Dichiarazione dei redditi 2023, come scaricare i costi di colf e badanti

Come dedurre, dalla dichiarazione dei redditi, i costi che vengono sostenuti per i collaboratori domestici

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

È possibile dedurre, dalla dichiarazione dei redditi, i costi sostenuti per le colf e le badanti? Se sì, in quale misura è possibile risparmiare su questi costi? Rispondiamo immediatamente ai dubbi dei nostri lettori, affermando che sì, è possibile dedurre dalla dichiarazione dei redditi i costi di colf e badanti, nel limite massimo di 1.549,37 euro.

A essere deducibile direttamente dal reddito complessivo ai fini Irpef, sono solo e soltanto i contributi previdenziali e assistenziali, che sono stati versati dai datori di lavoro. Ma attenzione, è possibile farlo solo per la parte a carico del datore di lavoro.

Le famiglie che hanno assunto delle colf o delle badanti, ai sensi dell’articolo 10 comma 2 del TUIR, possono dedurre gli oneri contributivi, per la parte che è a carico del datore di lavoro, per gli addetti all’assistenza personale o familiare, tra i quali rientrano anche le cosiddette badanti, le colf e le baby sitter. Questi costi sono deducibili dal reddito complessivo. La loro deducibilità può essere effettuata nella dichiarazione dei redditi, attraverso il Modello 730 o il Modello Redditi Persone Fisiche.

Dichiarazione dai redditi: come gestire colf e badanti

Il soggetto, che ha effettuato i versamenti dei contributi per colf e badanti, può usufruire della deduzione fiscale direttamente nella dichiarazione dei redditi. Questo significa, in estrema sintesi, che diventano direttamente deducibili i contributi che sono periodicamente versati per il personale domestico, anche quando l’assistenza è effettuata a favore di un familiare. Anche se questo non dovesse risultare fiscalmente a carico.

Dalla dichiarazione dei redditi risulta deducibile, ogni anno, un importo massimo pari a 1.549,37 euro. È importante sottolineare, che l’importo si riferisce esclusivamente ai contributi previdenziali e assistenziali che fiscalmente risultano essere a carico del datore di lavoro. Nel calcolo degli oneri da portare in deduzione non deve essere considerata la quota contributiva che è a carico della colf, della badante o di qualsiasi altro collaboratore domestico.

Gli importi relativi ai contributi previdenziali, è bene ricordarlo, variano in base alla retribuzione, che mensilmente viene corrisposta ai collaboratori domestici. Nel caso in cui la collaborazione dovesse superare le ventiquattro ore settimanali, l’importo da versare diventa forfettario. Quando, invece, il contratto di lavoro è a tempo determinato, i contributi, che devono essere versati, sono maggiorati (quest’ultima regola non vale, nel caso in cui questi tipi di contratti siano giustificati da una sostituzione di persone che siano andate in ferie o si siano assentati per malattia o maternità).

I contributi assistenziali

Quando si intende portare in deduzione, nella dichiarazione dei redditi, i costi di colf e badanti è importante non cadere in un errore. Nel momento in cui si cerca di individuare l’importo deducibile ai fini Irpef all’interno dei versamenti effettuati, è necessario ricordare che non sono deducibili le somme versate come Contributo Assistenziale contrattuale, la cosiddetta Cassa Colf, che viene identificata con il codice F2. È possibile individuare questo importo nella sezione del bollettino Mav “Causale di versamento” e “Attestazione di pagamento”.

Per quanto riguarda il contributo assistenziale, l’importo orario da versare risulta essere pari a 0,03 euro, dei quali 0,01 euro sono a carico diretto del lavoratore. Come abbiamo anticipato in precedenza, comunque, questi importi non sono deducibili ai fini Irpef, perché sono destinati a una cassa, il cui scopo è quello di gestire questi trattamenti a favore dei dipendenti addetti ai servizi domestici.

I voucher Inps e i collaboratori domestici

Dalla dichiarazione dei redditi possono essere dedotti anche i contributi previdenziali, che sono stati versati direttamente alla Gestione Separata INPS attraverso il cosiddetto Libretto Famiglia e che rientrano nelle prestazioni di lavoro occasionale. In questo caso sono deducibili perché sono interamente a carico del datore di lavoro.

In questo caso, comunque, è necessario attestare, attraverso una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, che deve essere resa ai sensi dell’articolo 47 del DPR n. 45/00, che la documentazione si riferisce esclusivamente a una prestazione di lavoro resa da degli addetti ai servizi domestici.

Dichiarazione dei redditi, quale documentazione serve

Per riuscire a effettuare la deduzione Irpef direttamente nella dichiarazione dei redditi, il datore di lavoro deve conservare tutte le ricevute dei bollettini – i cosiddetti MAV – con i quali ha effettuato i versamenti all’Inps. Questi bollettini, ovviamente, si riferiscono ai versamenti relativi ai contributi assistenziali e previdenziali, che devono essere effettuati ogni tre mesi.

Gli importi versati diventano deducibili seguendo il criterio di cassa. Questo significa, in altre parole, che sono deducibili:

  • i contributi versati a gennaio del periodo di imposta, ma relativi al quarto trimestre dell’anno precedente;
  • i contributi versati ad aprile, luglio e ottobre dell’anno di imposta, relativi ai primi tre trimestri.

È molto importante, per riuscire a determinare l’importo corretto deducibile nella dichiarazione dei redditi, conservare la ricevuta di versamento, al cui interno sono contenute le informazioni sul rapporto di lavoro. Una volta che il contribuente ha in mano queste informazioni, per riuscire a calcolare i contributi deducibili potrà seguire la procedura che viene indicata direttamente dal sito dell’Inps a questo link.

Discorso diverso, invece, è quello che riguarda direttamente i Libretti di Famiglia: in questo caso, per riuscire ad attestare il riconoscimento degli oneri versati, il contribuente deve conservare:

  • le ricevute di versamento relative all’acquisto dei buoni lavoro;
  • la copia dei buoni lavoro consegnati al prestatore (procedura con Voucher Inps cartaceo);
  • la documentazione attestante la comunicazione all’Inps dell’avvenuto utilizzo dei buoni lavoro (procedura con Voucher telematico).

A questo punto il contribuente è tenuto ad attestare, con una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà che la documentazione si riferisce a prestazioni di lavoro domestico.