Green Deal, PAC, Ucraina, attività non più sostenibili: perché gli agricoltori europei protestano

Da diverse settimane, in molti paesi europei, gli agricoltori scendono in piazza per protestare contro alcune misure dell'Ue da loro ritenute molto penalizzanti

Foto di Matteo Paolini

Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Da qualche settimana, le piazze di tutta Europa sono animate dalle proteste degli agricoltori. Il motivo è semplice: l’agricoltura europea non è più un’attività economicamente sostenibile. I costi di produzione di un prodotto agricolo sono infatti maggiori dei ricavi che si ottengono dalla sua vendita.

Le decisioni di politica agricola sono competenza dell’Unione europea sin dalle sue origini. Nel dopoguerra, i sei paesi fondatori dell’allora Comunità europea (Belgio, Francia, Italia, Germania, Paesi Bassi, Lussemburgo) avviarono i primi colloqui per un approccio comune all’agricoltura. L’Europa usciva dalla guerra annientata e affamata, la produzione agricola era scarsa e il reddito degli agricoltori basso rispetto ad altri settori. Era necessario riavviare la produzione alimentare in maniera sostenuta e alimentare la popolazione europea stremata dalla guerra.

Per raggiungere questi obiettivi, l’Unione europea ha adottato una politica agricola comune (PAC), che prevedeva il sostegno finanziario agli agricoltori e l’applicazione di misure protezionistiche per tutelare il mercato interno dall’importazione di prodotti agricoli da altri paesi.

La PAC ha avuto un ruolo fondamentale nel rilancio dell’agricoltura europea e nella sicurezza alimentare del continente. Tuttavia, negli ultimi anni, la situazione è cambiata. L’aumento dei costi energetici e delle materie prime, la concorrenza dei paesi emergenti e i cambiamenti climatici hanno messo a dura prova la sostenibilità economica dell’agricoltura europea.

Indice

Nascita della Politica Agricola Comunitaria (PAC) nel 1962

Nel 1962, nasce la Politica Agricola Comunitaria (PAC) con ingenti stanziamenti, introducendo un meccanismo di controllo e sostegno dei prezzi di mercato. Questo sistema fornisce ai produttori agricoli un prezzo garantito, stabilisce dazi per i prodotti esteri e prevede l’intervento dello Stato in caso di calo dei prezzi di mercato.

Autosufficienza alimentare e eccedenze negli anni ’70 e ’80

Il sistema della PAC raggiunge rapidamente gli obiettivi prefissati, conducendo l’Europa all’autosufficienza alimentare. Tuttavia, negli anni ’70 e ’80, la produzione supera la domanda, generando eccedenze. Questo porta alla distruzione o alla vendita a prezzi molto bassi di montagne di prodotti agricoli, con notevoli spese per l’Ue per garantire il prezzo agli agricoltori.

Introduzione del sistema delle quote

Per affrontare il problema delle eccedenze, viene introdotto il sistema delle quote. Ogni settore in ciascun paese può produrre solo una quantità fissata di prodotto, con le quote lattee che diventano particolarmente famose. La quantità eccedente viene distrutta, stabilizzando il mercato.

Pressioni per la liberalizzazione del mercato alimentare

Durante questo periodo, si intensificano le pressioni da parte dei paesi extra-Ue per una liberalizzazione del mercato alimentare. Queste nazioni esercitano forti critiche al protezionismo alimentare dell’Europa, spingendo verso una maggiore apertura del mercato e una riduzione delle barriere commerciali.

Riforma radicale della PAC nel 1992

Nel 1992, la Politica Agricola Comunitaria subisce una completa riforma, con l‘obiettivo principale di ridurre il bilancio europeo destinato alla protezione dei prezzi garantiti. Questa riforma segna un cambiamento fondamentale, abbandonando il sostegno diretto al mercato e introducendo pagamenti diretti agli agricoltori in base alla superficie coltivata, indipendentemente dalla quantità di prodotto ottenuta.

Innovazioni e obblighi ambientali del 1992

Con la riforma del 1992, nota anche come riforma MacSherry, si assiste a una svolta importante. Gli agricoltori sono ora soggetti per la prima volta a obblighi in termini di protezione dell’ambiente e di qualità dei prodotti alimentari. Questa fase segna la fine del protezionismo europeo e apre la strada a un approccio più incentrato sull’ambiente.

Declino dell’impatto occupazionale della PAC

Nonostante nel 1999 la PAC rappresenti il 50% del bilancio dell’Unione Europea, si osserva un declino nell’impatto occupazionale rispetto ad altri settori, specialmente nei servizi. Per affrontare questa sfida, viene introdotto con l’Agenda 2000 il secondo pilastro della PAC, dedicato allo sviluppo rurale. Questo pilastro mira a diversificare le fonti di reddito nelle zone rurali, puntando a rafforzare la coesione sociale attraverso iniziative che vanno dalla tutela della biodiversità all’agricoltura sociale, dall’agricoltura biologica all’agriturismo.

Trasformazione dell’agricoltura: dal modello imprenditoriale a una pratica olistica

Con l’introduzione del secondo pilastro, l’agricoltura subisce una metamorfosi, passando da un’attività imprenditoriale tradizionale a una pratica olistica. Questo cambiamento avrà conseguenze significative, sia positive che negative, sul settore agricolo.

Programmazione PAC 2013: affrontare le sfide ambientali e sociali

La programmazione PAC del 2013 si propone di rispondere alle sfide emergenti, come i cambiamenti climatici, il benessere animale e la sicurezza alimentare. Attraverso incentivi per l’inverdimento delle superfici coltivate, una distribuzione più equa del sostegno legato agli ettari coltivati e incentivi per i giovani agricoltori, si cerca di promuovere pratiche sostenibili e garantire il ricambio generazionale.

Riforma PAC post-2020: focus sui requisiti ecologici

La riforma PAC post-2020 pone una particolare attenzione sui requisiti ecologici. I finanziamenti sono ora subordinati al rispetto delle normative dell’UE in materia di ambiente e clima. La riforma introduce premi per pratiche più rispettose dell’ambiente, sia nei pagamenti diretti con l’introduzione dei “regimi ecologici”, sia nell’ambito dello sviluppo rurale. Questo segna un passo significativo verso un’agricoltura più sostenibile e orientata all’ambiente.

Priorità per le piccole aziende e i giovani agricoltori

Nel quadro della PAC, le aziende agricole di piccole dimensioni e i giovani agricoltori ricevono una considerazione prioritaria per i pagamenti diretti. Inoltre, per la prima volta, la PAC include un impegno esplicito per tutelare i diritti dei lavoratori nel settore agricolo.

Disparità di standard ambientali e sociali

Mentre la politica agricola comunitaria impone agli agricoltori europei standard elevati in materia ambientale, fitosanitaria e di tutela dei lavoratori, nei paesi extraeuropei non si riscontrano gli stessi rigidi standard. Questa discrepanza crea una situazione di concorrenza sleale, con il libero mercato globale che non richiede agli esportatori di rispettare gli stessi standard imposti dall’UE.

Conseguenze della liberalizzazione del mercato agricolo globale

La liberalizzazione del mercato agricolo globale e la riduzione dei dazi non sono accompagnate dalla richiesta di standard equivalenti da parte dei paesi terzi che esportano in Ue. Questo crea uno squilibrio tra il liberalismo basato sulla concorrenza al ribasso dei prezzi e gli elevati standard comunitari.

La protesta degli agricoltori in Italia

In Italia, la protesta agricola è motivata principalmente da una retribuzione considerata inadeguata e dalla ricollocazione dei sussidi. Tuttavia, emergono anche segnali di un movimento autonomo come il “Riscatto Agricolo,” che si distingue per la sua natura apolitica e spontanea, sfidando la tradizionale presenza sindacale. Inoltre, gli agricoltori italiani lamentano da tempo l’effetto negativo dei trattati di libero scambio sulla sostenibilità economica delle loro produzioni. Dall’accordo UE-Marocco sulle arance che ha danneggiato le aziende agricole siciliane all’importazione di olio tunisino, questi accordi hanno generato preoccupazioni per l’industria agricola.

L’episodio della bandiera bruciata da Coldiretti parla da sé di una frattura tra agricoltori e associazioni di rappresentanza. A trainare le proteste c’è poi anche Danilo Calvani, piccolo imprenditore leader del “Comitato agricoltori traditi”, che aderì alle proteste dei cosiddetti “Forconi“.

“Le grandi confederazioni agricole ci hanno tradito”, ha dichiarato Calvani. “Una delle ragioni principali della nostra mobilitazione è proprio contro di loro. Speriamo vengano azzerate e commissariate. Si sono sedute e prostrate ai diktat. I loro capi prendono stipendi milionari all’anno e noi stiamo morendo di fame”.

Il taglio delle sovvenzioni agli agricoltori in Germania

In Germania, le difficoltà nel settore agricolo derivano principalmente da un buco di bilancio di circa 60 miliardi, causato dalla sentenza della Corte Costituzionale tedesca. Il governo Scholz cerca di risolvere la crisi attraverso tagli alle sovvenzioni e aumenti fiscali, provocando la reazione dei manifestanti che bloccano l’accesso ai porti del nord del paese come strategia di protesta. Il governo tedesco diventa il principale bersaglio delle rivendicazioni agricole.

Direttiva europea sull’azoto: la rabbia degli agricoltori olandesi

La principale fonte di frustrazione per gli agricoltori olandesi è la direttiva europea che mira a ridurre drasticamente le emissioni di azoto causate dagli allevamenti intensivi, posizionati in cima alla lista dei settori produttivi nei Paesi Bassi. La prospettiva della chiusura di oltre 3.000 allevamenti genera tensioni, e gli indennizzi di un miliardo e mezzo di euro stanziati dal governo non sono sufficienti a placare la rabbia.

L’insoddisfazione degli agricoltori olandesi è ampiamente catalizzata dal “Partito dei Contadini“, precedentemente indipendente e ora assorbito nel partito di destra guidato dal controverso Geert Wilders. Questa alleanza politica contribuisce ad amplificare la protesta agricola, con implicazioni significative per il dibattito politico e le tensioni sociali nel paese.

Attuali disagi per gli agricoltori polacchi e rumeni

Attualmente, gli agricoltori polacchi e rumeni esprimono il loro dissenso contro l’afflusso di prodotti a prezzi bassi provenienti dall’Ucraina, evidenziando le sfide globali che l’agricoltura europea deve affrontare a causa delle politiche commerciali.

Inoltre, il processo di adesione dell’Ucraina all’Unione Europea, sostenuto dalla Germania, suscita preoccupazioni tra gli agricoltori europei. Temono la possibile perdita di benefici e sussidi legati alla Politica Agricola Comune (PAC), poiché l’Ucraina, una potenza agricola mondiale, potrebbe portare a riforme nella PAC e limiti massimi alle sovvenzioni.

Allargamento della catena di approvvigionamento: impatto sui produttori

Negli anni, la catena di passaggi dal produttore al consumatore si è ampliata, aumentando il numero di intermediari e pratiche sleali. Questo ha portato a un significativo allargamento della forbice tra il prezzo pagato all’agricoltore e quello sulle scaffalature dei supermercati, raggiungendo una disparità di 20-30 volte a svantaggio del produttore primario.

Disuguaglianze nella catena di approvvigionamento: Direttiva (Ue) 2019/633 sulle pratiche sleali

La direttiva (UE) 2019/633 sulle pratiche sleali ha rappresentato un passo avanti nel porre fine a meccanismi ingiusti nella catena di approvvigionamento. Tuttavia, nonostante alcuni miglioramenti, la presenza di intermediari e pratiche sleali continua a influire negativamente sugli agricoltori, evidenziando la necessità di ulteriori azioni.

Persistente difficoltà economica per gli agricoltori: impatti della guerra in Ucraina

Gli agricoltori da tempo lamentano difficoltà economiche e una crescente fragilità dell’economia agricola, aggravate dagli stessi meccanismi descritti. La situazione è ulteriormente peggiorata con lo scoppio della guerra in Ucraina, che ha portato all’aumento dei prezzi dei carburanti agricoli e dei fertilizzanti. Questi sviluppi rappresentano una sfida supplementare per gli agricoltori già alle prese con problemi economici preesistenti.

Le sfide del Green Deal per l’agricoltura europea

Il piano industriale del Green Deal, annunciato nel febbraio 2023, stabilisce l’obiettivo ambizioso di raggiungere “zero emissionientro il 2050. Questo implica nuovi impegni per gli agricoltori, come lo stop a numerosi pesticidi e l’aumento della rotazione delle colture per tutelare l’ambiente.

Le conseguenze economiche e ambientali della rotazione delle colture e della proibizione dei pesticidi

La rotazione delle colture è una pratica essenziale per la tutela del suolo, ma riduce la superficie agricola produttiva, influenzando il reddito degli agricoltori. Allo stesso tempo, la riduzione della superficie coltivata può avere impatti economici significativi sul settore agricolo.

Nonostante l’Ue proibisca numerosi pesticidi, le aziende continuano a produrli per l’esportazione in altri continenti. Questa pratica danneggia sia i paesi importatori, con gravi conseguenze sulla salute e sull’ambiente, sia i paesi europei che importano prodotti contaminati da sostanze proibite.

L’agricoltura Ue tra sostenibilità e competitività

L’agricoltura dell’Ue si trova ad affrontare un bivio critico. L’equilibrio tra tutela ambientale, sanitaria e sociale e libero mercato si è rivelato inefficace. Il Green Deal rischia di esternalizzare le negatività, offrendo materie prime di bassa qualità e costo alle aziende di trasformazione, mentre minaccia le aziende agricole europee virtuose e l’autonomia alimentare in un contesto di instabilità internazionale.

Arrivo delle delegazioni agricole a Bruxelles

Il 24 gennaio, delegazioni di agricoltori provenienti da diversi Paesi sono giunte a Bruxelles in occasione dell’avvio del dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura, previsto per il 25 gennaio. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha accolto gli agricoltori sottolineando l’importanza di una giusta remunerazione per il loro lavoro e il sostegno ai mezzi di sussistenza, nonché la garanzia della sicurezza alimentare in Europa.

Il ruolo chiave dell’agricoltura nel Green Deal europeo

Von der Leyen ha evidenziato l’importanza dell’agricoltura nel contesto del Green Deal europeo, sottolineando la necessità di contribuire agli obiettivi comuni di sostenibilità ambientale. Ha riconosciuto le sfide quali la concorrenza estera, il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e il declino demografico, che richiedono un impegno comune.

Nonostante le divergenze su diverse questioni, von der Leyen ha enfatizzato l’importanza di affrontare insieme le sfide sempre più grandi, sia quelle provenienti dalla concorrenza estera che dall’eccessiva regolamentazione interna, oltre alle sfide ambientali e demografiche. Inoltre, è essenziale riconoscere che la crisi agricola europea è il risultato di una lunga evoluzione, e la guerra in Ucraina rappresenta solo l’evento che ha exacerbato la situazione.

Impegno globale per clima e ambiente: un ruolo da leader per l’Europa

Per affrontare le sfide ambientali e climatiche, è necessario un impegno globale coinvolgendo pratiche agricole a livello mondiale. In questa prospettiva, l’Europa può svolgere un ruolo di guida. Risolvere la crisi richiederà una revisione delle politiche di libero commercio dell’UE, con possibili accordi più stringenti o dazi per le materie prime non conformi agli standard europei.

Protezione dei virtuosi agricoltori: politiche e tutele adeguate

Per superare la crisi, l’Ue deve rivedere le politiche commerciali, introdurre tutele legislative a favore dei virtuosi agricoltori, garantendo prezzi di vendita superiori ai costi di produzione. Semplificare burocraticamente il settore e promuovere la filiera corta e l’agricoltura locale sono passi cruciali.

Le proteste degli agricoltori: obiettivi chiari e costruttivi

Le proteste degli agricoltori devono avere obiettivi chiari e costruttivi, evitando un antieuropeismo e anti-ambientalismo generico. La loro efficacia sarà determinata dalla capacità di trasformare le proteste in richieste concrete, specialmente in vista delle prossime elezioni europee.