Invasione granchi blu: potrebbero essere usati per l’asfalto

Gli addetti ai lavori sono alla ricerca di soluzioni contro la proliferazione del crostaceo infestante, tramite la trasformazione in asfalto, biogas o mangime

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Da mesi il granchio blu sta infestando il Mar Adriatico distruggendo gli allevamenti di cozze e vongole per danni stimati intorno ai 100 milioni di euro. Ma se la diffusione di questa specie aliena sembra ormai irreversibile, gli addetti ai lavori esortano a trasformare questo fenomeno in un’opportunità. In questo senso la pesca intensiva, la commercializzazione e gli appelli ai consumatori non bastano e per cercare di ridurne la diffusione sono necessarie altre soluzioni. L’ultima prevede la trasformazione del crostaceo come materiale per l’asfalto.

La diffusione del granchio blu

Per la sua voracità e la sua velocità di riproduzione, il granchio blu sta proliferando a ritmi esponenziali minacciando gli ecosistemi in cui si è insediato e tutto il settore ittico di Emilia-Romagna e Veneto. Dalla sua introduzione accidentale, probabilmente tramite gli scafi delle navi provenienti dalle coste atlantiche americane, questa specie ha già abbattuto del 50% la produzione della molluschicoltura, che entro l’anno potrebbe essere smantellata da questa specie, in percentuali che vanno dal 70 al 90%.

Le zone in cui il granchio blu si sta sviluppando velocemente sono eccellenze a livello mondiale dell’allevamento dei molluschi bivalvi, di cui il crostaceo sta facendo piazza pulita insieme a novellame e gamberetti.

In Veneto è colpito il Delta del Po, tra la Laguna di Barbamarco e la Sacca di Scardovari, dove la cozza è un prodotto dop e viene allevata in una quantità media di 55mila quintali l’anno.

Sulla base delle stime di Fedagripesca Confcooperative, si calcola che i produttori dovranno rinunciare al fatturato di novembre, dicembre, ma anche di tutto il 2024, per un totale di 5 milioni di euro di mancati guadagni dai mitili, a cui si aggiungono 50-55 milioni di euro di perdite per la distruzione degli allevamenti di vongole (qui avevamo parlato della strage di vongole da parte del granchio blu in Veneto).

Le soluzioni

Di fronte a questi numeri è scattata la corsa alla ricerca di soluzioni per fronteggiare la diffusione del granchio blu, tra il possibile impiego come biogas, asfalto o mangime per altri animali.

“Considerato che si mangia esclusivamente il maschio, non la femmina né i piccoli – ha spiegato al ‘Corriere della Sera’  la direttrice di Coldiretti Veneto, Marina Montedoro – e che solo il 4 per cento del pescato può dunque essere adibito al consumo umano, le strategie di emergenza da attuare sono la cattura e il macero” (qui avevamo riportato l’allarme della Coldiretti sul ‘killer dei mari’).

“Per fare di questo rifiuto speciale una risorsa si sta provando a utilizzarlo come polimero per fare il selciato – ha affermato – già succede con i gusci di cozze e vongole”.

Ma l’ipotesi dell’utilizzo del crostaceo macinato per produrre asfalto non è l’unica opzione: “Un’altra ipotesi che vorremmo testare a breve con l’Istituto Spallanzani è immettere il granchio blu nell’alimentazione zootecnica, vista la buona percentuale di proteine che contiene” ha detto ancora Montedoro, rivelando come nel frattempo siano iniziate le prove in tre impianti di biodigestione della laguna di Venezia per provare a trasformare l’animale infestante in biometano.

Secondo le prime stime, una tonnellata di granchio potrebbe arrivare a produrre circa 200kw ora di elettricità. I tre stabilimenti autorizzati a trattare la macinazione e la pastorizzazione del crostaceo potrebbero accoglierne fino 20 tonnellate al giorno e se si estendesse a tutte le aziende di biogas del Veneto si potrebbe arrivare anche a 100 tonnellate al giorno.