Leggera, resistente, versatile: la fibra di carbonio è da anni uno dei materiali chiave nell’industria automobilistica. Ma presto le cose potrebbero cambiare. Il Parlamento europeo starebbe valutando la possibilità di vietarne l’uso nelle auto. Ma perché la fibra di carbonio è sotto accusa?
La questione non è tanto il suo impatto in fase d’uso, quanto il suo fine vita, tanto che il paragone fatto tra i tavoli di Bruxelles è soprattutto con sostanze nocive come:
- cadmio;
- cromo esavalente;
- mercurio;
- piombo.
Si parla in particolare di una bozza pubblicata dal Parlamento europeo, redatta dalla Commissione per l’ambiente, clima e sicurezza alimentare a fine gennaio 2025, in cui si propone di inserire la fibra di carbonio nella lista delle sostanze da regolamentare.
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Un settore in piena espansione
La fibra di carbonio è fatta di fili sottilissimi. Quando viene riciclata, come ad esempio durante la demolizione di un’auto, può rompersi e disperdersi nell’ambiente, e questo rappresenta un rischio sia per l’ecosistema che per la nostra salute.
Un po’ come succede per l’amianto, insomma, anche se in misura infinitamente minore. Proprio i problemi legati al suo corretto riciclo stanno spingendo l’Unione europea ad aprire una riflessione su un possibile divieto.
Come sempre accade, anche in questo caso la messa al bando avrebbe ricadute economiche importanti. Il mercato globale della fibra di carbonio vale già 5,48 miliardi di dollari (dato 2024) e, secondo le stime, raggiungerà 17 miliardi entro il 2035, con una crescita annua di ben l’11%.
L’automotive, seppur in crisi profonda, rappresenta comunque una fetta significativa di questo mercato, tra il 10 e il 20%, dietro solo a aeronautica ed energia solare. Il suo utilizzo, poi, è particolarmente strategico per le auto elettriche, perché lì ridurre il peso significa aumentare sia autonomia che efficienza.
Tre giganti giapponesi – Toray Industries, Teijin e Mitsubishi Chemical – producono da soli oltre la metà della fibra di carbonio a livello globale. È quindi facile immaginare che una simile proposta sollevi non poche resistenze, sia a livello industriale che politico ed economico.
Anche in Europa le cose non vanno meglio: marchi come McLaren, inglese, che costruisce l’intero telaio delle sue supercar in fibra di carbonio, sarebbe costretta a ripensare totalmente i suoi processi produttivi.
Cosa succederà alle auto
Anche se il divieto dovesse essere approvato, entrerebbe in vigore non prima del 2029 e riguarderebbe esclusivamente le auto.
Niente panico, però. Come abbiamo visto, alcuni precedenti simili esistono già: materiali come piombo, mercurio, cadmio e cromo esavalente – tutti pericolosi – sono ancora oggi ammessi in ambito automobilistico proprio perché non esistono ancora al momento alternative valide. La stessa eccezione potrebbe quindi valere anche per la fibra di carbonio, se le case automobilistiche riusciranno a dimostrare che i materiali alternativi non offrono, almeno per ora, prestazioni comparabili o non sono pronti per l’uso su larga scala.
Non solo: secondo alcuni giornali, il Parlamento Europeo avrebbe rassicurato dicendo che la bozza sarà modificata e che la fibra di carbonio non sarà vietata sulle auto.