Superbonus, anche MEF spinge per una soluzione rapida: guadagna terreno l’ipotesi F24

Ieri pomeriggio il primo dei tavoli tecnici al Ministero presieduto dal viceministro Leo che ha esaminato gli aspetti più controversi della normativa

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Redazione

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Ieri pomeriggio si è svolto il primo dei tavoli tecnici al Mef, presieduto dal viceministro Maurizio Leo, fra governo, istituti di credito, costruttori e proprietà edilizia annunciati dopo i vertici a Palazzo Chigi per discutere di possibili modifiche al decreto sulle cessioni dei crediti del superbonus. Si lavora a una soluzione ponte per gli esodati dagli incentivi. Presenti, oltre ai rappresentanti del ministero dell’Economia e delle Finanze, la Presidenza del Consiglio, Mase, Mimit, Mit, Agenzia delle entrate, Cdp, Sace e le associazioni Abi, Ance, Confedilizia, Confindustria, Confapi, Alleanza Cooperative italiane, Confartigianato, Cna, Confimi, Rete professioni tecniche, Casartigiani, Confcommercio, Confassociazioni e UPPI.

Si punta sugli F24

Le compensazioni destinate a riaprire il mercato dei crediti d’imposta prodotti dai bonus edilizi si concentreranno sugli F24 delle imprese e delle banche (per approfondire la soluzione F24 leggi questo articolo). Le certezze più solide riguardano per ora le voci che saranno escluse dal meccanismo: i contributi, che sono essenziali per il pagamento delle pensioni, e le tasse delle famiglie, che continueranno a seguire la loro strada tradizionale. Il vice direttore generale vicario dell’ABI, Gianfranco Torriero, ha espresso una valutazione costruttiva dei lavori. “Nel corso della riunione – ha spiegato Torriero – è cresciuto l’apprezzamento per la proposta ABI e ANCE sull’utilizzo dell’F24. Tale proposta è la soluzione percorribile visti gli assai ingenti acquisti di crediti di imposta già effettuati e gli impegni già assunti dalle banche, certificati dalla Commissione di inchiesta sulle banche lo scorso giugno”.

Soluzione rapida

Ance in particolare spinge per una soluzione rapida, fra quelle al vaglio, perché non si può aspettare di inserire le modifiche al decreto durante l’iter di conversione in Parlamento, che partirà giovedì 23 febbraio alla Camera ma potrebbe richiedere fino a 60 giorni. “Per noi è fondamentale, oltre alle modifiche al decreto in sede di conversione, trovare rapidamente una soluzione allo sblocco dei crediti incagliati” anche “aprendo all’acquisto da parte delle partecipate“, ha spiegato la presidente, Federica Brancaccio. Brancaccio ha chiarito che Abi e Mef stanno ancora lavorando sulla capienza residua delle banche, e la prossima settimana si avrà un quadro più chiaro anche sul peso dei crediti sul deficit.

La strada delle compensazioni

Quella delle compensazioni si conferma la via maestra per riaprire gli spazi fiscali da destinare alla circolazione dei vecchi crediti d’imposta, generati prima dello stop improvviso decretato dal governo la scorsa settimana. Tra l’esecutivo e le banche è in corso un fitto confronto sulla possibilità di partire proprio dalle tasse a carico degli istituti di credito: un plafond esaurito secondo i diretti interessati e ancora capiente, invece, nei calcoli elaborati dal ministero dell’Economia.