Certificazione unica errata: pochi giorni ancora per correggerla

Ci sono pochi giorni per correggere una certificazione unica sbagliata: cinque. C'è poco tempo, quindi, per apportare tutte le correzioni necessarie

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Il termine ultimo per l’invio della certificazione unica 2024 è ormai passato: era il 18 marzo 2024. Ma cosa succede se dopo aver presentato tutta la documentazione telematicamente ci si accorge di aver commesso un errore? È possibile porvi rimedio senza incappare nelle sanzioni previste del caso? La risposta, fortunatamente, è positiva, ma si hanno pochi giorni – solo cinque – per porre un rimedio senza doverne pagare le conseguenze, almeno sotto il profilo economico.

La normativa che regolamenta la certificazione unica 2024 permette di correggere eventuali errori che sono contenuti all’interno delle stesse, anche oltre la scadenza ordinaria. Purché l’operazione venga effettuata entro il termine di cinque giorni. Ma da quando scattano i cinque giorni previsti dalla normativa? Anzi, la domanda più corretta sarebbe la seguente: fino a quando c’è tempo di apportare le correzioni ad eventuali errori effettuati sulla certificazione unica 2024? Scopriamolo insieme.

Certificazione unica 2024: come correggere gli errori

Eventuali errori commessi nella certificazione unica possono essere corretti inviando un nuovo documento corretto e sostitutivo, entro cinque giorni dalla scadenza. A prevedere la possibilità di porre un rimedio ad eventuali refusi – anche dopo la scadenza della trasmissione della CU 2024 – sono le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate, che sono state pubblicate il 15 gennaio 2024.

I sostituti d’imposta, in altre parole, hanno la possibilità di effettuare un nuovo invio telematico senza incorrere in alcun tipo di sanzione entro e non oltre cinque giorni dalla scadenza. È possibile farlo nel momento in cui si vengono a verificare i seguenti casi:

  • quando è presente un’errata trasmissione della certificazione. In questo caso la sanzione prevista all’articolo 2 del DLGS n. 175/2014 non deve essere applicata quando la sostituzione o l’annullamento della certificazione viene effettuato entro cinque giorni dalla scadenza ordinaria;
  • qualora lo scarto dell’intero file che contiene le comunicazioni – il cui invio sia stato effettuato entro il termine ordinario – la sanzione non viene applicata se il soggetto obbligato provvede ad effettuare un nuovo invio entro cinque giorni dallo stesso termine;
  • qualora la certificazione unica dovesse essere scartata – con invio effettuato entro il termine ordinario – e il sostituto d’imposta dovesse provvedere ad un ulteriore invio ordinario entro cinque giorni dallo stesso termine. Non è necessario trasmettere nuovamente le CU 2024 che sono state già accolte.

Appare evidente, a questo punto, che è possibile porre rimedio ad una certificazione unica 2024 errata, purché, entro la scadenza ordinaria, la stessa sia stata trasmessa. Anche se con degli errori.

Certificazione Unica scartata: la decorrenza dei cinque giorni

L’Agenzia delle Entrate, sostanzialmente, ha fornito delle regole ben precise per la correzione degli errori. E soprattutto del nuovo invio telematico.

Particolare attenzione deve essere prestata alla decorrenza dei cinque giorni. Per farlo risulta essere di fondamentale importanza la data che si trova nella sezione ricevute del sito dell’Agenzia delle Entrate.

Può capitare, infatti, che per quanto riguarda le CU che risultano essere trasmesse a ridosso della scadenza, l’eventuale scarto venga comunicato dall’Agenzia delle Entrate anche dopo il 18 marzo. A fornire delle indicazioni in questo senso ci ha pensato il MEF con la circolare n. 195/E del 24 settembre 1999, che ha spiegato quanto segue:

In relazione poi alla verifica della tempestività delle comunicazioni presentate per via telematica, si considerano tempestive le comunicazioni trasmesse entro i termini previsti, ma scartate dal servizio telematico, purché ritrasmesse entro i cinque giorni successivi alla data contenuta nella comunicazione che attesta il motivo dello scarto.

I sostituti d’imposta, a questo punto, hanno cinque giorni di tempo per trasmettere le CU 2024 a partire dalla data contenuta all’interno della comunicazione di scarto. Questa regola vale quando lo scarto viene comunicato oltre il termine di presentazione della certificazione unica.

CU 2024: quando sono previste delle sanzioni

Ricordiamo che quando la certificazione unica 2024 viene presentata in ritardo, con degli errori o delle omissioni, il datore di lavoro è soggetto ad una serie di sanzioni, che sono determinate come segue:

  • per la certificazione unica omessa, tardiva o errata: è prevista una sanzione di 10 euro per ogni singola CU, con un limite massimo di 50.000 euro per anno e sostituto d’imposta;
  • per la certificazione unica che è stata trasmessa entro il 18 marzo e successivamente corretta a trasmessa di nuovo entro cinque giorni: non sono previste delle sanzioni:
  • per la certificazione unica che è stata trasmessa entro il 18 marzo, poi corretta e trasmessa entro 60 giorni: la sanzione è pari a 33,33 euro per ogni CU 2024, con un limite massimo di 20.000 euro per anno e sostituto d’imposta.

Per quanto riguarda la certificazione unica 2024 la normativa esclude la possibilità di beneficiare del ravvedimento operoso. Solo e soltanto quanti dovessero presentare la CU corretta entro 60 giorni dalla scadenza avranno la possibilità di beneficiare della riduzione ad 1/3 dell’importo dovuto per ogni singolo documento.

Cosa può fare il lavoratore se la CU 2024 è sbagliata

Nel caso in cui il lavoratore dovesse ricevere la CU 2024 e si dovesse accorgere di un errore è tenuto a informare immediatamente il datore di lavoro, in modo che questo possa inviare al più presto una certificazione unica rettificativa.

Tra gli errori più frequenti che si possono trovare nei documenti ci sono:

  • codice fiscale del lavoratore o del collaboratore;
  • codici fiscali dei familiari a carico, tra i quali ci sono il coniuge, i figli ed altri familiari;
  • il domicilio fiscale.

Tra i dati omessi potrebbero esserci:

  • trattamento integrativo ed ulteriore detrazione;
  • detrazioni da lavoro dipendente / assimilato, da pensione o da altri redditi;
  • detrazioni per figli e familiari a carico.

È importante che i lavoratori siano parte attiva nel segnalare eventuali errori che riscontrano nella documentazione ricevuta, perché proprio sulla CU 2024 si basa la dichiarazione dei redditi precompilata.