La Direttiva sull’Efficienza energetica degli edifici (Epbd) è certamente un passo importante verso la modernizzazione del parco immobiliare italiano e l’intento di ridurre il consumo energetico. La direttiva Epbd mira a promuovere l’efficienza energetica e l’utilizzo delle energie rinnovabili nell’edilizia, contribuendo così agli obiettivi dell’Ue per il 2030
Per il loro raggiungimento, la direttiva prevede una serie di misure, tra cui:
- Riduzione del consumo energetico: Una riduzione media del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035 per gli edifici residenziali.
- Ristrutturazione degli immobili: Il 55% della riduzione dovrà essere ottenuta attraverso la ristrutturazione del 43% degli immobili con le prestazioni energetiche peggiori.
- Edifici a emissioni zero: Tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030.
L’Italia, come gli altri Stati membri dell’Ue, deve presentare un piano nazionale che illustri come intende raggiungere questi target. Questo piano sarà fondamentale per comprendere le strategie che il governo italiano adotterà per conformarsi alle nuove regole e per valutare l’impatto sul mercato immobiliare nazionale.
Mentre si attende la normativa nazionale, che fornirà dettagli più specifici, è chiaro che l’Epbd rappresenta una sfida significativa ma anche un’opportunità per migliorare l’efficienza energetica e ridurre l’impatto ambientale del settore edilizio in Italia.
Indice
Rinnovare i vecchi edifici: quali interventi e costi?
Gli interventi necessari per rendere più efficienti gli edifici esistenti e ridurre i consumi energetici sono simili a quelli già previsti dal Superbonus. Tra questi troviamo:
- Isolamento termico: installazione di un cappotto termico per impedire la dispersione di calore in inverno e l’ingresso di calore in estate.
- Sostituzione di infissi: sostituzione di finestre e porte con modelli più performanti dal punto di vista energetico, in grado di garantire un migliore isolamento termico e acustico.
- Impianti di riscaldamento: sostituzione delle vecchie caldaie con modelli a condensazione o pompe di calore, che garantiscono un’elevata efficienza energetica e riducono le emissioni di CO2.
Il costo degli interventi varia in base alle dimensioni e alle caratteristiche dell’immobile. Tuttavia, è importante sottolineare che gli investimenti in efficienza energetica possono portare a significativi risparmi sulle bollette energetiche nel lungo periodo, oltre a migliorare il comfort abitativo e la qualità dell’aria interna.
Oltre agli interventi sopracitati, è possibile valutare anche altre soluzioni come l’installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda sanitaria o l’adozione di sistemi di domotica per la gestione intelligente dei consumi energetici.
Quanto costerà rendere efficienti gli edifici in Italia?
Secondo una stima del Centro studi di Unimpresa, la spesa complessiva per rendere più efficienti energeticamente gli edifici italiani potrebbe ammontare a circa 270 miliardi di euro. Questa cifra tiene conto di un investimento che varia per singolo immobile da 20.000 a 55.000 euro. Alcune stime più pessimiste ipotizzano addirittura un costo fino a 60.000 euro per unità immobiliare.
Tali cifre evidenziano la portata dell’impegno economico necessario per adeguare il parco immobiliare italiano agli standard energetici richiesti dalla direttiva Epbd. Tuttavia, è importante sottolineare che gli investimenti in efficientamento energetico possono generare significativi risparmi sulle bollette energetiche nel lungo periodo, oltre a migliorare il comfort abitativo e la qualità dell’aria interna. Inoltre, sono previsti incentivi e agevolazioni fiscali per chi decide di riqualificare il proprio immobile, rendendo gli interventi più accessibili.
Per avere una stima più precisa dei costi e dei benefici per il proprio immobile, è consigliabile rivolgersi a un professionista qualificato che possa effettuare una valutazione energetica e consigliare gli interventi più opportuni.
Rischio efficienza: 5 milioni di case da riqualificare entro il 2033
In Italia, su circa 12 milioni di edifici residenziali, più della metà si trovano nelle peggiori classi energetiche, F e G. Secondo le stime di Fillea-Cgil, per rispettare gli obiettivi della direttiva Epbd, entro il 2030 sarà necessario riqualificare il 15% degli edifici in classe F e G, per un totale di circa 1,8 milioni di unità immobiliari. Entro il 2033, la quota di edifici da ristrutturare salirà al 26%, coinvolgendo circa 3,2 milioni di case.
Si tratta di un’impresa imponente che richiederà un impegno significativo da parte di cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione. La riqualificazione degli edifici energeticamente inefficienti è fondamentale per ridurre i consumi energetici, le emissioni di CO2 e migliorare la qualità dell’aria nelle nostre città.
Tuttavia, l’operazione presenta anche sfide importanti, legate in particolare ai costi degli interventi e alla disponibilità di manodopera qualificata.
Obiettivi e scadenze della direttiva sull’efficienza energetica
L’Europa accelera la transizione verso un futuro energetico più sostenibile con la direttiva Epbd. Gli obiettivi ambiziosi prevedono una riduzione dei consumi energetici degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035, rispetto ai livelli del 2020.
Per raggiungere questi traguardi, gli Stati membri dovranno:
- Ristrutturare gli edifici meno efficienti: entro il 2030, il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni energetiche dovrà essere riqualificato, passando al 26% entro il 2033. Saranno introdotti requisiti minimi di prestazione energetica per tutti gli edifici.
- Favorire l’energia solare: l’installazione di pannelli solari diventerà obbligatoria sui nuovi edifici pubblici e non residenziali tra il 2026 e il 2030.
- Dire addio alle caldaie a gas: la progressiva dismissione delle caldaie a gas inizierà nel 2025, con la fine delle agevolazioni fiscali per gli impianti tradizionali. Entro il 2040, tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere a emissioni zero.
- Edifici pubblici a emissioni zero: già dal 2028, tutti i nuovi edifici occupati o di proprietà delle pubbliche amministrazioni dovranno essere a emissioni zero.
- Obiettivo finale, emissioni zero entro il 2050
Promuovere la decarbonizzazione, impatto e riflessioni sulla nuova direttiva energetica
La direttiva introduce una serie di strumenti e orientamenti fondamentali per avanzare verso la decarbonizzazione e per modernizzare il patrimonio immobiliare. Questo porterebbe a vantaggi significativi per gli abitanti, i proprietari degli edifici e l’economia nazionale, nonché per la sicurezza energetica e la salute pubblica.
Tuttavia, all’interno di questa direttiva emergono due punti che richiedono una riflessione più approfondita:
- Nuovi criteri per le classi energetiche e per gli attestati di prestazione energetica: gli Stati membri dovranno ridefinire le classi energetiche degli edifici, passando da una scala che va dalla A (edifici a emissioni zero) alla G.
- Nuovi obiettivi per gli edifici residenziali e del terziario: la direttiva introduce nuovi obiettivi da raggiungere per gli edifici residenziali e del terziario.
Nelle precedenti versioni della bozza di direttiva, l’appartenenza alla classe G veniva definita in base al 15% degli immobili con le prestazioni peggiori. Nella versione attuale, la classe G viene definita come quella che corrisponde agli edifici con le prestazioni peggiori del parco immobiliare nazionale al momento dell’introduzione della scala.
Impatti delle decisioni sui criteri di classificazione energetica
L’assegnazione alle varie classi energetiche dipende dalla soglia identificata per quella peggiore e dal criterio di distribuzione, che la direttiva richiede sia “adeguato”. Questo lascia ampio spazio per decisioni che possono avere un impatto significativo sugli obiettivi nel settore residenziale.
Per quanto riguarda quest’ultimo, gli obiettivi prevedono una riduzione del 16% del consumo medio di energia primaria dell’intero parco immobiliare residenziale entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035.
Considerando che molti attestati di prestazione energetica (Ape) sono compilati in modo conservativo, più per adempiere al requisito di redazione che per fornire una vera guida all’acquisto di una casa, è evidente che un aggiornamento con criteri più precisi potrebbe, paradossalmente, avvicinarci all’obiettivo con relativa facilità. In ogni caso, il raggiungimento della riduzione dei consumi sembra essere possibile con interventi limitati.
Nuove classifiche energetiche per il residenziale: verso obiettivi più abbordabili e realistici
Entrambi gli obiettivi, tuttavia, richiedono che il 55% della riduzione del consumo medio di energia primaria sia ottenuto tramite la ristrutturazione del 43% degli edifici residenziali con le prestazioni energetiche più basse. Questo obiettivo dipenderà significativamente dalla definizione della classe G, che potrebbe includere un numero più o meno ampio di immobili.
Sarebbe più prudente concentrarsi immediatamente sull’individuazione di una nuova classificazione energetica in modo accurato, anziché preoccuparsi eccessivamente del numero di edifici basato sulla classificazione attuale. Inoltre, i due obiettivi al 2030 e al 2035, il secondo dei quali è addirittura espresso come intervallo di valori, sono notevolmente più realistici rispetto alle versioni precedenti della direttiva.
Per gli edifici non residenziali, il criterio è differente. Gli Stati membri devono stabilire due soglie di prestazione energetica “massime”, in modo che rispettivamente il 16% e il 26% del parco edilizio non residenziale le superi. Si prevede che entro il 2030 tutti gli edifici non residenziali siano al di sotto della prima soglia e entro il 2033 al di sotto della seconda. Anche in questo caso, analizzando i dati disponibili sugli Ape nella banca dati Siape, i target non sembrano insormontabili.
È importante sottolineare che sono previste esenzioni per entrambi i gruppi di immobili, residenziali e non, in virtù del loro valore storico-architettonico e per altri motivi specifici, come, per fare alcuni esempi, edifici di culto, case con utilizzo annuale limitato, edifici industriali e agricoli a basso consumo energetico e fabbricati temporanei.
Verso una riqualificazione energetica ambiziosa e mirata
La nuova proposta di direttiva sull’efficienza energetica degli edifici rappresenta un passo avanti significativo rispetto alle versioni precedenti. Introduce obiettivi ambiziosi, ma fattibili, e offre un’importante opportunità per migliorare le prestazioni energetiche degli immobili, sia residenziali che non residenziali.
Tuttavia, considerando l’implementazione di strumenti che agevolino interventi di riqualificazione approfondita su un gruppo selezionato di edifici, in particolare quelli in situazioni di svantaggio economico, sarebbe possibile superare gli obiettivi prefissati. Parallelamente, potrebbero essere valutati interventi meno dispendiosi ma comunque efficaci nel ridurre le emissioni e i costi energetici.
Tra le possibili strategie:
- Building automation: investire nei sistemi di building automation per ottimizzare le prestazioni degli impianti e garantire il massimo comfort agli occupanti. Questi sistemi possono regolare automaticamente l’illuminazione, il riscaldamento, la climatizzazione e altri aspetti dell’edificio per ridurre gli sprechi energetici.
- Pompe di calore e fotovoltaico: l’uso combinato di pompe di calore e sistemi fotovoltaici può contribuire significativamente alla riduzione delle emissioni. Le pompe di calore sfruttano l’energia termica presente nell’ambiente circostante per riscaldare o raffreddare gli edifici. L’energia solare catturata dai pannelli fotovoltaici può alimentare gli impianti elettrici.
- Regole intelligenti per impianti termici: rivisitare le regole di accensione, spegnimento e modulazione degli impianti termici e di raffrescamento. Questi dovrebbero seguire l’andamento reale del clima, evitando di rimanere accesi quando non necessario e di spegnersi quando sarebbe utile.
Impatto e prospettive per il patrimonio immobiliare italiano, lo studio di Banca d’Italia
Un recente studio pubblicato dalla Banca d’Italia conferma che le norme europee sull’efficienza energetica delle abitazioni potrebbero avere un impatto significativo sul patrimonio immobiliare italiano, caratterizzato da una notevole presenza di abitazioni con prestazioni energetiche insoddisfacenti.
Il report fornisce un quadro normativo attuale sul tema e presenta dati sulle caratteristiche delle abitazioni italiane e dei loro residenti.
Secondo i ricercatori della Banca d’Italia, una delle principali criticità riguarda la scarsa disponibilità di dati sull’efficienza energetica delle abitazioni, sui consumi energetici e sulle misure di incentivazione passate. Il report suggerisce che una maggiore disponibilità di informazioni favorirebbe la trasparenza e lo sviluppo del mercato, inclusa l’azione delle banche e del settore privato a favore degli investimenti in efficienza energetica. Inoltre, si evidenzia che le imprese fornitrici di servizi energetici potrebbero svolgere un ruolo chiave nel mettere in luce i risparmi derivanti dagli investimenti in efficienza energetica.
Cinque proposte per interventi pubblici efficaci
Per migliorare l’efficienza energetica degli edifici in Italia, è necessario un approccio strategico che combini interventi mirati con un utilizzo efficiente delle risorse pubbliche. In questo contesto, lo studio di Bankitalia offre spunti di riflessione preziosi per la definizione di politiche pubbliche efficaci.
Di seguito i cinque aspetti chiave a carico del bilancio pubblico individuati dallo studio:
- Selezione dei beneficiari e degli immobili: priorità alle famiglie bisognose (es. ISEE) e alle abitazioni meno efficienti occupate stabilmente. Incentivi fiscali rafforzati per locazioni private ad alta efficienza energetica. Finanziamento integrale o parziale per l’edilizia residenziale pubblica.
- Mix di strumenti di intervento: integrare detrazioni e crediti d’imposta con sussidi diretti e sostegno all’accesso al credito, come già avviene in altri paesi.
- Compartecipazione ai costi e modulazione dell’incentivo: coinvolgere i beneficiari per ridurre il rischio di comportamenti opportunistici. Modulare l’incentivo in base al risparmio energetico atteso, al costo dell’intervento e alle caratteristiche socioeconomiche dei beneficiari.
- Finanziamento degli interventi: identificare fonti di finanziamento adeguate e certe, prioritariamente da tagli ai sussidi ambientalmente dannosi e dall’introduzione di un sistema di carbon pricing complementare all’EU-ETS, se si desidera aumentare le risorse rispetto al Superbonus.
- Stabilità e certezza dell’incentivo: garantire un quadro normativo stabile e chiaro per favorire la pianificazione degli interventi e la fiducia dei cittadini.
L’attuazione di queste cinque proposte, in conformità con le linee guida fornite da Bankitalia, sarebbe fondamentale per migliorare l’efficacia, l’equità e la sostenibilità nel tempo degli interventi pubblici volti a promuovere l’efficienza energetica degli edifici. Questa azione accelererebbe la transizione verso un futuro energetico più efficiente e rispettoso dell’ambiente.