Giunti al punto in cui siamo giunti, è diventato più che fondamentale ridurre l’impatto delle attività umane sull’ambiente, adottando un modello socioeconomico più sostenibile e salvaguardare il pianeta. Soltanto in questo modo è possibile diminuire la nostra impronta ecologica, affinché gli effetti delle nostre azioni sull’ecosistema possa essere minimi e il nostro stile di vita ecocompatibile, assicurando un futuro sereno sulla Terra anche alle nuove generazioni.
Per capire quali interventi realizzare per abbassare l’impatto ambientale è fondamentale considerare alcuni parametri di riferimento, tra cui uno dei più importanti è l’impronta ecologica o ecological footprint. Si tratta di un concetto piuttosto complesso, infatti non è facile misurare l’effetto delle nostre attività sull’ambiente, a ogni modo questo indicatore è particolarmente utile per sapere quali sono le decisioni giuste da prendere.
Una maggiore consapevolezza permette di compiere le scelte migliori, favorire le aziende impegnate della transizione ecologica e sostenere i programmi dei governi che possono migliorare lo scenario ambientale nei prossimi decenni. Vediamo nel dettaglio cos’è l’impronta ecologica e come si calcola, con alcuni consigli utili su come ridurre l’ecological footprint e le soluzioni adottate oggi in Italia ed Europa.
Indice
Impronta ecologica: significato e definizione
La definizione di impronta ecologica è quella di un indicatore con il quale è possibile misurare l’impatto ambientale delle attività umane. In particolare, questo parametro permette di capire qual è il consumo di risorse naturali causato da ogni azione, azienda, persona e Paese. In questo modo è possibile acquisire maggiore consapevolezza sulla sostenibilità di ciò che produciamo e consumiamo, per capire realmente qual è l’effetto sulla Terra e se stiamo adottando buone pratiche ecologiche.
Nel dettaglio, attraverso l’impronta ecologica si può calcolare la superficie terrestre e marina di cui abbiamo bisogno, affinché sia possibile generare le risorse per sostenere i nostri consumi attuali. In questo conteggio rientra anche l’impatto ambientale provocato dallo smaltimento dei rifiuti, in quanto si considera tutto il ciclo di vita dei prodotti e servizi che caratterizzano la vita nella società moderna.
La differenza tra impronta ecologica e impronta di carbonio
L’impronta ambientale o ecologica viene spesso confusa con l’impronta di carbonio o carbon footprint, tuttavia si tratta di due indicatori differenti tra loro. Come abbiamo visto il primo rileva la quantità di risorse naturali che servono per supportare il nostro livello attuale di consumo. L’impronta di carbonio calcola sempre l’impatto dell’attività umana sull’ambiente, tuttavia lo fa da un punto di vista diverso rispetto all’ecological footprint.
La carbon footprint, infatti, si concentra sulle emissioni di gas serra causate dall’uomo, dalle imprese e dai singoli Stati, tenendo conto appena delle sostanze climalteranti generate dalle varie attività per individuare soluzioni di contrasto ai cambiamenti climatici. Secondo gli esperti l’impronta di carbonio rappresenta appena la metà dell’impronta ecologica, in quanto non vengono considerati gli effetti dei nostri consumi in relazione alla capacità di rigenerazione delle risorse naturali da parte del pianeta.
L’impronta ecologica è quindi un indicatore ambientale più completo rispetto alla carbon footprint, poiché tiene conto di tutte le problematiche ecologiche e delle ricadute su ogni ecosistema, da quello terrestre a quello marino. Non a caso l’impronta di carbonio si adopera come indicatore per la riduzione delle emissioni inquinanti, ad esempio per stabilire gli obiettivi di decarbonizzazione e l’aumento dell’uso delle fonti rinnovabili per la produzione sostenibile di energia elettrica e termica.
Impronta ecologica: cos’è esattamente
L’impronta ecologica è la superficie complessiva di ecosistemi di cui abbiamo bisogno, per produrre le risorse che consumiamo e smaltire i rifiuti generati dalla popolazione. Ciò si riferisce sia agli ambienti terrestri che acquatici, considerando una serie di fattori differenti. Ovviamente per il calcolo della sostenibilità vengono sottratte alcune aree, in quanto non tutta la superficie terrestre e marina è utilizzabile per la produzione delle risorse e l’assimilazione dei rifiuti.
L’impronta ecologica tiene conto delle categorie di consumo e dei sistemi ecologici di produzione. Nel primo parametro rientra l’impronta ecologica legata a:
- alimenti
- abitazioni
- trasporti
- beni di consumo
- servizi
Per ogni attività viene calcolata l’ecological footprint, per stabilire ad esempio per gli alimenti qual è l’impronta ecologica che serve per la produzione di un chilo di carne bovina. Lo stesso viene realizzato per la mobilità, tenendo conto per esempio dell’incidenza ambientale delle varie modalità di trasporto in merito al consumo di combustibili fossili. Per le abitazioni si valutano una serie di aspetti, come il consumo di suolo, di energia e di acqua, oltre ai rifiuti urbani generati dal settore residenziale.
Ciò vale anche per la produzione, l’acquisto e lo smaltimento dei beni di consumo, oppure per i servizi che utilizziamo, dalla sottoscrizione di un’assicurazione al rinnovo di un documento. Tutte queste attività hanno bisogno di risorse naturali, in termini di suolo necessario per la produzione di energia e alimenti, per la gestione dei pascoli e la pesca. Le attività umane generano inoltre emissioni inquinanti di gas a effetto serra, come l’anidride carbonica e il metano, perciò l’impronta ecologica tiene conto anche della superficie terrestre che serve per assorbire queste emissioni.
Come calcolare l’impronta ecologica
Il calcolo dell’impronta ecologica è un’operazione piuttosto complessa, infatti bisogna considerare innumerevoli variabili e parametri difficili da quantificare. Le associazioni e le istituzioni che si occupano di queste tematiche utilizzano delle formule matematiche per identificare un valore preciso, esprimendo l’impronta ecologica con l’unità di misura kg/ha, quindi in chilogrammi per ettaro. Questo valore si riferisce a quanti chilogrammi consumiamo di beni, per stabilire di quanti ettari abbiamo bisogno per produrre e smaltire questi beni e assorbire le emissioni generate.
L’istituzione di riferimento per il calcolo dell’impronta ecologica è il Global Footprint Network, l’associazione internazionale che realizza anche il conteggio dell’Earth Overshoot Day, ovvero del giorno in cui abbiamo consumato a livello globale tutte le risorse che la Terra è in grado di generare. Sul sito ufficiale dell’ente, all’indirizzo footprintnetwork.org, è disponibile un sistema di calcolo online dell’impronta ecologica proposto anche in lingua italiana.
Qui è possibile scoprire la propria impronta ecologica, basta seguire la procedura guidata e rispondere alle domande sulle abitudini di consumo, tra cui:
- frequenza di consumo di prodotti di origine animale;
- consumo di alimenti freschi e locali;
- tipo di abitazione, dimensioni e metratura;
- composizione del nucleo familiare;
- livello di efficienza energetica;
- percentuale di energia da fonti rinnovabili;
- produzione di rifiuti;
- mezzi usati per la mobilità;
- frequenza di viaggi e vacanze.
In pochi minuti il sistema permette di scoprire di quanti pianeti l’umanità avrebbe bisogno se tutti adottassero il nostro stile di vita, inoltre mostra il proprio personale Giorno del Sovrasfruttamento della Terra. Per chi desidera maggiori dettagli è anche possibile analizzare l’impronta ecologica e la carbon footprint di ogni categoria di consumo, in più vengono proposte anche delle possibili soluzioni, per capire quali scelte possono aiutare a vivere in modo più sostenibile.
Di quanti pianeti abbiamo bisogno secondo l’impronta ecologica
Con l’impronta ecologica possiamo comprendere se il nostro stile di vita è sostenibile oppure no, infatti si può calcolare ad esempio di quanti pianeti abbiamo bisogno in base all’odierno standard di consumo di risorse naturali. Si tratta di un tema molto sentito negli ultimi anni, soprattutto a causa dell’elevato consumo che avviene da parte dei Paesi industrializzati, mentre quelli in via di sviluppo hanno un impatto inferiore nonostante in queste zone abiti un numero superiore di persone.
Al momento, il consumo medio della popolazione mondiale è pari a 1,7 pianeti, quindi per mantenere il nostro stile di vita attuale abbiamo bisogno già oggi di quasi due volte le risorse che la Terra è in grado di generare ogni anno. In poche parole stiamo sfruttando le risorse in modo eccessivo, pertanto ai ritmi di oggi il Pianeta non è in grado di rigenerare le risorse di cui necessitiamo. Inoltre questo trend è in fase di crescita, in quanto molti paesi stanno migliorando le condizioni di vita dei propri cittadini.
Più le persone aumentano il proprio stile di vita maggiore è il loro consumo di risorse, aggravando una situazione già estremamente difficile. Ad esempio, se tutti adottassero lo stile di vita degli Stati Uniti si provocherebbe un consumo annuale di risorse pari a 5 volte quello che il Pianeta è in grado di rigenerare. Questo livello è leggermente più basso per altri Paesi, sebbene rimanga preoccupante e non sostenibile, infatti lo stile di vita della Germania a livello globale richiederebbe 3,2 pianeti, quello dell’Italia 2,6 e il consumo del Brasile circa 1,8 pianeti.
Per una maggiore consapevolezza ogni anno viene identificato l’Earth Overshoot Day, ovvero il giorno in cui consumiamo a livello mondiale le risorse che la Terra è capace di generare annualmente. Questa giornata continua ad arrivare sempre prima, infatti nel 2021 è stata fissata al 29 luglio, mentre nel 2020 era stato il 22 agosto. Secondo le rilevazioni del Global Footprint Network, del 2010 l’Earth Overshoot Day è stato il 6 agosto, nel 2000 il 22 settembre e nel 1990 il 10 ottobre.
Per arrivare a un consumo più sostenibile bisogna tornare indietro fino agli Anni Settanta, infatti la Terra esauriva le risorse naturali nel mese di dicembre soltanto prima del 1972. Questi dati rendono ancora più preoccupante l’allarme sull’elevata impronta ecologica della nostra società. È fondamentale, dunque, adoperarsi per adottare un approccio più ecosostenibile, affinché il nostro stile di vita sia compatibile con la capacità del pianeta di generare le risorse di cui abbiamo bisogno, promuovendo modelli in grado di offrire uno sviluppo che la Terra è in grado di sostenere.