Attenzione alla nuova truffa dello squillo senza risposta

Il telefono fa solo uno squillo e poi la chiamata cade. Dopo, magari, arrivano anche altri squilli e tutti dallo stesso numero. La truffa wangiri può svuotare il credito telefonico in un attimo

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Un breve squillo sul cellulare che lascia una notifica di chiamata senza risposta. Poi eventuali altri squilli, molti, tutti provenienti dallo stesso numero. Tanto basta a solleticare la curiosità di alcuni utenti e a spingerli a richiamare il numero in questione. E qui scatta la truffa: gli utenti vengono gabbati e il loro credito telefonico immediatamente prosciugato perché quello che è appena stato composto è un numero a tariffazione speciale che può arrivare a costare anche decine di euro al minuto.

Wangiri: cos’è la truffa dello squillo senza risposta

Si chiama “wangiri“, parola giapponese che significa “uno (squillo) e buttare giù”. Ma è conosciuta anche come “ping call“, ovvero “telefonata di rimbalzo” o, più prosaicamente, “truffa dello squillo senza risposta“. Comunque la si definisca è solo una delle infinite rivisitazioni delle sempreverdi truffe telefoniche.

Le vittime della truffa wangiri sono scelte in maniera del tutto casuale: si tratta di una frode democratica che colpisce indistintamente giovani e anziani, uomini e donne, numeri di servizio e utenze private, professori con master e più lauree e persone che si sono fermate alla scuola dell’obbligo. I numeri telefonici raggiunti dalla truffa dello squillo senza risposta vengono infatti generati automaticamente da software in grado di far partire telefonate random. In Italia la cronaca recente riporta una serie di casi avvenuti a Fabriano, comune in provincia di Ancona.

Qui informazioni in merito alla truffa di Whatsapp e Telegram

Dal wangiri all’abbonamento truffa

Secondo Fastweb il wangiri “classico” costa circa 1,5 euro ogni dieci o quindici secondi. Cifra monstre. Ma nulla in confronto a forme di wangiri più sofisticate in grado di attivare servizi in abbonamento all’insaputa del malcapitato utente.

Attualmente i prefissi telefonici più utilizzati sono quelli di Moldavia (+373), Kosovo (+383) e Tunisia (+216), Gran Bretagna (+44) e Cuba (+53).  Il numero di telefono vero e proprio invece cambia di continuo perché, come detto, viene generato in maniera casuale da un software. L’indicazione geografica può non coincidere con l’esatta posizione dei truffatori poiché i software utilizzati sono in grado di geolocalizzarsi in qualsiasi parte del mondo tramite VPN (rete virtuale privata).

Qui abbiamo raccontato di un messaggio truffa

Come difendersi dal wangiri

Non è possibile impedire ai truffatori di raggiungere il nostro numero telefonico. Quel che è possibile fare è mettere in atto i sacrosanti consigli delle mamme e delle nonne di “non parlare con gli sconosciuti“. Diffidare dunque qualora si dovesse ricevere una breve telefonata da un numero anonimo o non salvato nella propria rubrica. Diffidare a maggior ragione se il numero in questione ha un prefisso straniero e le chiamate ricevute sono molte.

Le probabilità che si tratti di un notaio olandese che ci annuncia un lascito inaspettato da un lontano parente sono estremamente scarse. Molto più probabile invece essere finiti preda degli appetiti di qualche truffatore. È possibile bloccare il numero in entrata tramite le impostazioni dello smartphone. Esistono poi delle app che bloccano i prefissi internazionali o che creano delle black list. Possibile bloccare i prefissi internazionali anche facendone richiesta al proprio operatore.

Qui spieghiamo quali sono le nuove regole anti truffa sulla portabilità

Che fare se si è vittima di truffa telefonica

Se si è vittime di questa truffa, la prima cosa da fare è contattare immediatamente il proprio operatore telefonico e chiedere una spiegazione per l’addebito sospetto. Alcuni operatori si limitano a informare gli utenti dell’esistenza della truffa dello squillo senza risposta con annunci periodicamente pubblicati sui siti web e sulle pagine social. Altri, come PosteMobile, invitano a contattare il servizio clienti per ottenere supporto. Parlare con l’operatore permette anche di capire se siano stati stipulati abbonamenti a servizi a tariffazione speciale. Difficile, in ogni caso, che l’operatore accetti di rifondere il maltolto. Denunciare la truffa alla Polizia Postale e delle Comunicazioni è utile, se non altro per aiutare le forze dell’ordine a quantificare l’entità del fenomeno. Purtroppo però le possibilità di riottenere i soldi sono praticamente inesistenti.