Nuovi depositi rifiuti radioattivi in Italia: mappa delle aree idonee

Sogin ha trasmesso al Ministero della Transizione Ecologica la Carta Nazionale delle Aree Idonee da destinare a nuovi depositi di rifiuti radioattivi in Italia

Pubblicato: 31 Marzo 2022 14:36

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

La Società pubblica responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi (Sogin) ha trasmesso ieri al Ministero della Transizione Ecologica la proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI) ad ospitare il Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico. “La CNAI è stata elaborata da Sogin sulla base degli esiti della più grande consultazione pubblica finora svolta in Italia su un’infrastruttura strategica per il Paese – si legge in una nota stampa della società – avviata il 5 gennaio 2021 con la pubblicazione della proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) e conclusa il 14 gennaio scorso”.

Cosa sappiamo sulla nuova mappa delle aeree idonee a depositare rifiuti nucleari

La consultazione, gestita da Sogin e finalizzata a individuare nuove aeree idonee al deposito di rifiuti nucleari, si è articolata in tre fasi:

  • nella fase 1, durata sei mesi fino al 5 luglio 2021, Sogin ha raccolto oltre 300 osservazioni e proposte tecniche da parte dei diversi soggetti interessati;
  • durante la fase 2 si è svolto il Seminario Nazionale (al 7 settembre al 24 novembre 2021 e concluso il 15 dicembre 2021) con incontri che e convegni che hanno interessato le regioni coinvolte dalla CNAPI (ovvero Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia e Basilicata, Sicilia, Sardegna). Al seminario hanno preso parte oltre 160 i partecipanti, che ha visto gli interventi dei rappresentanti di Istituzioni ed Enti nazionali e locali, associazioni, comitati e singoli cittadini;
  • la fase 3 è stata avviata una volta concluso il seminario, nei 30 giorni successivi, con una seconda fase di consultazione pubblica durante la quale i soggetti portatori di interesse hanno potuto presentare ulteriori osservazioni e proposte tecniche anche alla luce dei lavori svolti durante il Seminario Nazionale.

La proposta di CNAI che Sogin ha trasmesso al Ministero della Transizione Ecologica è stata dunque predisposta sulla base delle oltre 600 tra domande, osservazioni e proposte, per un totale di oltre 25.000 pagine costituite da atti, documenti, studi, relazioni tecniche e cartografie, complessivamente presentate nel corso di un anno a seguito della pubblicazione della CNAPI.

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Dove si trovano i principali depositi di rifiuti radioattivi in Italia

La nuova mappa delle aeree idonee per i depositi radioattivi in Italia andrà, di fatto, ad aggiornare quella precedente. La norma prevede ora che il Ministero della Transizione Ecologica, acquisito il parere tecnico dell’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione (ISIN), approvi con proprio decreto la CNAI, di concerto con il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili. La mappa verrà, quindi, pubblicata sui siti internet di Sogin, dei due Ministeri e dell’ISIN nella sua versione nuova.

L’ultimo aggiornamento, come riportato dal Mite, risale al 2020, secondo cui in Italia i centri che producono e/o detengono rifiuti radioattivi sono decine e di dividono in:

  • installazioni nucleari (4 centrali e 4 impianti del ciclo del combustibile);
  • centri di ricerca nucleare; centri di gestione di rifiuti industriali;
  • centri del Servizio Integrato.

Significativi, per la loro numerosità sul territorio nazionale, sono i centri di medicina nucleare, fra cui gli ospedali. Queste strutture trattengono la maggior parte dei rifiuti radioattivi che producono fino al loro completo decadimento, per poi smaltirli come rifiuti convenzionali.

La restante parte viene conferita agli operatori del Servizio Integrato, il sistema di raccolta e gestione dei rifiuti radioattivi sanitari e industriali, che provvedono al loro stoccaggio nei propri depositi temporanei in attesa, previo trattamento e condizionamento, del conferimento al Deposito Nazionale.

In sintesi, le principali strutture in cui si producono e/o si stoccano rifiuti radioattivi sul territorio nazionale e che conferiranno questi rifiuti al Deposito Nazionale sono:

  • 4 centrali in decommissioning (Sogin);
  • 4 impianti del ciclo del combustibile in decommissioning (Enea/Sogin);
  • 1 reattore di ricerca CCR ISPRA-1 (Sogin);
  • 7 centri di ricerca nucleare (ENEA Casaccia, CCR Ispra, Deposito Avogadro, LivaNova, CESNEF -Centro Energia e Studi Nucleari Enrico Fermi- Università di Pavia, Università di Palermo);
  • 3 centri del Servizio Integrato in esercizio (Nucleco, Campoverde, Protex);
  • 1 centro del Servizio Integrato non più attivo (Cemerad).

Sogin gestisce circa 15.000 metri cubi di rifiuti radioattivi, distribuiti come riportato di seguito (Fonte: Bilancio di Sostenibilità Gruppo Sogin – 2020):

  • nelle centrali nucleari di Caorso (Piacenza), Garigliano (Caserta), Latina e Trino (Vercelli);
  • negli impianti nucleari di Bosco Marengo (Alessandria), Casaccia (Roma), ISPRA-1 (Varese), Saluggia (Vercelli) E Rotondella (Matera).

C’è da aggiungere, in conclusione, che per volume e livello di radioattività dei rifiuti prodotti, i principali centri sono i siti nucleari in fase di smantellamento. E questo probabilmente tranquillizzerà chi, specie dopo le minacce di Putin e la minaccia “turismo nucleare”, teme oggi per la propria incolumità.