Il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato: temperatura globale vicina al limite di 1.5°C

Il 2016 è stato ampiamente superato, mai prima d’ora la temperatura di ogni giorno era stata superiore di almeno un grado rispetto all’era preindustriale

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Nel corso del 2023, le temperature globali hanno raggiunto livelli straordinariamente elevati. Il servizio Copernicus Climate Change Service (C3S), gestito dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine per conto della Commissione europea e finanziato dall’Unione europea, ha sorvegliato diversi indicatori climatici chiave nel corso dell’intero anno. Le temperature globali senza precedenti a partire da giugno hanno portato il 2023 a diventare l’anno più caldo mai registrato, superando significativamente il record stabilito nel 2016.

2023, l’anno più caldo della storia: superata la soglia critica di +1,5°C

Il rapporto “2023 Global Climate Highlights” rivela che la temperatura media globale nel 2023 ha raggiunto i 14,98°C, con un incremento di 0,17°C rispetto al precedente record del 2016. Quest’anno si è dimostrato essere 0,60°C più caldo rispetto alla media del periodo 1991-2020 e addirittura 1,48°C più caldo rispetto al periodo preindustriale 1850-1900. Le preoccupazioni crescono, poiché è probabile che il dato supererà la critica soglia di +1,5 gradi rispetto al livello preindustriale.

Le conseguenze del riscaldamento globale sono già evidenti in tutto il mondo, con eventi meteorologici estremi sempre più frequenti e intensi, innalzamento del livello del mare e cambiamenti nei modelli climatici.

Nel 2023, per la prima volta, ogni giorno ha avuto una temperatura di almeno un grado superiore all’epoca preindustriale; quasi la metà dei giorni sono stati più di 1,5°C più caldi rispetto al livello 1850-1900, e due giorni a novembre sono stati, per la prima volta, più di 2°C più caldi. Le temperature medie annuali dell’aria sono state le più calde mai registrate, o vicine alle più calde, su vaste parti di tutti i bacini oceanici e di tutti i continenti tranne l’Australia.

Questi dati sono ancora più preoccupanti perché indicano che il riscaldamento globale sta diventando sempre più evidente e sta avendo conseguenze sempre più gravi.

2023: un anno record di caldo estremo

Il 2023 è stato un anno record di caldo estremo. Ogni mese da giugno a dicembre è stato più caldo del mese corrispondente di qualsiasi anno precedente, e luglio e agosto 2023 sono stati i due mesi più caldi mai registrati. L’estate boreale (giugno-agosto) è stata anche la stagione più calda mai registrata.

Settembre 2023 è stato il mese con una deviazione della temperatura superiore alla media 1991-2020 maggiore di qualsiasi altro mese nel set di dati ERA5. In particolare, la temperatura media globale è stata di 15,35°C, 1,25°C superiore alla media 1991-2020.

Il mese di dicembre 2023 ha registrato la temperatura media globale più calda di sempre, con un valore di 13,51 °C, che è 0,85 °C sopra la media del periodo 1991-2020 e 1,78 °C sopra il livello del mese rilevato tra il 1850 e il 1900. Inoltre, le temperature medie globali della superficie del mare (SST) sono rimaste persistentemente al di sopra della media, con livelli record registrati da aprile a dicembre dello stesso anno.

El Niño e il clima europeo nel 2023

Il 2023 ha visto la transizione verso El Niño. Nella primavera dell’anno scorso, La Nina ha concluso il suo ciclo, dando spazio alle condizioni di El Nino che si sono sviluppate, con l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) che ha ufficialmente dichiarato l’inizio di El Niño all’inizio di luglio. Nel contesto europeo, le temperature sono state superiori alla media per ben 11 mesi nel corso del 2023, con settembre che ha segnato un record come il settembre più caldo mai registrato. L’inverno europeo, compreso tra dicembre 2022 e febbraio 2023, si è classificato come il secondo inverno più caldo mai registrato. Un’analisi delle dinamiche climatiche globali e regionali nell’anno appena trascorso.

El Niño è un fenomeno meteorologico che si verifica ogni 2-7 anni, caratterizzato dal riscaldamento anormale delle acque superficiali del Pacifico tropicale. Questo evento può avere impatti significativi sul clima a livello globale, incluso l’Europa. È essenziale sottolineare che, nonostante El Niño sia un elemento rilevante, non è l’unico fattore che ha contribuito al clima straordinariamente caldo in Europa nel 2023. Il riscaldamento globale svolge un ruolo determinante, provocando un aumento delle temperature medie a livello mondiale.

Europa e Antartide: due facce del cambiamento climatico nel 2023

Durante l’estate europea (giugno-agosto), la temperatura media ha raggiunto i 19,63°C, con un aumento di 0,83°C sopra la media. Questo la posiziona come la quinta estate più calda mai registrata. L’autunno europeo (settembre-novembre) ha seguito la tendenza, con una temperatura media di 10,96°C, ovvero 1,43°C sopra la media. Questo piazza l’autunno al secondo posto tra gli autunni più caldi mai registrati, sfiorando di appena 0,03°C il record dell’autunno 2020.

Il 2023 si distingue anche per gli straordinari cambiamenti nel ghiaccio marino antartico, che ha raggiunto estensioni minime record per il corrispondente periodo dell’anno in ben 8 mesi.

Nel febbraio 2023, sia l’estensione giornaliera che quella mensile del ghiaccio artico hanno toccato minimi storici. A marzo, l’estensione del ghiaccio marino artico al suo picco annuale è stata classificata tra le quattro più basse per il periodo dell’anno nei dati satellitari. Il minimo annuale di settembre si è posizionato come il sesto più basso mai registrato.

In parallelo, le concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica e metano hanno continuato a crescere, raggiungendo livelli record nel 2023, con valori rispettivamente di 419 ppm e 1902 ppb. Un’analisi approfondita degli impatti climatici e delle tendenze che caratterizzano l’anno.

2023: un anno record di emissioni di gas serra e eventi meteorologici estremi

Nel corso del 2023, le concentrazioni di anidride carbonica hanno registrato un aumento di 2,4 ppm rispetto al 2022, mentre quelle di metano sono salite di 11 ppb. Questo segna un allarmante aumento nei livelli di gas serra. Nel frattempo, eventi climatici estremi hanno colpito il globo, compresi ondate di caldo, inondazioni, siccità e incendi.

Particolarmente significativo è stato l’incremento del 30% nelle emissioni globali di carbonio derivanti dagli incendi boschivi nel 2023 rispetto al 2022, prevalentemente attribuito agli incendi persistente in Canada. Una revisione dettagliata del 2023 evidenzia l’interconnessione tra le crescenti emissioni di gas serra e gli impatti climatici estremi che hanno caratterizzato l’anno.

Emissioni di gas serra, ma non solo

Il principale responsabile del cambiamento climatico è l’anidride carbonica, che deriva dalla combustione di combustibili fossili. Tuttavia, l’anno scorso anche altri fattori hanno contribuito a riscaldare il pianeta. Un vulcano sottomarino ha rilasciato vapore acqueo, che ha trattenuto più calore vicino alla superficie. Inoltre, la riduzione dell’inquinamento da zolfo ha diminuito gli aerosol, che riflettono la luce solare e raffreddano l’aria. Questi fattori dimostrano che il clima è un sistema complesso e sensibile, che richiede un’azione urgente e coordinata per limitare il riscaldamento globale e le sue conseguenze.

Impatti globali e locali del 2023

Ogni decimo di grado di surriscaldamento globale aggiuntivo provoca conseguenze significative. Questo surplus termico intensifica ondate di calore, tempeste, innalzamento del livello del mare e fusione dei ghiacciai. Le drammatiche evidenze di tali impatti sono state chiare l’anno scorso, con eventi climatici estremi in tutto il mondo.

Il caldo ha colpito diverse regioni, “bruciando” l’Iran, la Cina, la Grecia, la Spagna, il Texas e il Sud America. In Canada si è verificata la stagione degli incendi più distruttiva mai registrata, con oltre 45 milioni di acri bruciati. Intorno alle coste dell’Antartide, si è verificato il minimo storico di formazione di ghiaccio marino, sia in estate che in inverno.

In Italia, i dati dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente rivelano un impatto significativo, con 118 casi di alluvioni da piogge intense, 82 casi di danni da trombe d’aria, 39 danni da grandinate, 35 esondazioni fluviali, 26 danni da mareggiate, 21 danni da siccità prolungata, 20 casi di temperature estreme in città, 18 smottamenti causati da piogge intense e 16 eventi con danni alle infrastrutture.

L’Urgenza della Decarbonizzazione

Carlo Buontempo, direttore del servizio meteorologico, ha condiviso le sue riflessioni dichiarando: “Gli eventi estremi che abbiamo osservato negli ultimi mesi testimoniano in modo drammatico quanto siamo lontani dal clima in cui si è sviluppata la nostra civiltà. Ciò ha profonde conseguenze per l’Accordo di Parigi e per tutti gli sforzi umani. Se vogliamo gestire con successo il nostro portafoglio di rischi climatici, dobbiamo urgentemente decarbonizzare la nostra economia, utilizzando i dati e le conoscenze sul clima per prepararci al futuro.” Un richiamo pressante alla necessità di azioni decisive per affrontare le sfide climatiche.

Copernicus conferma il riscaldamento globale

Samantha Burgess, vicedirettrice di Copernicus, ha evidenziato l’eccezionalità del 2023, durante il quale i record climatici sono caduti come tessere del domino. Non solo l’anno ha stabilito il primato come il più caldo mai registrato, ma ha anche segnato un traguardo senza precedenti: il primo anno in cui ogni giornata ha superato di almeno 1°C la temperatura preindustriale. Burgess ha sottolineato che le temperature del 2023 probabilmente superano quelle di qualsiasi periodo degli ultimi 100.000 anni, delineando prospettive preoccupanti per il futuro climatico globale.

Il Ruolo Chiave del Programma Copernicus

Mauro Facchini, capo dell’Osservazione della Terra presso la Direzione Generale per l’Industria della Difesa e dello Spazio della Commissione Ue, ha riconosciuto la situazione critica evidenziata dai dati del programma Copernicus per il 2023. Facchini ha dichiarato che i risultati presentati confermano il crescente impatto dei cambiamenti climatici. Sottolineando la sfida urgente, ha ricordato l’impegno dell’Unione Europea per una riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030, con soli 6 anni a disposizione. Facchini ha evidenziato il Programma Copernicus come uno strumento fondamentale per guidare le azioni climatiche, mantenere l’allineamento con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e accelerare la transizione verso una economia sostenibile.

Il riscaldamento globale si accelera: i segnali che preoccupano gli scienziati

Nonostante il 2023 sia stato l’anno più caldo mai registrato, gli scienziati ci dicono che non possiamo basarci solo su un anno per capire come il clima sta cambiando. Ci sono infatti altri indicatori che ci mostrano che l’atmosfera si sta riscaldando a un ritmo sempre più veloce. Uno di questi è l’energia che i gas serra trattenono nel pianeta, e che si accumula principalmente negli oceani. Gli studi hanno dimostrato che gli oceani assorbono sempre più calore, e che questo processo si è intensificato dagli anni ’90. Un altro segnale è il riscaldamento totale della Terra, che comprende anche il suolo e l’aria. Una ricerca francese ha rivelato che questo riscaldamento si è accelerato a partire dal 1960, in coincidenza con l’aumento delle emissioni di carbonio e la diminuzione degli aerosol. Questi ultimi sono particelle che riflettono la luce solare e aiutano a raffreddare il clima. Tuttavia, non sappiamo se questa accelerazione continuerà in modo lineare o se subirà delle variazioni. Quello che sappiamo è che il clima sta subendo dei cambiamenti anomali, e che dobbiamo monitorarli attentamente per prevedere le loro conseguenze.