Energia nucleare, costi pari a 550 miliardi in Europa: la stima del commissario Breton

Il commissario Thierry Breton ha svelato il vero costo della transizione nucleare in Europa: si tratta di cifre ben più alte rispetto a quelle annunciate

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

L’investimento previsto per le centrali nucleari europee di nuova generazione ammonta a “500 miliardi di euro, da qui al 2050“. L’Europa punta ad aumentare la capacità nucleare di circa 50Gw entro i prossimi 25 anni, il che corrisponde alla costruzione di 30 nuovi reattori. Ma alla cifra monstre vanno sommati altri 50 miliardi per la gestione delle centrali già esistenti. È la stima del commissario europeo al Mercato interno, Thierry Breton.

Il nucleare in Europa

“Solo gli impianti nucleari già in funzione necessitano di 50 miliardi di euro di investimenti fino al 2030. Quelli di nuova generazione di 500 miliardi“, ha dichiarato Breton al giornale domenicale francese Journal du Dimanche. Il commissario ha aggiunto che il piano europeo per etichettare come “verde” l’energia prodotta dalle centrali nucleari europee costituisce un passo fondamentale per attrarre investimenti ed è capace di avviare “una rivoluzione industriale di ampiezza inedita”.

Le dichiarazioni di Breton fanno notizia perché l’investimento iniziale stimato da Bruxelles andava dai 350 e i 450 miliardi di euro. Era stato il magazine Euractiv a ipotizzare un costo ben maggiore per l’accelerazione nucleare dell’Unione europea. E a stretto giro sono arrivate le precisazioni al rialzo del commissario Ue.

Da carbone e gasolio a gas e nucleare

L’obiettivo europeo è quello di abbandonare progressivamente carbone e gasolio per aumentare il peso di gas naturale e nucleare “come mezzi per facilitare la transizione verso un futuro energetico basato prevalentemente su fonti rinnovabili”.

Il problema delle scorie

Rimane però il nodo delle scorie nucleari: se i cosiddetti rifiuti di basso livello impiegano poche decine di anni per diventare quasi del tutto inerti, i rifiuti di alto livello contengono elementi che impiegano anche decine di migliaia di anni per diventare inoffensivi, un periodo di tempo immensamente più lungo della durata di qualsiasi contenitore o struttura di stoccaggio. Su questo fronte, il commissario Thierry Breton annuncia la messa a punto di nuove misure per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi.

Europa divisa sul nucleare

Il commissario europeo francese ricorda inoltre come l’Europa sia spaccata in due fazioni sul fronte del nucleare: da una parte c’è la Francia, che con 56 reattori nucleari che forniscono circa il 70% del fabbisogno energetico nazionale guida la fazione dei pro nucleare; dall’altra parte ci sono Germania e Austria contrarie all’energia nucleare. La Germania, in particolare, si è impegnata a spegnere le centrali oggi esistenti. Al momento la linea francese è quella sposata dall’Europa. Le consultazioni fra le fazioni sono in corso e ai confronti a livello europeo si aggiungono quelli a livello nazionale nei Paesi in cui la politica è divisa sul tema. Breton stima che entro il 2050 la dipendenza europea dal nucleare cali dall’attuale 26% al 15%.

Energia nucleare in Italia

Anche l’Italia è pronta a tornare al nucleare: la Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile (Pnns) è stata presentata al Mase lo scorso settembre. L’energia nucleare è uno dei capisaldi energetici del governo Meloni. Secondo un recente studio pubblicato da Ey, il nucleare potrebbe avere un impatto economico da 45 miliardi in Italia.

Il governo ha già individuato le aree potenziali per lo stoccaggio delle scorie nucleari. Si tratta di 51 territori dislocati su 7 regioni.