Giornata Mondiale del Riciclo, l’importanza dell’economia circolare

Torna l'appuntamento con il Global Recycling Day, l'evento dedicato ad una pratica fondamentale dell'economia circolare per preservare le risorse e il nostro futuro

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

La Giornata Mondiale del Riciclo, o Global Recycling Day, è un’importante iniziativa che si celebra il 18 marzo di ogni anno. Scopo dell’evento è quello di sensibilizzare i cittadini sulle necessarie azioni di cambiamento che devono essere intraprese per assicurare un futuro sostenibile al pianeta.

Cos’è la Giornata Mondiale del Riciclo

La Giornata Mondiale del Riciclo, lanciata il 18 marzo 2018 dal Bureau of International Recycling, sta per giungere alla sua sesta edizione nel 2023. L’obiettivo principale dell’evento è promuovere l’adozione di un approccio globale al riciclo, invitando i leader politici, le multinazionali, le comunità e gli individui a impegnarsi concretamente in questo ambito. La giornata si propone di sensibilizzare il pubblico sull’importanza del riciclo e di promuovere un cambiamento di mentalità verso abitudini più sostenibili e responsabili.

I dati sul riciclo in Europa

Ogni anno, nell’Unione Europea vengono prodotte oltre 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti, ma solo il 50% di questi viene riciclato e il tasso di circolarità si ferma al 12,8%. Per affrontare questa problematica, la UE ha adottato nuove normative riguardanti la gestione dei rifiuti, con l’obiettivo di promuovere la transizione verso un’economia circolare, alternativa al modello lineare attuale. Sono state identificate 35 azioni chiave suddivise in sette aree fondamentali per realizzare un’economia circolare: plastica, tessile, rifiuti elettronici, cibo e acqua, imballaggi, batterie e veicoli, edifici e costruzioni.

Il Piano Europeo per un’economia circolare

Nell’ambito delle iniziative Green Deal, il Piano Europeo per l’Economia Circolare presenta una serie di misure volte a raggiungere diversi obiettivi. In particolare, il piano mira a rendere i prodotti sostenibili, progettandoli per durare più a lungo e utilizzando il più possibile materiali riciclati. Viene data importanza anche alla responsabilizzazione dei consumatori, fornendo informazioni sulla riparabilità e durabilità dei prodotti. Il piano si concentra inoltre sui settori che utilizzano più risorse e che hanno un alto potenziale di circolarità, come l’elettronica e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, le batterie e i veicoli, gli imballaggi, la plastica, i tessili, l’edilizia, il cibo e l’acqua. Altri obiettivi del piano includono la riduzione degli sprechi e della produzione di rifiuti, trasformando i prodotti in risorse secondarie e utilizzando la circolarità come base per la gestione dei territori, oltre a guidare gli sforzi globali sull’economia circolare.

Italia leader europeo del riciclo

n 25 anni, l’Italia ha fatto passi da gigante nel settore del riciclo, passando dalla gestione di emergenza dei rifiuti a una posizione di leadership in Europa. L’industria del riciclo in Italia è cresciuta in modo costante sia in termini di quantità che di qualità. Nel 1997, solo il 9,4% dei rifiuti urbani veniva raccolto separatamente, mentre l’80% veniva smaltito in discarica. Solo il 21% dei rifiuti industriali veniva riciclato, mentre il 33% finiva in discarica. Nel 2020, invece, il 63% dei rifiuti urbani è stato raccolto separatamente e solo il 20% è stato smaltito in discarica. Il 70% dei rifiuti industriali è stato riciclato e solo il 6% è stato smaltito in discarica.

Questi progressi hanno portato alla crescita dell’industria del riciclo in Italia, che è diventata un settore rilevante e strategico per l’economia nazionale. L’industria del riciclo conta circa 4.800 imprese e 236.365 occupati, e genera un valore aggiunto di 10,5 miliardi di euro, in aumento del 31% dal 2010 al 2020. Nel 2020, l’Italia ha raggiunto il primato europeo del 72% di riciclo di tutti i rifiuti (urbani e speciali-industriali), superando la media Ue del 53% e quella della Germania del 55%. Inoltre, il tasso di utilizzo di materiali riciclati sul totale dei materiali consumati è stato del 21,6%, superiore alla media Ue del 12,8% e del 13,4% in Germania.

Anche per quanto riguarda la gestione dei rifiuti d’imballaggio, l’Italia è un’eccellenza europea del riciclo, avviando oltre 10,5 milioni di tonnellate di rifiuti a riciclo, con un tasso del 73,3% nel 2021. Questo tasso è superiore non solo al target europeo del 65% al 2025, ma anche al target europeo del 70% al 2030, raggiunto con 9 anni di anticipo.

Economia circolare: un’alternativa sostenibile alla gestione dei rifiuti

Inoltre, i modelli di riciclo dei materiali fanno parte di un’ampia strategia di business circolare, che mira a eliminare il concetto stesso di rifiuto. L’economia circolare si concretizza in modelli innovativi di business basati sulla condivisione, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e dei prodotti esistenti, allo scopo di allungarne la vita utile e ridurre il consumo di risorse naturali. Questo approccio prevede un sistema in cui i prodotti vengono progettati per essere duraturi, riparabili e riciclabili, riducendo la quantità di rifiuti prodotti e favorendo la creazione di nuove opportunità di lavoro e sviluppo economico sostenibile.

Un sistema sostenibile di produzione e consumo

L’economia circolare rappresenta un sistema in grado di autorigenerarsi con risorse limitate, estendendo il ciclo di vita dei prodotti e riducendo al minimo la produzione di rifiuti. Al termine della loro vita utile, i materiali dei prodotti vengono reintrodotti, quando possibile, nel ciclo economico per mantenerne il valore e creare nuovo valore attraverso un nuovo ciclo produttivo. Questo approccio sostenibile offre molti vantaggi.

Una soluzione al modello economico insostenibile

L’economia circolare contrasta con il tradizionale modello economico lineare, che prevede l’estrazione di materie prime per produrre beni che vengono poi distribuiti, consumati e infine trasformati in rifiuti. Questo modello si basa sulla disponibilità continua di grandi quantità di materiali ed energia, come se fossero inesauribili. Tuttavia, questo utilizzo delle materie prime, insieme all’aumento dei consumi e dei rifiuti, e all’utilizzo inefficiente delle risorse disponibili, non è sostenibile nel lungo periodo. A livello mondiale, è riconosciuto che il modello attuale di produzione e consumo non sia sostenibile. Ad esempio, il Global Footprint Network ha calcolato che la biocapacità annuale della Terra è sufficiente a soddisfare l’impronta ecologica dell’umanità solo per sette mesi, il che significa che ogni anno consumiamo quasi il doppio delle risorse che il Pianeta ci mette a disposizione.

L’economia circolare è un modello industriale che, mediante il redesign, mira a disaccoppiare lo sviluppo delle imprese e dei territori dal consumo di risorse finite, rigenerando il capitale naturale.

I principi dell’economia circolare

L’obiettivo dell’economia circolare è di eliminare i rifiuti e l’inquinamento, promuovendo la progettazione di sistemi che massimizzino il valore intrinseco dei prodotti e materiali, ricircolandoli e mantenendoli in uso il più possibile. Il terzo principio dell’economia circolare consiste nel favorire la rigenerazione dei suoli e la biodiversità, restituendo materiali all’ecosistema.

La transizione verso l’economia circolare comporta la necessità di compiere alcune tappe intermedie per recuperare il valore dei rifiuti creati e ancora prodotti. Il riciclo, che consiste nel trattamento dei rifiuti e nella loro trasformazione in materie prime o nuovi prodotti, è un elemento fondamentale per contrastare il cambiamento climatico e per promuovere e tutelare la sostenibilità globale. Inoltre, il riciclo è riconosciuto come la settima risorsa dalla quale l’umanità dipende per l’approvvigionamento di materie prime e si prevede che entro il 2030 permetterà di risparmiare oltre un miliardo di tonnellate di emissioni di CO2.