Il piano Ue per restituire 1 milione di ettari per la biodiversità

Il Nature restoration law stabilisce obiettivi e obblighi per mettere in atto misure di ripristino che coprano almeno il 20% delle zone terrestri e marittime

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Il dibattito al Parlamento europeo riguardo alla legge sul Ripristino della natura (Nature Restoration Law) si focalizza sull’opportunità di sacrificare una parte della produzione agricola al fine di preservare la biodiversità. Questa proposta normativa, avanzata dalla Commissione europea nel giugno del 2022, rappresenterebbe un importante traguardo a livello europeo, poiché stabilirebbe obiettivi vincolanti per i governi al fine di ripristinare gli ecosistemi danneggiati. Attualmente, si stima che circa l’80% degli habitat in Europa versi in condizioni precarie. Gli esperti avvertono che, se non si agisce, i cambiamenti climatici avranno conseguenze ancora più gravi. Pertanto, Bruxelles ha elaborato un progetto di legge volto al ripristino della biodiversità, sia nelle aree naturali terrestri che marine, nonché nelle zone agricole e urbane.

La battaglia politica per gli obblighi di biodiversità nell’agricoltura europea

Uno dei punti critici più discussi nel dibattito riguarda l’obiettivo di dedicare almeno il 10% della Superficie agricola totale (Sat) alle infrastrutture verdi che favoriscono la biodiversità degli agro-ecosistemi. Tuttavia, una vasta parte del settore agricolo si oppone fermamente a questa misura, lamentando pesanti oneri finanziari e potenziali perdite di reddito e produttività. Dopo mesi di lobbying, è riuscito a ottenere il sostegno di diverse fazioni politiche di destra, in particolare del Partito popolare europeo, che detiene la maggioranza relativa dei seggi a Strasburgo. Nonostante siano stati apportati numerosi emendamenti alla proposta, le organizzazioni di categoria continuano a fare pressioni affinché il piano venga completamente abbandonato, mirando all’eliminazione totale degli obblighi per gli agricoltori e alla promozione di misure esclusivamente volontarie.

Accordo del Consiglio dell’UE per il ripristino della natura

Oggi, martedì 20 giugno 2023, il Consiglio ha raggiunto un accordo (orientamento generale) per la proposta di legge sul ripristino della natura. La proposta mira a mettere in atto misure di recupero che riguarderanno almeno il 20% delle terre emerse e il 20% delle aree marine dell’Ue entro il 2030, e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050. Stabilisce specifici obiettivi e obblighi giuridicamente vincolanti per il ripristino della natura in ciascuno degli ecosistemi elencati – dai terreni agricoli e forestali agli ecosistemi marini, d’acqua dolce e urbani.

L’Italia si oppone al Nature Restoration Law

Durante il Consiglio dell’Unione Europea sull’Ambiente tenutosi in Lussemburgo, l’Italia ha espresso la propria contrarietà nei confronti del Nature Restoration Law. Fonti del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica hanno confermato questa posizione. Nonostante il parere contrario del nostro Paese, come detto, è stata raggiunta un’intesa sull’orientamento generale sulla proposta legislativa, aprendo così la strada per il negoziato finale con il Parlamento Europeo.

Equilibrio tra ambizione e flessibilità

Il testo del Consiglio mira a bilanciare l’ambizione nel ripristino della natura con la flessibilità degli Stati membri nell’attuazione del regolamento, allo scopo di garantire pari condizioni e ridurre gli oneri amministrativi.

Il Consiglio ha concordato che gli Stati membri dovranno adottare misure di ripristino al fine di raggiungere un buono stato di conservazione entro il 2030 per almeno il 30% degli habitat nei diversi ecosistemi terrestri, costieri, d’acqua dolce e marini che sono attualmente degradati. Questo obiettivo si applica ad almeno il 30% dell’intera superficie degli habitat considerati in condizioni non ottimali, contrariamente alla proposta iniziale della Commissione.

Tuttavia, gli Stati membri dovranno stabilire misure di ripristino per almeno il 60% entro il 2040 e per almeno il 90% entro il 2050 dell’area totale di ciascun gruppo di habitat attualmente in cattive condizioni.

Obiettivi chiave per il ripristino degli habitat e della biodiversità

La proposta dell’esecutivo europeo stabilisce obiettivi specifici per il ripristino della natura. Di seguito sono elencati alcuni dei punti fondamentali:

  1. Miglioramento e ripristino degli habitat terrestri e acquatici: Si prevede di ripristinare gli habitat per le zone umide, le foreste, le praterie, i fiumi e i laghi, nonché per la brughiera, la macchia, gli habitat rocciosi e le dune. L’obiettivo è quello di aumentare e migliorare le popolazioni di specie attraverso l’ampliamento e il miglioramento dei loro habitat.
  2. Tutela degli insetti impollinatori: Si mira a invertire il declino degli insetti impollinatori entro il 2030 e ad aumentare la loro popolazione. Questi insetti sono essenziali sia per la biodiversità che per la produzione agricola.
  3. Gestione forestale sostenibile: Si punta a promuovere una tendenza crescente per il legno morto in piedi e sdraiato, nonché per le foreste invecchiate irregolari. Le foreste svolgono un ruolo cruciale nello stoccaggio del carbonio organico.
  4. Aumento degli spazi verdi urbani: Si mira a incrementare la superficie totale coperta dallo spazio urbano verde entro il 2040 e il 2050. Gli ecosistemi urbani svolgono un ruolo importante nel miglioramento della qualità della vita e della resilienza delle città.
  5. Ripristino degli habitat marini: Si richiede il ripristino di habitat come le praterie marine e i fondali di sedimenti, che svolgono un ruolo cruciale nella mitigazione dei cambiamenti climatici. Inoltre, si mira al ripristino delle popolazioni di delfini, focene, squali e uccelli marini.
  6. Rimozione delle barriere fluviali: Si intende rimuovere le barriere che ostacolano la connettività delle acque superficiali, permettendo a almeno 25.000 km di fiumi di tornare a fluire liberamente entro il 2030.

Nuove disposizioni per gli impianti di energia rinnovabile

Il Consiglio europeo ha incluso al testo originale un nuovo articolo che prevede che “La progettazione, la realizzazione e l’esercizio degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, la loro connessione alla rete e la relativa rete stessa e i beni di accumulo, si presumono di interesse pubblico prevalente“. Questo implica che tali impianti beneficerebbero di una deroga agli obblighi di miglioramento continuo e non deterioramento. Inoltre, gli Stati membri potrebbero esentare tali progetti dall’obbligo di dimostrare la disponibilità di soluzioni alternative meno dannose, a condizione che sia stata effettuata una valutazione ambientale strategica.

Per garantire l’allineamento con la direttiva sulle energie rinnovabili, attualmente in fase di revisione, gli Stati membri possono anche limitare l’applicazione di tali esenzioni in conformità con le priorità stabilite nei loro piani nazionali integrati per l’energia e il clima.