Anche nel mare italiano un’isola di plastica, ecco dove

Le isole di plastica, ammassi di rifiuti plastici che galleggiano sulla superficie di mari e oceani, sono un grave problema ambientale anche nel nostro Paese

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Gli oceani sono infestati da isole di plastica, che sono delle masse di rifiuti che si sono aggregati in mare formando dei veri e propri isolotti. La Pacific Trash Vortex è la più grande tra queste, essendo un’enorme raccolta di rifiuti situata nel centro dell’Oceano Pacifico. Si è formato negli anni ’80 e ha accumulato circa 3 milioni di tonnellate di plastica, secondo le stime.

Il problema delle “isole di plastica” nei mari del mondo

Ogni anno, ben 8 milioni di tonnellate di rifiuti invadono le acque dei mari di tutto il mondo. Con la forza delle correnti, si creano poi delle concentrazioni di spazzatura in zone specifiche: le cosiddette “isole di plastica”. Queste isole rappresentano un grave problema per l’ecosistema marino, in quanto la plastica si degrada molto lentamente e rilascia sostanze tossiche nell’acqua. Inoltre, i pesci e altri animali marini possono ingerire i pezzi di plastica, causando loro gravi danni o addirittura la morte. La lotta contro le “isole di plastica” richiede un impegno globale per ridurre l’utilizzo di plastica monouso e promuovere pratiche di riciclaggio e smaltimento responsabile dei rifiuti.

Non si tratta di nuove terre emerse, o di superfici calpestabili, ma di vere e proprie “zuppe” di rifiuti e detriti che si accumulano e rimangono intrappolati in vortici acquatici, anche per diversi anni. Queste isole sono formate da rifiuti di varie grandezze, ma soprattutto da miliardi di frammenti microscopici di plastica, che si disperdono ovunque: dalla superficie sino al fondo del mare. Questi frammenti piccolissimi e leggerissimi vanno così a mescolarsi e confondersi con il plancton, le particelle elementari da cui si rigenera la vita negli oceani, la base, quindi, di tutta la catena alimentare.

Non solo, ogni anno diverse migliaia di animali marini (mammiferi, uccelli e tartarughe) vengono uccisi da oggetti di plastica di cui si nutrono per sbaglio o in cui rimangono intrappolati. La plastica sta diventando un vero e proprio flagello per gli oceani e la loro fauna, causando danni irreparabili. È importante adottare comportamenti responsabili e ridurre l’utilizzo della plastica, al fine di prevenire ulteriori danni all’ambiente marino.

L’isola di plastica in Italia

L’isola di plastica italiana si trova al largo dell’Arcipelago Toscano ed è costituita principalmente da bottiglie, flaconi, cassette, bicchieri e sacchetti. La scoperta di questa concentrazione di rifiuti plastici è stata possibile grazie agli studi condotti da ricercatori italiani e internazionali, che hanno evidenziato l’entità del problema anche nelle nostre acque.

La posizione dell’isola di plastica italiana è principalmente causata dalle correnti marine che trasportano i rifiuti plastici fino a questo punto, dove si accumulano. Questo fenomeno ha un impatto negativo sull’ambiente e sugli ecosistemi marini, ma rappresenta anche una minaccia per la salute umana. I rifiuti plastici infatti possono rilasciare sostanze tossiche che entrano nella catena alimentare, causando gravi danni alla salute pubblica.

Le isole di plastica nel mondo: una classifica delle “Garbage Patch”

I rifiuti non si limitano alla superficie, ma si estendono in profondità, fino al fondo del mare, dove il loro deterioramento è ancora più difficile. Nel mondo, le isole di plastica che hanno raggiunto dimensioni allarmanti sono ben sei. Vediamo una classifica a ritroso delle più importanti “Garbage Patch” (chiazza di spazzatura).

  1. Great Pacific Garbage Patch
    Sul podio della lista delle isole di spazzatura più famose del mondo troviamo la Great Pacific Garbage Patch, conosciuta anche come “Pacific Trash Vortex”. Quest’area è stata scoperta nel 1997 dal velista Charles Moore durante una gara in barca che si svolgeva tra le Hawaii e la California, sebbene la sua esistenza fosse già nota sin dagli anni ’80.
    Si trova nell’Oceano Pacifico, tra la California e l’Arcipelago delle Hawaii, ed è trasportata dalla corrente oceanica del vortice subtropicale del Nord Pacifico. Ha un’età di oltre 60 anni ed è la più grande isola di spazzatura del mondo, occupando un’area che va dai 700.000 km2 ai 10 milioni di km2, ovvero circa quanto la Penisola Iberica o gli Stati Uniti d’America. La sua concentrazione massima di rifiuti raggiunge un milione per km2, con un totale di immondizia che oscilla tra i 3 e i 100 milioni di tonnellate di rifiuti complessivi.
    Questa massa di rifiuti è composta principalmente da plastica, metalli leggeri e residui organici in decomposizione, ma la plastica è l’elemento predominante. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep), l’isola di rifiuti del Pacifico sta crescendo molto rapidamente e si stima che possa essere visibile dallo spazio a breve, poiché viene alimentata da circa una tonnellata di rifiuti al giorno.
  2. South Pacific Garbage Patch
    È stata recentemente scoperta un’area al largo delle coste del Cile e del Perù che ha una superficie di circa 2,6 milioni di km2, pari a circa 8 volte la
    dimensione dell’Italia. Purtroppo, questa zona è composta principalmente da microframmenti di materiale plastico.
  3. North Atlantic Garbage Patch
    Scoperta nel 1972, la seconda isola più grande al mondo per estensione si stima che copra un’area di circa 4 milioni di km2. Tuttavia, questa isola è tristemente famosa per la sua altissima densità di rifiuti, con ben 200.000 detriti per km2 ed è mossa dalla corrente oceanica nord atlantica.
  4. South Atlantic Garbage Patch
    Recentemente documentata, si trova in un’area tra l’America del Sud e l’Africa meridionale. Si stima che copra un’area di oltre 1 milione di km2 ed è mossa dalla corrente oceanica sud atlantica.
  5. Indian Ocean Garbage Patch
    Pur essendo stata ipotizzata già nel 1988, l’esistenza di questa isola è stata scoperta soltanto nel 2010. L’isola si estende per oltre 2 chilometri e presenta una densità di 10.000 detriti per chilometro quadrato.
  6. Artic Garbage Patch
    Nel 2013 è stata scoperta un’isola di plastica situata nelle vicinanze del circolo polare artico, nel mare di Barents. Questa isola è la più piccola e la più recente tra quelle di questo tipo. I rifiuti che la costituiscono provengono dall’Europa e dalle coste del Nord America.

Le conseguenze delle isole di plastica nei mari

La creazione di isole di plastica nel mare aperto ha fornito un nuovo habitat semi-permanente per molte specie animali, ma quali sono le conseguenze per gli ecosistemi marini e per noi? Da una parte, gli animali marini rischiano la loro salute e la loro vita a causa dell’ingestione di plastica e del rischio di incastrarsi in questi rifiuti. Dall’altra, la plastica entra nella catena alimentare, minacciando la salute degli animali e anche la nostra. Tuttavia, questi nuovi ecosistemi hanno anche portato alla nascita di nuove specie, alcune delle quali si sono evolute per vivere su oggetti galleggianti. Ci sono molte domande ancora da rispondere sulla possibile diffusione di queste nuove specie verso la terraferma e sul loro impatto sugli ecosistemi pre-esistenti.