Ripristino della Natura, un dirigibile sopra Palazzo Chigi per chiedere di votare a favore del Regolamento Ue

L'Ungheria ha bloccato all'ultimo minuto il voto finale del Consiglio europeo sulla legge Nature Restoration Law, lasciando l'Europa in una posizione di stallo

Foto di Matteo Paolini

Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

La ratifica finale del regolamento epocale per il Restauro della natura è stata posticipata a una data indeterminata. Questo potrebbe significare un rinvio fino alla prossima legislatura o addirittura un abbandono definitivo. Ciò rappresenterebbe un colpo fatale al Green Deal, già minato dal Partito Popolare Europeo che ne aveva sostenuto la nascita. Il regolamento rappresenta un elemento chiave del piano europeo e la votazione nel Consiglio Ambiente dell’Ue, avrebbe dovuto essere una semplice formalità, visto che l’intesa politica tra il Consiglio e il Parlamento Europeo era stata raggiunta già nel novembre del 2023. Tuttavia, tale votazione è stata rimossa dal programma della riunione dei ministri dell’Ambiente europei. Di conseguenza, la misura rimane bloccata. Appena un mese fa, l’approvazione del Parlamento Europeo era stata accolta con gli applausi dei deputati socialisti e verdi. Il documento sembrava essere al sicuro, nonostante i compromessi del trilogo avessero ridotto le sue ambizioni rispetto alla proposta originale e malgrado fosse stato oggetto di attacchi politici da parte del centro-destra per mesi.

Stop al Ripristino della Natura: un duro colpo per la biodiversità

La nuova legge proponeva un impegno per tutta l’Unione Europea a ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine entro il 2030, e il 100% degli ecosistemi bisognosi entro il 2050. Ogni Stato membro avrebbe dovuto rigenerare foreste, praterie, zone umide, fiumi, laghi e fondali corallini, presentando piani nazionali dettagliati a Bruxelles. La legge prevedeva che entro il 2030 almeno il 30% degli habitat in degrado sarebbe dovuto passare a uno stato di conservazione buono, aumentando poi al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050.

Il compromesso raggiunto a febbraio ha rafforzato le clausole di flessibilità per i Ventisette, consentendo un “freno di emergenza” in caso di “circostanze eccezionali”, incluso il salvataggio della sicurezza alimentare, una richiesta fortemente sostenuta dall’agribusiness, che ha combattuto questa legge e la politica agricola comune per anni.

La politica agricola e il consenso Ue, un equilibrio delicato

Gli interessi dell’agricoltura e dell’allevamento intensivi, su cui sia il Partito Popolare Europeo che molti Stati membri dell’Ue sono sensibili, hanno giocato un ruolo significativo. Questi interessi sono motivati dal calcolo elettorale, dai legami “storici” con il settore e dalla paura delle proteste dei trattori. Il PPE aveva precedentemente tentato, senza successo, di bloccare la Legge sul Ripristino della Natura a febbraio, ma il 23 marzo il Consiglio ha avuto successo.

Durante la riunione del Coreper, in cui gli ambasciatori dei Ventisette presso l’Ue cercano di risolvere le divergenze tra i paesi dell’Ue e preparare il terreno per la ratifica finale nel Consiglio, non è stata raggiunta la maggioranza qualificata necessaria per l’approvazione (almeno il 55% dei paesi che rappresentano almeno il 65% della popolazione europea).

Olanda, Italia, Svezia e Polonia hanno votato contro, e l’Ungheria si è aggiunta in modo decisivo al blocco. Austria, Belgio e Finlandia si sono astenuti dall’esprimersi.

Scontro politico sull’approvazione del Regolamento Ambientale

L’approvazione definitiva del regolamento, che mira a ripristinare gli ecosistemi su almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’Unione europea entro il 2030 (e tutti gli ecosistemi entro il 2050), si scontra con le imminenti elezioni europee. La Lega al Parlamento europeo ha celebrato il rinvio dell’approvazione definitiva della legge sul ripristino della natura, considerata uno dei pilastri dell’estremismo green di Timmermans e Von der Leyen, sottolineando le critiche già espresse dalla Lega fin dall’inizio del processo.

Tuttavia, la presidente della Commissione europea ha intervenuto, riconoscendo che c’è un problema di competitività, ma respingendo l’idea di dare la colpa al Green Deal e di farne un capro espiatorio. Al contrario, ha sottolineato che il Green Deal permetterà di modernizzare l’economia europea e che la legge sul ripristino della natura rientra in questo contesto, evidenziando il ruolo cruciale giocato dal suo stesso partito in questi mesi.

La battaglia parlamentare sull’agricoltura sostenibile

Anche se sono state concesse flessibilità agli Stati, consentendo loro di sospendere temporaneamente le disposizioni sugli ecosistemi agricoli in circostanze eccezionali, gran parte del Partito Popolare Europeo, i gruppi ID (compreso quello della Lega) ed ECR (che include Fratelli d’Italia), e circa la metà di Renew Europe (i liberali) hanno votato contro il testo già in Parlamento europeo. Questo, nonostante tali flessibilità, concesse per evitare che i target del regolamento riducessero la superficie coltivata a un punto tale da compromettere la produzione alimentare dell’Ue.

Il regolamento è stato approvato a febbraio con 329 voti a favore, 275 contrari e 24 astensioni, nonostante la pressione delle lobby dell’agrobusiness e la protesta dei trattori, che sono state strumentalizzate. Successivamente, l’accordo è stato confermato durante il Coreper, la riunione degli ambasciatori dei 27 membri, nonostante il voto contrario dell’Italia e della Svezia. Alla riunione, Finlandia, Polonia, Paesi Bassi e Belgio si erano astenuti.

Ostacoli nel percorso delle Normative europee

Spesso, prima di presentare normative per un’approvazione rapida a livello ministeriale, la presidenza del Consiglio discute con gli ambasciatori per verificare la presenza di una maggioranza favorevole. Tale situazione si è verificata il 22 marzo durante la riunione del Coreper, che si proponeva di preparare la ratifica in Consiglio. Tuttavia, come abbiamo anticipato, non è stata raggiunta la maggioranza qualificata necessaria, pari al 55% dei paesi rappresentanti non meno del 65% della popolazione dell’Ue. In quell’occasione, Italia, Svezia, Paesi Bassi, Polonia e, all’ultimo momento, Ungheria hanno espresso voto contrario, mentre Austria, Belgio e Finlandia si sono astenuti. Di conseguenza, la presidenza belga del Consiglio dell’Ue ha deciso di non includere il dossier all’ordine del giorno del 25 marzo per il Consiglio Europeo Ambiente, impedendo l’approvazione ministeriale. Questo passaggio, che avrebbe dovuto essere una formalità data l’accordo tra Consiglio e Parlamento Ue, è stato rinviato senza possibilità di emendamenti, come già accaduto per le norme sulla due diligence delle imprese. Attualmente, non è stata fissata una nuova data, lasciando aperta la possibilità di un rinvio della legge alla prossima legislatura.

Opposizione alla Nature Restoration Law e la Richiesta di una Rivalutazione da parte dell’Italia

La viceministra all’Ambiente e Sicurezza, Vannia Gava, ha dichiarato che l’Italia sostiene l’obiettivo di tutelare e riparare gli ecosistemi ed è stata attivamente coinvolta nei negoziati riguardanti la proposta sulla Nature Restoration Law (NRL). Tuttavia, l’accordo finale raggiunto dai triloghi non è considerato soddisfacente dal governo italiano.

La viceministra ha sottolineato la necessità di una maggiore riflessione su come evitare impatti negativi, specialmente nel settore agricolo, cruciale per l’economia e la sicurezza alimentare sia dell’Italia che dell’Unione Europea. Tale posizione è stata ribadita durante il Consiglio Ambiente del 25 marzo, confermando così l’opposizione italiana all’approvazione definitiva della legge.

Tuttavia, se entro l’inizio di giugno, coincidente con le prossime elezioni europee, non verrà trovata una soluzione sul testo, c’è il rischio che la Nature Restoration Law debba riprendere il suo percorso legislativo da capo.

L’appello del commissario europeo per l’ambiente, Virginijus Sinkevicius

Il commissario europeo per l’ambiente, Virginijus Sinkevicius, impegnato nella lavorazione della legge da più di due anni, sta cercando di persuadere i governi riluttanti che il compromesso finale affronta già tutte le preoccupazioni sollevate dagli Stati membri dell’Ue.

Lo sconforto di Sinkevicius è palpabile: “Non posso fare a meno di esprimere il mio profondo rammarico. La situazione attuale di stallo solleva seri interrogativi sulla coerenza e la stabilità del processo decisionale dell’Ue”, ha dichiarato durante una conferenza stampa al termine di una riunione. Sinkevicius ha sottolineato che gli attacchi da parte degli Stati membri su questioni già concordate nei negoziati, soprattutto riguardanti il Green Deal, stanno diventando prassi comune. Inoltre, ha avvertito che la riduzione della legge sulla Restaurazione della Natura mette a rischio la reputazione internazionale dell’Ue. Dopo aver giocato un ruolo di rilievo nelle sedi internazionali, l’Ue rischia di perdere credibilità alla Cop16, in programma in Colombia l’autunno prossimo.

Sinkevicius ha difeso l’accordo raggiunto, sottolineando che è il risultato di compromessi con i governi nazionali ed è “molto equilibrato”. L’accordo consente la flessibilità richiesta dagli Stati membri e include un approccio graduale per raggiungere gli obiettivi. Ad esempio, per affrontare le preoccupazioni sulla sicurezza alimentare, è stato incluso un “freno di emergenza” che prevede una revisione del regolamento entro il 2033 per valutare l’implementazione e l’impatto sul settore agricolo, della pesca e della silvicoltura. Inoltre, è stata introdotta la possibilità di sospendere le disposizioni relative agli ecosistemi agricoli in caso di eventi eccezionali che minacciano la sicurezza alimentare a livello comunitario.

Stop al ripristino della natura in Europa, le proteste delle associazioni ambientaliste

Špela Bandelj Ruiz di Greenpeace ha criticato aspramente i governi per aver ostacolato i progressi verso il ripristino della natura europea, sottolineando che tale atteggiamento mette a rischio il futuro delle generazioni a venire e la sopravvivenza degli agricoltori.

Alessandro Polinori, presidente della Lipu, ha espresso frustrazione e delusione per l’impasse, nonostante il sostegno ricevuto da una petizione e da oltre 300 associazioni, università ed enti. La Lipu ha sollecitato la presidenza belga del Consiglio a intervenire urgentemente per sbloccare la situazione e assicurare l’adozione della legge prima della pausa estiva.

La coalizione #RestoreNature, che include BirdLife Europe, ClientEarth, EEB e WWF UE, ha condannato gli Stati membri che non appoggiano la legge, interpretando la loro posizione come una mancanza di comprensione della crisi attuale e delle sue implicazioni per i diritti dei cittadini. Hanno inoltre criticato la possibilità che Viktor Orbán possa influenzare negativamente l’adozione della legge, considerandola un affronto alla scienza, alle preoccupazioni dei cittadini, al sostegno del Parlamento europeo e all’approvazione delle imprese, e un pericoloso precedente per il processo decisionale democratico.

Una minaccia per l’ambiente e la credibilità dell’Ue

Il WWF richiama l’attenzione sul lungo percorso che la proposta di Regolamento ha affrontato prima di essere approvata il mese scorso dal Parlamento Europeo. Dopo discussioni e notevoli depotenziamenti rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea, è stata infine concordata con i governi dell’Unione. L’organizzazione sottolinea l’importanza che il Consiglio confermi l’impegno a garantire il ripristino degli ecosistemi degradati in tutti i Paesi dell’Ue, contribuendo così agli obiettivi europei in materia di clima, biodiversità e sicurezza alimentare. Questo non riguarda solo il recupero di ambienti naturali, ma anche la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico, la difesa da inondazioni, incendi e desertificazione, e la qualità dell’acqua e dell’aria, tutti elementi essenziali per la sicurezza di tutti i cittadini europei.

Tuttavia, la battuta d’arresto nel processo legislativo del Consiglio è motivo di grave preoccupazione. Nonostante il vasto sostegno dei cittadini, del Parlamento europeo, degli scienziati, delle imprese e di 19 Stati membri, la Nature Restoration Law rimane “tenuta in ostaggio da manovre politiche dell’ultimo minuto“. L’imprevista opposizione dell’Ungheria, supportata dai voti contrari e dalle astensioni di altri Paesi, ha nuovamente messo a rischio la natura in Europa.

Questa interruzione insolita di una normativa ormai vicina alla conclusione del suo iter mina non solo l’impegno europeo per la protezione dell’ambiente, ma mette anche in pericolo i processi decisionali dell’Unione Europea su altri dossier cruciali, inclusi gli ambiziosi obiettivi climatici e la capacità di affrontare i sempre più frequenti disastri climatici. La credibilità stessa dell’Ue e del suo processo legislativo è ora in gioco.

Appello del WWF per il “Sì” alla Nature Restoration Law

Il WWF, con il sostegno di 147 eminenti scienziati e naturalisti, ha lanciato un appello al Consiglio dell’Unione Europea e al governo italiano, membro del Consiglio, per accelerare l’approvazione del Regolamento sul Ripristino della Natura.

Sotto il titolo “Un sì per la Nature Restoration Law è un sì anche per la sicurezza di tutti i cittadini europei“, l’appello del WWF sollecita il governo italiano a riconsiderare la sua posizione sul Regolamento e a impegnarsi pienamente nelle sedi appropriate affinché il Consiglio dell’UE adotti le raccomandazioni del Parlamento europeo, degli scienziati e della società civile.

L’appello del WWF Italia al Governo per la Nature Restoration Law

Il WWF Italia chiede al Governo italiano di votare a favore della Nature Restoration Law in sede di Consiglio dell’Unione Europea. La NRL è un regolamento europeo che mira a ripristinare la biodiversità in Europa e a contrastare la crisi climatica.

Il WWF sottolinea l’importanza di un “sì” per la NRL per diverse ragioni:

  • Stabilire obiettivi chiari e azioni concrete: la NRL fissa obiettivi ambiziosi per il ripristino degli ecosistemi e degli habitat in Europa, con il 20% delle terre e delle acque da riportare alla naturalità entro il 2030 e tutti gli ecosistemi degradati da ripristinare entro il 2050.
  • Riconoscere l’approccio “One Health”: la NRL riconosce l’interconnessione tra la salute degli esseri umani, degli animali e dell’ambiente. Il ripristino della natura è fondamentale per la salute e il benessere di tutti.
  • Difenderci dalle emergenze climatiche e pandemiche: gli ecosistemi sani sono più resilienti ai cambiamenti climatici e alle pandemie. La NRL può contribuire a ridurre il rischio di future crisi.
  • Confermare il percorso del Green Deal europeo: la NRL è un passo fondamentale per la transizione ecologica e per la costruzione di un futuro più sostenibile
  • Ascoltare la voce della società civile: la NRL è largamente sostenuta dalla cittadinanza europea. Il Governo italiano deve ascoltare questa richiesta e dare il suo contributo all’approvazione del regolamento