Gas: arriva il primo carburante dalla mucca alla pompa

Per combattere il caro bollette e ridurre le emissioni inquinanti di CO2 dall'estero arriva il primo carburante green prodotto da un'azienda agricola piacentina

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Il primo carburante green prodotto in Italia sarà ottenuto dal biometano, una forma di gas naturale che viene prodotto dalla fermentazione di materie organiche come il letame e gli scarti alimentari. Questo carburante verrà distribuito attraverso le stazioni di servizio, permettendo ai consumatori di scegliere un’opzione più sostenibile per la propria auto. Coldiretti sottolinea il ruolo importante che l’agricoltura può svolgere nella transizione energetica del Paese, valorizzando le risorse locali e contribuendo alla riduzione della dipendenza dall’estero per il gas. Il biometano può anche essere utilizzato come sostituto del gas naturale per il riscaldamento delle abitazioni e per la produzione di elettricità, contribuendo così a ridurre le emissioni di CO2.

Il primo distributore di biogas

Coldiretti ha annunciato l’apertura del primo distributore di biogas per il rifornimento di auto a metano, situato nell’azienda agricola Bosco Gerolo, in provincia di Piacenza. L’iniziativa rappresenta un esempio di economia circolare a km zero, poiché il biogas viene prodotto dal trattamento dei rifiuti organici dell’allevamento di mucche. Oltre a fornire latte e formaggi ai consumatori, l’azienda è in grado di produrre biogas di alta qualità per il rifornimento di veicoli.

Come viene prodotto il biogas

Il biogas prodotto dall’azienda agricola in provincia di Piacenza viene ottenuto mescolando i liquami e il letame prodotti dalle mucche con i residui della lavorazione dei cereali, che vengono poi messi a fermentare in un impianto simile a una pentola a pressione. Dopo essere stato purificato e immagazzinato in bombole, il biogas viene utilizzato per alimentare il distributore, che può fare il pieno a 100 veicoli al giorno. Il successo del primo distributore di questo tipo è stato sorprendente, con molti automobilisti che si mettono in fila per fare il pieno di carburante a km zero, che è anche più conveniente.

Il biometano “Made in Italy”

Coldiretti afferma che il successo del primo distributore “a km zero” dimostra che con lo sviluppo del biometano agricolo in Italia si potrebbe arrivare a produrre il 6% del fabbisogno nazionale di gas, rispetto all’attuale 3%. Sono stati stanziati 1,9 miliardi di euro per gli impianti di biogas e biometano nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), e ora è necessario attuare i decreti attuativi per ridurre la dipendenza del Paese dall’estero e fermare i rincari che stanno mettendo in difficoltà le imprese. Attualmente in Italia ci sono oltre 2.000 impianti di biogas, di cui l’80% in ambito agricolo, che hanno creato 12.000 posti di lavoro e generato investimenti per 4,5 miliardi di euro.

Il biometano come supporto all’economia circolare

Il settore agricolo può contribuire alla transizione energetica del Paese attraverso la produzione di biometano, ottenuto dalla fermentazione di liquami e letame di mucche mescolati con residui di lavorazione dei cereali. Inoltre, il biogas prodotto in Italia rappresenterebbe un aiuto per aiutare famiglie e imprese a contrastare il caro energia. Per questo, come sottolinea Coldiretti, le aziende agricole giocano un ruolo strategico. Ad esempio, partendo dall’utilizzo degli scarti delle coltivazioni e degli allevamenti, è possibile arrivare alla realizzazione di impianti per la distribuzione del biometano a livello nazionale per alimentare le flotte del trasporto pubblico come autobus, camion e navi oltre alle stesse auto dei cittadini. Il biometano può quindi generare un ciclo virtuoso di i gestione delle risorse, riduzione degli sprechi e delle emissioni inquinanti, creazione di nuovi posti di lavoro e sviluppo della ricerca scientifica sui carburanti verdi.

Il fotovoltaico ecosostenibile

Il fotovoltaico pulito ed ecosostenibile potrebbe essere un altro importante aiuto per contrastare l’aumento dei costi per famiglie e imprese. Utilizzando solo i tetti delle stalle e di altre strutture agricole, come cascine, magazzini, fienili e laboratori di trasformazione, senza sottrarre terra alle coltivazioni, si potrebbe superare a livello europeo il limite dell’autoconsumo come barriera agli investimenti agevolati.

I fondi del PNRR

Secondo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), 1,5 miliardi di euro sono stati stanziati per il fotovoltaico pulito ed ecosostenibile. Di questi, il 30% è stato utilizzato con il primo bando. Tuttavia, per aiutare le imprese ad investire e garantire energia al Paese, sono necessari correttivi. A partire dal 1° gennaio, la normativa europea sugli aiuti di stato per il settore agricolo permette di aumentare le percentuali di contributo pubblico, che attualmente sono del 50% per le regioni del Sud e del 40% per il Nord, a una soglia del 65%. Tuttavia, questo dovrebbe essere garantito anche per chi ha già presentato la richiesta.

L’economia circolare come supporto per creare una riserva energetica

Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, ha sottolineato l’importanza di sfruttare le opportunità offerte dall’economia circolare per creare una riserva energetica sostenibile. Ha proposto di utilizzare il fotovoltaico “intelligente” che non consuma suolo fertile e di costruire una rete per il biometano. Ha anche sottolineato l’importanza di estendere gli incentivi al biogas e finanziare gli impianti che hanno presentato domanda al Gestore dei Servizi energetici (Gse) per sostenere la transizione verde e trasformare gli sprechi in energia. Ha anche espresso il suo sostegno al digestato come fertilizzante per evitare di beneficiare le multinazionali straniere.