 55 %”.

Il  sistema di scambio di quote di emissione nell’Unione

La riforma del sistema di scambio di quote di emissione (ETS) è stata approvata, nella Plenaria di Aprile, con 413 voti favorevoli, 167 contrari e 57 astensioni. Con l’adozione di questa Direttiva aumentano le ambizioni climatiche dell’UE.

Si prevedono, infatti, riduzioni in emissioni nei settori coperti dall’ETS, pari al 62% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030.

Al contempo, è prevista la graduale eliminazione delle quote gratuite per le imprese fra il 2026 e il 2034. Verrà creato un nuovo sistema ETS II per i carburanti per trasporto su strada e per gli edifici per determinare il prezzo delle emissioni anche in questi settori dal 2027 o dal 2028 se i prezzi dell’energia saranno eccezionalmente elevati.

In cosa consiste il sistema di scambio di quote di emissione dell’UE

Sebbene l’Unione europea sia il terzo produttore al mondo di anidride carbonica, l’UE ha un obiettivo ambizioso per prevenire i cambiamenti climatici: ridurre in modo sostanziale le proprie emissioni entro il 2030 e raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050.

Lanciato nel 2005 come parte del “Pacchetto Fit for 55“, il sistema di scambio delle emissioni ETS (Emission Trading System) è uno degli strumenti messi a punto dall’Unione Europea per aggiungere questo obiettivo, rivolto in modo specifico alle industrie.

Il sistema di scambio delle emissioni, noto anche come al principio del “chi inquina paga”, obbliga più di 11.000 centrali elettriche e fabbriche a richiedere un permesso per ogni tonnellata di CO2 che viene emessa.

Questo è un chiaro incentivo a inquinare meno: meno si inquina, meno si paga.

Le industrie devono comprare queste quote attraverso aste e il prezzo segue le regole della domanda e dell’offerta. Alcune quote sono state date gratuitamente, per evitare che, in alcuni settori a rischio, le industrie si trasferissero in regioni con meno restrizioni ambientali.

Regolamentazione del prezzo del carbonio

A seguito della crisi finanziaria del 2008, i permessi erano molto poco costosi poiché la domanda era scesa, ma l’offerta rimaneva invariata.

Avere un grande surplus e prezzi bassi scoraggia le aziende dall’investire in tecnologie verdi, ostacolando così l’efficienza del sistema nella lotta ai cambiamenti climatici. Per ovviare a questo problema, nel 2015 l’UE ha creato la riserva stabilizzatrice del mercato MSR (Market Stability Reserve) per allineare meglio l’offerta e la domanda di quote collocando il 24% di tutte le quote ETS in una riserva, dalla quale possono essere sbloccate in caso di carenza.

Nel marzo 2023, l’MSR è stato esteso fino al 2030, con la finalità di proteggere l’UE dal calo dei prezzi della CO2, dovuto a shock esterni come il Covid-19. Prezzi più bassi della CO2 significherebbero inferiori incentivi per l’industria a ridurre i gas serra.

L’UE sta lavorando a un aggiornamento del sistema per allineare il sistema di scambio delle emissioni agli obiettivi di riduzione delle emissioni più elevati del Green Deal europeo. Nel dicembre 2022, l’UE ha concordato un aggiornamento che punta a una riduzione del 62% delle emissioni industriali entro il 2030.

Rispetto alla proposta originaria della Commissione, gli eurodeputati chiedevano obiettivi più ambiziosi.

I cambiamenti dopo l’accordo tra il Parlamento e i governi dell’UE includono:

  • Ridurre ulteriormente il numero di quote annuali disponibili fino al 2030 per ridurre le emissioni del 62% entro il 2030, 1 punto percentuale in più rispetto alla proposta della Commissione (61%)
  • Aumento dei finanziamenti per le tecnologie innovative e per l’ammodernamento del sistema energetico attraverso un Fondo per l’innovazione e un Fondo per la modernizzazione
  • L’eliminazione graduale delle quote gratuite per l’industria entro il 2034, mentre il meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera dell’UE sarà simultaneamente introdotto e pienamente operativo entro il 2034. Il meccanismo applicherebbe un prezzo del carbonio alle merci importate da paesi meno ambiziosi e impedirebbe alle aziende di spostare la produzione verso un paese con norme meno rigorose sulle emissioni di gas a effetto serra.
  • Estensione del regime al trasporto marittimo
  • L’inclusione delle emissioni degli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani dal 2024.
  • La creazione di un sistema di scambio di quote di emissione (ETS II) separato per gli edifici commerciali e il trasporto su strada a partire dal 2027. Il trasporto privato e gli edifici residenziali verrebbero aggiunti solo a partire dal 2029 e richiederebbero una nuova proposta della Commissione. Tutti i proventi del sistema di scambio di quote di emissione dovrebbero essere utilizzati esclusivamente per attività legate al clima.

Il Fondo per l’Innovazione e il Fondo per la Modernizzazione

Il Fondo per l’Innovazione è uno dei più grandi programmi di finanziamento al mondo per la dimostrazione di tecnologie innovative a basse emissioni di carbonio.

Il Fondo per l’innovazione fornirà circa 38 miliardi di EUR di sostegno dal 2020 al 2030 (a 75 EUR / tCO2), a seconda del prezzo del carbonio, per la dimostrazione commerciale di tecnologie del carbonio, volte a portare sul mercato soluzioni industriali per decarbonizzare l’Europa e sostenerne la transizione verso la neutralità climatica.

L’obiettivo è aiutare le imprese a investire in energia pulita e nell’industria per stimolare la crescita economica, creare posti di lavoro locali a prova di futuro e rafforzare la leadership tecnologica europea su scala globale.

Ciò avviene attraverso inviti a presentare progetti di grandi e piccole dimensioni incentrati su:

  • tecnologie e processi innovativi a basse emissioni di carbonio nelle industrie ad alta intensità di energia, compresi i prodotti che sostituiscono quelli ad alta intensità di carbonio
  • cattura e utilizzazione del carbonio (CCU)
  • costruzione e gestione della cattura e dello stoccaggio del carbonio (CCS)
  • generazione innovativa di energia rinnovabile
  • stoccaggio di energia

Il Fondo per la modernizzazione è un programma di finanziamento dedicato per sostenere 10 Stati membri dell’UE a basso reddito nella loro transizione verso la neutralità climatica, contribuendo a modernizzare i loro sistemi energetici e a migliorare l’efficienza energetica.

Gli Stati membri beneficiari sono Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia.

Una quota delle entrate derivanti dal nuovo sistema di scambio sarà destinata al Fondo sociale per il clima, che mira a sostenere le famiglie e le imprese colpite dalla povertà energetica.

Gli sforzi europei per diminuire le emissioni

Ci sono altre misure che rendono effettivo l’impegno dell’Unione europea nel rispettare l’accordo di Parigi sul cambiamento climatico, il taglio delle emissioni in tutti i settori economici:

  • Il Regolamento sulla condivisione degli sforzi sugli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra da trasporti, edilizia, rifiuti, agricoltura);
  • Il LULUCF (acronimo di Land Use, Land Use Change and Forestry, in italiano uso del suolo, cambiamenti di uso del suolo e silvicoltura)
  • Standard più severi sulle emissioni di CO2 per le automobili
  • Riduzione delle emissioni di aerei e navi

Il Parlamento ha, inoltre, adottato l’inclusione, sempre nella Plenaria di Aprile, nel sistema ETS delle emissioni di gas serra prodotte dal settore marittimo, con 500 voti favorevoli, 131 contrari e 11 astensioni, e la revisione del sistema di scambio di quote di emissioni per il trasporto aereo, con 463 voti favorevoli, 117 contrari e 64 astensioni.

Ciò consentirà di eliminare gradualmente le quote gratuite per il settore dell’aviazione entro il 2026, promuovendo così l’uso di combustibili sostenibili.

Il nuovo Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM)

Con 487 voti favorevoli, 81 contrari e 75 astensioni, il Parlamento ha approvato, nella Plenaria di Aprile, le norme che disciplinano il nuovo Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM), il cui obiettivo è incentivare i paesi terzi ad accrescere le proprie ambizioni climatiche e garantire che gli sforzi climatici globali e dell’UE non siano messi in pericolo dalla delocalizzazione della produzione in paesi extra UE con politiche climatiche meno ambiziose.

Il nuovo meccanismo include ferro, acciaio, cemento, alluminio, fertilizzanti, elettricità, idrogeno ed emissioni indirette in determinate condizioni. La normativa imporrà alle aziende importatrici nell’UE di prodotti coperti dal sistema ETS di comunicare la quantità di emissioni contenute nelle merci alla frontiera, per poi acquistare certificati di carbonio corrispondenti al prezzo che avrebbero pagato per produrre i beni all’interno dell’UE.

Il CBAM sarà introdotto gradualmente dal 2026 al 2034, in concomitanza con l’eliminazione progressiva delle quote gratuite nell’ETS.

I testi dovranno ora essere approvati formalmente anche dal Consiglio. Saranno quindi pubblicati sulla Gazzetta ufficiale dell’UE ed entreranno in vigore 20 giorni dopo.

Adottando questi testi, il Parlamento risponde alle aspettative dei cittadini affinché l’UE realizzi e acceleri la transizione verde, come espresso nelle proposte 3(1), 3(8), 3(9), 11(1) e 11(7) delle conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa.