L’Italia perde il primato in Europa nell’economia circolare

L'Italia, nonostante il rallentamento nella transizione ecologica, continua ad essere uno dei Paesi europei leader nell'adozione di un'economia circolare

Foto di Matteo Paolini

Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

A lungo l’Italia ha vantato un primato ecologico invidiabile: tra le maggiori economie europee per la capacità di utilizzare in modo efficiente le proprie risorse naturali. Oggi il nostro Paese ha ceduto il posto all’Olanda, scendendo di una posizione. Questo è quanto emerso nel quarto Rapporto Circonomia, presentato il Festival dell’economia circolare e della transizione ecologica promosso in collaborazione con Legambiente, Kyoto Club e Fondazione Symbola. Durante l’evento, svolto a Roma, è stata presentata una sintesi del rapporto che ha illustrato i trend in calo (e quelli in crescita) dell’economia circolare italiana.

Italia seconda in Europa nell’economia circolare

Ogni anno, un’analisi approfondita valuta le principali economie europee in base a 17 diversi indicatori che misurano l’impatto ambientale diretto delle attività economiche e civili sull’ambiente e sul clima, l’efficienza nell’uso delle risorse e la capacità di risposta ai problemi ambientali. Questa valutazione ha posizionato l’Italia al vertice del ranking generale per molto tempo, ma quest’anno c’è una sorpresa.

Tra i 17 indicatori considerati, l’Italia si piazza al primo posto solo in un caso: il tasso di riciclo dei rifiuti urbani e speciali, che raggiunge l’80%. Questo risultato supera di gran lunga la media dell’Unione europea, ferma a meno del 40%, e mette l’Italia in una posizione di leadership rispetto agli altri paesi analizzati. Tuttavia, questa buona performance non è uniforme in tutto il paese.

Le disparità tra il Nord e il Sud dell’Italia rimangono evidenti, con il Nord che mantiene il suo primato rispetto al resto del paese. Le grandi città, tra cui Roma, e intere aree del Sud continuano a lottare con una gestione dei rifiuti urbani inefficiente e cronica.

Italia in ritardo nella transizione energetica

L’Italia sta vivendo una significativa frenata nella sua transizione verso un’economia verde, con progressi più lenti in diversi indicatori chiave. In particolare, la produzione di energia eolica è diminuita dell’1% nel 2022 rispetto all’anno precedente, mentre la media dell’Unione europea è cresciuta del 9%. Anche la produzione di energia fotovoltaica è aumentata solo del 10%, con tassi di crescita molto inferiori rispetto ad altri paesi europei come la Germania (+20%), la Spagna e la Francia (+25%) e l’Olanda (+54%).

Le prospettive non appaiono ottimistiche neanche considerando solo la nuova capacità fotovoltaica installata, che è cresciuta solo dell’11% in Italia, la metà rispetto alla media europea (+22%) e solo un quinto rispetto all’Olanda.

Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club, ha sottolineato che l’Italia ha perso la sua leadership nella transizione energetica e ha evidenziato la necessità di una maggiore attenzione alle fonti rinnovabili e all’efficienza energetica. Ha anche enfatizzato che l’economia circolare non riguarda solo il riciclo dei rifiuti ma anche un uso razionale delle risorse e dell’energia.

Il direttore scientifico del Festival, Roberto Della Seta, ha evidenziato il brusco rallentamento del percorso verde italiano negli ultimi anni. L’Italia sta consumando più materia e producendo più rifiuti pro-capite rispetto alla media europea, e l’emissione di gas climalteranti è in aumento. Inoltre, l’Italia sta rimanendo indietro nella crescita delle energie rinnovabili rispetto all’Europa, dimostrando la necessità di un maggiore impegno verso la sostenibilità ambientale.

L’Italia, tra i leader europei dell’economia circolare

Nonostante i recenti segnali di rallentamento nella transizione ecologica, l’Italia continua a distinguersi come uno dei Paesi europei leader nell’adozione di un’economia circolare. In particolare, l’Italia occupa il primo posto per il tasso di riciclo dei rifiuti, con risultati brillanti in una serie di altri importanti indicatori di “circolarità”, che vanno dal consumo di materia per unità di Pil all’uso di materie prime seconde, ottenute attraverso il riciclo.

Nel contesto di questa eccellenza generale, spiccano le performance di numerosi consorzi di filiera che si dedicano alla raccolta e al riciclo di specifiche tipologie di rifiuti. Tra tutti, il Conou, il Consorzio Nazionale degli oli minerali usati, brilla per l’eccezionale risultato di raccogliere praticamente l’intera quantità di olio usato recuperabile e rigenerare il 98% di esso in nuove basi lubrificanti. Questo supera di gran lunga la media europea di rigenerazione, che si attesta a meno di due terzi. L’Italia continua a dimostrare il suo impegno nell’ambito dell’economia circolare nonostante le sfide ambientali in corso.

Rampelli: “Sull’ambiente, errori e virtuosismi”

Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, ha sottolineato che, nonostante alcuni errori commessi in materia ambientale, sono stati ideati strumenti virtuosi. Ha elogiato l’idea della circolarità dei rifiuti come straordinariamente geniale, poiché consente di utilizzare più volte ciò che consumiamo, preservando le risorse e il pianeta per le future generazioni.

Tuttavia, ha evidenziato alcuni paradossi. Ha sottolineato che l’approvvigionamento energetico non deve compromettere la salvaguardia del paesaggio, e che la proliferazione di pale eoliche e pannelli fotovoltaici deve essere gestita in modo responsabile per evitare danni ambientali. Inoltre, ha sottolineato l’importanza della coerenza tra il discorso sull’economia circolare e la scelta dei materiali da utilizzare nella rigenerazione urbana. Infine, ha criticato la costruzione di termocombustori, affermando che questa pratica va contro il principio stesso dell’economia circolare.