Risparmiometro: quando scattano i controlli del Fisco sui conti correnti

Per monitorare il conto corrente delle persone e far emergere eventuali segnali e campanelli d’allarme al fine di iniziare indagini, l’ente utilizza uno strumento chiamato “Risparmiometro”.

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Redazione

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Nelle ultime settimane, con l’entrata in vigore del nuovo tetto all’utilizzo dei contanti, si è tornati a parlare dei movimenti riguardanti i conti correnti e di possibili conseguenze sul lato fiscale. Uno degli strumenti che Fisco e Agenzia delle Entrate hanno a disposizione proprio per monitorare i versamenti sui conti è il cosiddetto ‘Risparmiometro’, utile a far emergere eventuali discrepanze.

Il Risparmiometro

Per ogni correntista lo strumento è in grado di controllare conti correnti, conti di deposito ma anche investimenti in azioni, obbligazioni, prodotti finanziari in generale. Il Risparmiometro controlla tutti i movimenti sul conto e i relativi investimenti e poi gli incrocia con i redditi dichiarati. Grazie ad un algoritmo calcola se il valore del risparmio è congruente con quanto dichiarato dal contribuente. In caso di scarto eccessivo dal valore di congruenza, allora scattano i controlli fiscali.

Grazie a un database e un sistema di monitoraggio in tempo reale, unito alla capacità di incrociare diverse informazioni provenienti da altri flussi informativi, il Risparmiometro controlla numerosi strumenti di ogni singolo contribuente italiano, tra i quali:

  • Conti Correnti
  • Conti Deposito
  • Investimenti in azioni
  • Detenzione di obbligazioni
  • Prodotti finanziari in portafoglio

Il calcolo del ‘reddito potenziale’

L’algoritmo controlla i movimenti sui nostri conti correnti e gli investimenti, e li incrocia con i redditi dichiarati. Se sussiste una differenza considerata non marginale, allora scattano le eventuali indagini e i controlli fiscali. Sono monitorati tutti i nostri versamenti, i nostri prelievi, i bonifici, i movimenti e le transazioni destinati ad acquistare questo bene o quel servizio, ivi compresi acquisti di beni durevoli spesso legati a finanziamenti, quali auto, moto ma anche un viaggio, mobili, elettrodomestici, etc.

L’algoritmo, utilizzando i dati e le informazioni che determina da quel dato contribuente, ne calcola il reddito potenziale e lo confronta con quello che emerge dalle dichiarazioni. Utilizzando il database denominato “Superanagrafe”, il sistema riesce a confrontare questi due valori: se lo scarto è maggiore del 20% scattano i controlli e al correntista/contribuente spetterà l’onere della prova, ossia dovrà spiegare da dove proviene il denaro.

La soglia dei 5mila euro

Indipendentemente dalla congruenze delle operazioni, scattano degli allerta quando ci sono movimenti anomali sul conto. In genere la soglia è fissata a 5mila euro. Per esempio potrebbero scattare dei controlli se sul conto venissero versati più di 5mila euro in contanti. Oppure se si effettuasse un prelevamento in denaro di oltre 5mila euro. In questi casi al contribuente potrebbe venire chiesto conto della provenienza del denaro in caso di versamento o la destinazione del denaro in caso di prelevamento.

In caso di prelevamento in contanti di oltre 5mila euro, la banca è autorizzata a chiedere una dichiarazione scritta sulla finalità del denaro prelevato.