Nella rivoluzione del Fisco italiano spunta anche l’evasione “per necessità”. Una delle novità più dibattute del disegno di legge delega approvato dal Governo Meloni che punta a riformare il sistema di tassazione in Italia. Secondo quanto emerso dalle bozze circolate negli ultimi giorni, questa definizione dovrebbe marcare la differenza con l’evasione volontaria commessa con dolo e per questo non dovrebbe essere sanzionata.
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Fisco, spunta l’evasione “per necessità”: la logica
Come dichiarato dalla presidente del Consiglio, lo scopo della riforma è di stabilire un “nuovo rapporto tra Fisco e contribuente” che non sia “più vessatorio, ma paritetico e collaborativo”. In questa direzione andrebbe una generale attenuazione delle sanzioni penali e l’introduzione dell’evasione “per necessità”, cioè un mancato versamento delle tasse a causa di difficoltà economiche concrete e documentabili.
Secondo quanto previsto in merito dal testo approvato in Cdm, l’obiettivo è quello di “rivedere i profili relativi alla effettiva sussistenza dell’elemento soggettivo – si legge – nell’ipotesi di sopraggiunta impossibilità a far fronte al pagamento del tributo, non dipendente da fatti imputabili al soggetto stesso, al fine di evitare che il contribuente debba subire conseguenze penali anche in caso di fatti a lui non imputabili”.
Il concetto è stato spiegato dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo: “La sanzione penale ci deve stare veramente nei casi gravi, come frode, omessa dichiarazione, fatture per operazioni esistenti, dove c’è un comportamento callido, subdolo del contribuente; ma nei casi in cui c’è tra virgolette un’evasione di necessità in cui il contribuente ha esposto tutto, nella dichiarazione ha messo tutti gli imposti ma non ce l’ha fatta a pagare, si applicheranno sanzioni amministrative ma non quelle penali. Questa è un po’ la logica”.
Altro intervento nella direzione dell’alleggerimento delle sanzioni per i contribuenti che collaborano con il Fisco in caso di accertamento, legando a doppio filo a doppio filo il procedimento penale con quello amministrativo: in questo modo, nel caso di accordo con l’Agenzia delle Entrate per il recupero delle somme dovute, il giudice penale dovrà necessariamente tenerne conto e potrà ignorare la mediazione in ambito amministrativo soltanto con una “congrua motivazione”.
Fisco, gli interventi per le imprese
La riforma prevede di concedere un trattamento di riguardo dal punto di vista delle sanzioni fiscali anche alle aziende, soprattutto le più grandi, che aderiscono alla “cooperative compliance”, il regime di “adempimento collaborativo” attraverso il quale Fisco e imprese instaurano un rapporto di fiducia e un’interlocuzione costante per scongiurare i rischi fiscali.
Per le attività più piccole sarebbe previsto, invece, un “concordato preventivo biennale” per cui un’azienda concorda con l’Agenzia delle Entrate quanto pagare e in cambio non riceve controlli nell’arco dei due anni.
Il principio della lotta all’evasione fiscale “preventiva e non più repressiva” è stato sottolineato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il quale ha aggiunto che le nuove regole “vanno nella direzione di semplificare e ridurre la pressione fiscale, favorire investimenti e assunzioni“.
In generale, la delega fiscale voluta dal governo Meloni mira a un diffuso taglio delle imposte, come da programma elettorale, come la riduzione l’aliquota IRES (l’imposta pagata sugli utili delle società) per chi investe o assume, e l’eliminazione graduale dell’IRAP, l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive.
Il fulcro principale della riforma rimane l’introduzione della Flat tax che sarà preceduta da una fase transitoria, in cui le attuali 4 aliquote Irpef saranno portate a 3.