Depositi di scorie nucleari in sette regioni Italiane: la mappa dei siti di stoccaggio

L'elenco dei siti di stoccaggio delle scorie nucleari in Italia comprende 51 territori dislocati su 7 regioni. La realizzazione degli impianti è prevista entro il 2030

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

È stato pubblicato l’elenco delle aree adatte al deposito nazionale delle scorie nucleari, contenuto nella Cnai (Carta Nazionale delle Aree Idonee). L’elenco è disponibile sul sito del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Scorie nucleari: individuati 51 siti in 7 regioni

La Carta elaborata da Sogin (Società Gestione Impianti Nucleari) e Isin (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione) individua 51 potenziali siti dislocati nei territori di 7 regioni italiane. Alcune province possono ospitare più di un sito. Dopo 30 giorni dalla pubblicazione della Carta, enti territoriali e strutture militari potranno presentare le loro candidature per ospitare le scorie.

Si cercano i luoghi ideali in cui stoccare definitivamente 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media intensità. Negli stessi siti verranno stoccati momentaneamente altri 17mila metri cubi di scarti radioattivi ad alta intensità provenienti dalle 4 centrali nucleari dismesse e da altri impianti.

Le aree inizialmente individuate erano 67. Poi dalla lista sono uscite la regione Toscana e la provincia di Torino.

I depositi di scorie nucleari nelle regioni italiane

Di seguito l’elenco delle 7 regioni italiane interessate: vengono indicate le province con i relativi comuni. Il Lazio è il territorio con più siti adatti allo stoccaggio delle scorie, tutti nell’area di Viterbo. Seguono Basilicata e Sardegna. Nessuno dei comuni potenzialmente interessati si è detto favorevole alla costruzione dei siti di stoccaggio. Ogni territorio in cui verranno costruiti gli impianti verrà ristorato con 1 milione di euro.

Basilicata: Matera (Matera, Altamura, Montalbano Jonico, Bernalda, Montescaglioso, Irsina), Potenza (Genzano di Lucania).

Puglia: Bari (Altamura, Gravina in Puglia), Taranto (Laterza).

Lazio: Viterbo (Arlena di Castro, Montalto di Castro, Canino, Cellere, Corchiano, Gallese, Ischia di Castro, Piansano, Soriano nel Cimino, Tarquinia, Tessennano, Tuscania, Vasanello, Vignanello).

Piemonte: Alessandria (Alessandria, Bosco Marengo, Novi Ligure, Oviglio, Quargnento, Castelnuovo Bormida, Sezzadio, Fubine Monferrato, Quargnent0).

Sardegna: Oristano (Albagiara, Assolo, Usellus), Sud Sardegna (Mandas, Siurgus Donigala, Segariu, Villamar, Setzu, Tuili, Turri, Ussaramanna, Nurri, Ortacesus, Guasila).

Sicilia: Trapani (Trapani, Calatafimi-Segesta).

Elenco aperto alle autocandidature

Quello dei potenziali siti di stoccaggio nucleare non è un elenco chiuso: seguendo l’iter individuato dal protocollo possono presentare autocandidature anche enti locali non indicati nella Cnai, chiedendo alla Sogin di rivalutare il loro territorio.

Il governo Meloni ha scelto il binario delle autocandidature per superare l’impasse sulla scelta del luogo. Fino ad oggi è giunta solo la candidatura del Comune di Trino Vercellese, in Piemonte, dove sorge una delle 4 centrali nucleari italiane ormai dismesse.

Le tempistiche

Dopo i 30 giorni finalizzati alla raccolta delle autocandidature si avrà l’elenco finale dei siti potenziali. Salvo intoppi, per ultimare l’iter burocratico che sbloccherà i cantieri ci vorrà un anno. Si prevede poi di realizzare i depositi nucleari in 4 anni di lavori. Se tutto va bene, i siti verranno ultimati attorno al 2030, con 5 anni di ritardo rispetto al progetto di far rientrare dall’estero le scorie nucleari italiane entro il 2025.

Ogni cantiere costerà circa 900 milioni di euro e vedrà l’impiego di 4mila operai. Ogni struttura sarà composta da 90 celle in calcestruzzo armato che a loro volta conterranno i moduli in cemento in cui inserire i contenitori di metallo con i rifiuti. Ogni impianto sarà corredato da un parco tecnologico per la ricerca e lo studio sui rifiuti nucleari.

Negli ultimi tempi l’energia nucleare è tornata al centro del dibattito, complice l’inquinamento da combustibili fossili e la dipendenza energetica da Paesi le cui politiche non sono sempre in linea con quelle europee.

Intanto da Cop28 emerge l’intenzione degli Usa di accelerare sul nucleare. Intenzione che potrebbe avere una ricaduta anche sui Paesi partner.

In controtendenza la Germania che ha deciso di abbandonare il nucleare.