L’industria italiana del riciclo è in costante crescita ed è prima in Europa

Riciclato il 72% dei rifiuti e il settore è in costante crescita: 10,5 miliardi di euro di valore aggiunto e oltre 25 milioni di tonnellate di MPS prodotte

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Negli ultimi 25 anni, l’Italia è passata da una situazione di emergenza rifiuti a una posizione di eccellenza nel riciclo. Oggi, il nostro Paese è il leader in Europa per quanto riguarda il riciclo dei rifiuti, con un’industria del riciclo in costante crescita sia quantitativa che qualitativa. Nel 1997, la raccolta differenziata dei rifiuti urbani era solo del 9,4%, mentre l’80% finiva in discarica. Solo il 21% dei rifiuti industriali veniva riciclato, con il restante 33% che finiva in discarica. Nel 2020, invece, la raccolta differenziata dei rifiuti urbani è arrivata al 63%, con lo smaltimento in discarica sceso al 20%. Il riciclo dei rifiuti industriali ha superato il 70%, con lo smaltimento in discarica sceso al 6%. Questi cambiamenti hanno alimentato la crescita dell’industria del riciclo italiana, diventata un comparto rilevante e strategico del sistema produttivo nazionale. L’industria del riciclo conta circa 4.800 imprese, 236.365 occupati, e genera un valore aggiunto di 10,5 miliardi di euro, in aumento del 31% dal 2010 al 2020. L’Italia, nel 2020 ha riciclato il 72% di tutti i rifiuti, urbani e speciali-industriali, un primato europeo, (il 53% la media Ue e il 55% quella della Germania), con un tasso di utilizzo di materiali riciclati sul totale dei materiali consumati al 21,6% (media Ue 12,8%, 13,4% in Germania). Anche per la gestione dei rifiuti d’imballaggio l’Italia è un’eccellenza europea del riciclo con più di 10,5 milioni di tonnellate avviate a riciclo, con un tasso pari al 73,3% nel 2021, superiore non solo al target europeo del 65% al 2025 ma, con 9 anni di anticipo, anche al target europeo del 70% al 2030.

I dati del Rapporto Il Riciclo in Italia 2022

Questi alcuni dei dati del Rapporto Il Riciclo in Italia 2022, realizzato dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile e presentato in occasione della Conferenza Nazionale dell’Industria del Riciclo “L’eccellenza del riciclo e le sfide future”, promossa dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile in collaborazione con Conai, con Pianeta 2030 del Corriere della Sera, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e di ISPRA.

Il riciclo pilastro dell’economia circolare

“Il settore del riciclo è un pilastro fondamentale per un’economia circolare e rappresenta una risorsa strategica per evitare sprechi, per non riempire il Paese di discariche e per ridurre le emissioni di gas serra. In un momento di difficoltà economica, sono necessarie azioni concrete per promuovere la domanda di materie prime secondarie (MPS) e per affrontare l’aumento dei costi dell’energia, che rappresentano la quota maggiore dei costi di produzione per l’industria del riciclo”, ha affermato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.

Rafforzare la domanda di materie prime seconde

Le misure proposte per rafforzare la domanda di MPS sono l’introduzione di un’aliquota IVA agevolata per il materiale riciclato compensata con un aumento del prelievo sui rifiuti smaltiti in discarica o con inceneritori; l’introduzione per gli appalti pubblici verdi (GPP) e i relativi criteri ambientali minimi (CAM) l’obbligo di acquisire di quantità minime stabilite di materiale riciclato impiegabile per gli utilizzi previsti nel progetto; il rafforzamento dell’utilizzo del materiale riciclato nei settori produttivi con accordi di settore.

Proteggere il settore del riciclo da caro energia

Gli interventi strutturali per ridurre l’esposizione del settore ai costi energetici, riguardano un’analisi approfondita delle fasi del processo industriale di riciclo al fine di introdurre possibili innovazioni per produrre ulteriori miglioramenti di efficienza e di risparmio di elettricità e calore, la semplificazione e l’accelerazione  delle procedure per utilizzare fonti rinnovabili di energia autoprodotta; la semplificazione delle procedure per la valorizzazione termica dei residui dei processi di riciclo per generare calore ed elettricità da impiegare negli stessi  impianti.

Sei proposte di modifica al Regolamento su imballaggi e rifiuti da imballaggio

La proposta di Regolamento sui rifiuti ed i rifiuti di imballaggio presentato il 30/11/2022 della Commissione è molto ampia e riguarda la riduzione dei rifiuti d’imballaggio, la minimizzazione degli imballaggi ,la  riciclabilità degli imballaggi, il loro riciclo  in quantità e qualità elevate, l’aumento dell’impiego dei materiali provenienti dal riciclo, l’aumento del riutilizzo degli imballaggi. A fronte di questo orientamento condivisibile, è però sbilanciata verso un modello basato sul deposito cauzionale per la gestione degli imballaggi,  rischiando così di penalizzare il sistema nazionale italiano di gestione dei rifiuti d’imballaggio, che opera da 25 anni, che ha raggiunto risultati di rilievo, anticipando per tutte le filiere i target europei di riciclo, in modo efficace, con costi mediamente più bassi e favorendo lo sviluppo sia di un’industria del riciclo, sia di un’industria che produce imballaggi avanzati e di qualità. Ecco le proposte:

  1. Tener conto del sistema nazionale italiano di gestione dei rifiuti d’imballaggio, basato sul CAC, sul Conai e i Consorzi di filiera che in 25 anni ha raggiunto risultati di rilievo e ha favorito lo sviluppo di un’industria del riciclo.
  2. Aumentare le quantità di imballaggi riutilizzate con sistemi decentrati e flessibili di restituzione come quelli che si stanno utilizzando, evitando la rigidità, molto più costosa, dei sistemi centralizzati di restituzione basati sul deposito cauzionale, visto che in Italia si riutilizzano già 2 milioni e 340 mila tonnellate di imballaggi, il 16% del totale.
  3. Tenendo conto delle limitazioni fissare dal Regolamento europeo 282/2008 all’impiego di plastiche riciclate a contatto con gli alimenti, introdurre un periodo di sperimentazione per verificare la possibilità e le condizioni per avere un contenuto minimo di materiale riciclato negli imballaggi in plastica a contatto con bevande e alimenti, eliminando dalla proposta, oggi impraticabile, target quantitativi fissati ora, tranne quello vigente per il PET per le bottiglie per l’acqua minerale.
  4. Escludere la sostituzione di imballaggi monouso in carta, cartone e plastica biodegradabile e compostabile – se riciclati con alte percentuali almeno dell’85% – con imballaggi multiuso fatti con materiali non rinnovabili, che richiedono rilevanti maggiori quantità di energia per la fabbricazione, il riciclo e le operazioni di preparazione per il riutilizzo (di lavaggio, sterilizzazione e asciugatura)
  5. Visti gli elevati consumi di energia e di acqua richiesti per lavaggi accurati, sterilizzazione e l’asciugatura, eliminare l’obbligo, in percentuali stabilite, di utilizzare contenitori riempiti nel punto di vendita, riutilizzabili e riutilizzati per bevande calde o fredde e per alimenti pronti destinati all’asporto o al consumo immediato.
  6. Stabilire che, solo  se lo Stato membro non raggiunge entro il 2030, la raccolta del 90% di bottiglie in plastica monouso o di contenitori per bevande in metallo monouso, indipendentemente dalle modalità di raccolta, è obbligato a  istituire  un sistema di restituzione con deposito, piuttosto che il complicato meccanismo, previsto dalla proposta di Regolamento, di obbligo  preventivo di istituire il sistema di restituzione con  deposito, con possibilità di esonero  se si raggiunge il 90% di raccolta. Sarebbe meglio inoltre lasciare un margine di tolleranza del 5%.