Il vertice dei Grandi della Terra a Glasgow (Cop26) si chiude con un compromesso su alcuni punti necessari a contrastare i cambiamenti climatici, ma “annacquato” per quanto concerne le centrali a carbone ed i sussidi alle fonti fossili. Un risultato prodotto dall’opposizione di Cina ed India, che hanno fatto modificare alcuni punti del comunicato finale, riaffermando il diritto dei paesi in via di sviluppo di avere una quota del “carbon budget”.
Cosa è la Cop26?
Il termine Cop sta per Conference of Parties ed indica il vertice annuale dei Paesi firmatari della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Da quasi trent’anni si tengono questi incontri annuali, dopo il primo che ebbe luogo a Rio de Janeiro nel 1992.
Fra le edizioni più importanti la Cop3 del 1997, dove fu firmato il famosissimo Protocollo di Kyoto sul surriscaldamento globale, e l’edizione Cop21 del 2015, noto come l’Accordo di Parigi, dove è stato delineato un percorso per limitare il surriscaldamento globale.
I punti fermi dell’accordo
L’accordo è stato annunciato con una certa commozione dal Presidente della Cop26, presieduta dal ministro britannico Alok Sharma, perché ha centrato alcuni traguardi per la lotta contro il cambiamento climatico. Tre i punti fermi dell’accordo firmato dalla quasi totalità dei 200 Paesi del mondo:
- l’impegno a mantenere l’innalzamento della temperatura entro gli 1,5 gradi centigradi rispetto all’era pre-industriale (un passo avanti rispetto all’Accordo di Parigi che fissava il tetto in 2 gradi centigradi);
- l’impegno a ridurre entro il 2030 le emissioni di CO2 del 45% rispetto ai livelli del 2010 ed a dimezzarle entro il 2050;
- l’impegno a riformulare entro il 2022 i piani nazionali per la decarbonizzazione.
Due risultati mancati
La bozza di accordo della Cop26 in realtà aveva ambizioni ben più grandi, ma alcuni punti sono stati stralciati all’ultimo minuto per l’opposizione di Cina ed India, ancora restii a decretare lo stop assoluto alle fonti fossili e più inquinanti. E così l’India è riuscita a cambiare la formulazione del comunicato finale sulle centrali a carbone, facendo sostituire il termine “eliminazione graduale” con “riduzione graduale”.
L’altro punto di compromesso riguarda l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili, poiché Pechino e Nuova Delhi hanno fatto notare che non è compito dell’ONU dare prescrizioni sulle fonti energetiche e perché è giusto che i Paesi in via di sviluppo abbiano diritto ad una quota “equa” di emissioni di carbonio (carbon budget).
Due facce di una medaglia
Il vertice è stato un flop per gli ambientalisti più convinti come Greta Thundberg, secondo cui i lavori sono stati un “bla,bla,bla”, mentre “il vero lavoro continua fuori da queste stanze”.
“La storia è stata fatta qui a Glasgow”, ha detto invece il Presidente della Cop26 Alok Sharma, facendo cenno ai punti mancanti dell’accordo con “capisco la delusione, ma è vitale proteggere questo pacchetto”. Ed il Premier britannico Boris Johnson gli ha fatto eco, parlando del vertice come di “un grande passo in avanti” contro il cambiamento climatico.